Martedì, 19 Luglio 2022 19:11

Te-li immagini, una polemica pretestuosa o finalmente un dibattito sulla cultura?

di  Tommaso Cotellessa

La polemica dei teli neri in Piazza Duomo per il Festival dei Cantieri dell’immaginario ormai imperversa in città, o almeno sui social.

Si levano le voci di chi si professa indignato e giungono le risposte di spiegazione di chi non ci vede nulla di male. Poi c’ è anche chi non ci vede nulla proprio a causa dei teli.

Una cosa è certa ognuno di noi con un amico o un familiare la sua l’ha provata a dire; d'altronde in questi casi succede un po’ come quando si ghiaccia la fontana luminosa o fai la foto o non sei nessuno così per polemiche come questa o dici la tua o sei fuori.

Partiamo con il dire che il posizionamento di questi teli ha sorpreso un po’ tutti ed era abbastanza prevedibile che accadesse, data la centralità e l’importanza che ha Piazza Duomo per l’intera città.

Diciamo anche che i Cantieri dell’immaginario sono un evento importante e di grande valore per la città, hanno rappresentato un moto di rivalsa e di rinascita negli anni successivi al terremoto, incarnando spesso quella ricostruzione immateriale di cui tanto si parla.

L’evento è mutato negli anni acquisendo successo e ospitando numerosi volti conosciuti ed è proprio qui il nocciolo della questione, già perchè il maestro De Amicis, direttore artistico dell’evento dal 2018, intervenendo all’interno della polemica ha messo in evidenza come operazioni identiche a quella attuata in piazza Duomo con i teli, se non più coercitive, vengano utilizzate per eventi che si svolgono in altre città, e qui sorge la domanda : vogliamo che i Cantieri dell’immaginario diventino un celebre festival al pari di altri grandi eventi? Anche correndo il rischio di perdere quell’intima vocazione volta a ricostruire quell’immaginario aquilano?

Ci tengo a precisare che la mia domanda non vuole essere un’esortazione alla chiusura o al provincialismo men che meno una rivalsa dovuta ad un miope campanilismo alla “noi semo noi”.

La domanda sorge dalla consapevolezza che dal modo in cui affrontiamo e pensiamo un evento come i Cantieri dell’immaginario può valere il modo con cui la città si approccia alla cultura e come la stimola.

Vogliamo una cultura aperta alla città, che parli a tutti, che sia di pubblico dominio e che si intrecci profondamente con il modo di vivere L’Aquila oppure ambiamo a una cultura fatta di festival prestigiosi come le altre città?

A parer mio questo festival, mantenendo il suo prestigio, deve essere un incrollabile sostegno alle istituzioni culturali, ma non solo a livello economico. Deve essere il trampolino di una continua necessità di fare cultura a tutti i livelli e per tutti i cittadini.

I cantieri dell’immaginario possono essere la punta di un iceberg che dietro di sé ha il patrimonio culturale di una città che non vive di festival ma si dà da fare 365 giorni l'anno dimostrando che con la cultura non solo si mangia ma si vive, si cresce e ci si ricostruisce.

Non so se renderci comuni sia la cosa giusta.

Non credo che i Cantieri dell’immaginario debbano diventare un festival comune, anche perchè qui ci sarebbe un’ultima parentesi da aprire: il festival viene finanziato ogni anno con i fondi pubblici Restart, circa 240 mila euro a fondo perduto, cosa che non accade per nessun altro festival in Italia, salvo qualche altro raro caso. Se vogliamo far diventare i Cantieri dell’immaginario un festival come gli altri allora è necessario trovare altri fondi per finanziarlo, altrimenti avremmo un festival per il quale vengono stanziati fondi pubblici a fondo perduto, per il quale è necessario pagare il biglietto, nel quale gli spettacoli vengono oscurati per i non paganti e per di più il tutto durerebbe fino a quando i rubinetti di Restart rimangono aperti per poi scomparire senza aver prodotto nulla.

In fondo però, a pensarci bene, questi teli una cosa buona la stanno facendo.

Ci stanno spingendo a raggiungere un grado di immaginazione di altissimo livello, mettendoci nella condizione di immaginare persino lo spettacolo.

Mi auguro che tutta questa immaginazione venga utilizzata per impostare un modo di fare di cultura innovativo e proficuo per la nostra città.

Ultima modifica il Mercoledì, 20 Luglio 2022 00:57

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