Il prossimo ottobre farà tappa all'Aquila lo StartUp Bus, un'iniziativa nata a San Francisco nel 2010 e diffusasi con successo anche in Europa (in Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Germania e, dallo scorso anno, anche in Italia).
Lo StartUp Bus è una delle più importanti competizioni al mondo tra startupper e consiste in un viaggio di tre giorni a bordo di un bus in cui 25 partecipanti (per lo più programmatori, designer e giovani imprenditori) devono trasformare le proprie idee in startup vincenti. Ad ogni tappa i "buspreneurs" si confrontano in selezioni e workshop, una "sfida" al termine della quale devono poi partorire un progetto di business vincente.
La finale della prima edizione italiana si è svolta a Roncade, nella sede di H-Farm, uno dei principali incubatori di imprese hi-tech del nostro Paese. Il vincitore dello scorso anno ha partecipato alle finali europee del Pioneers Festival di Vienna, tra i più importanti eventi di web e imprenditoria del mondo. Un appuntamento che mette insieme oltre 2.500 investitori, giovani imprese, addetti ai lavori, giornalisti e relatori di fama mondiale.
Il passaggio dello StartUp Bus all'Aquila è merito anche dell'associazione "L'Aquila che rinasce", fondata subito dopo il terremoto con l'obiettivo - spiega il presidente Salvatore Santangelo (giornalista, esperto di politica internazionale e direttore del Centro Studi della Fondazione Nuova Italia) - di "creare un humus sensibile ai temi dell'innovazione e delle start up" e di renderli uno dei perni attorno a cui far ruotare la ricostruzione economica e sociale della città.
Uno dei più importanti frutti del lavoro svolto finora dall'associazione è la firma di un protocollo di intesa con l'amministrazione comunale per dar vita a iniziative concrete per il sostegno alle politiche giovanili, all'economia creativa e al mondo dello startup.
In virtù dell'accordo siglato con il Comune, "L'Aquila che rinasce" sarà il soggetto che accompagnerà il percorso che condurrà alla costituzione di uno spazio di coworking, nuovo stile lavorativo basato sulla condivisione di risorse e del medesimo ambiente di lavoro, grazie al quale è possibile abbattere i costi fissi di gestione del classico ufficio. Un modo nuovo di concepire il lavoro, che sta portando con sé un vero e proprio cambiamento culturale, economico e sociale.
Il coworking sarà il primo tassello di un progetto più ambizioso, la costituzione di un incubatore sociale, una particolare tipologia di incubatore di impresa pensata per supportare lo startup di iniziative di imprenditorialità sociale mediante l'offerta di servizi di consulenza, attività formative e strumenti di conoscenza del territorio.
"La Apple" afferma Santangelo "ha reso noto che, negli ultimi anni, grazie alle startup sono stati creati, in Europa, più di 400mila nuovi posti di lavoro. L'Italia finora ha perso il treno dell'economia 2.0 per mancanza di figure e professionalità specifiche".
Non che nel nostro Paese manchino startup e incubatori. Il problema, semmai, è che sono troppo piccoli, con pochi capitali e soprattutto a corto di investimenti.
"Il proliferare di incubatori che c'è stato negli ultimi anni" spiega Santangelo "ha determinato un grande dispendio di energie e risorse". Problema aggravato anche dal tentativo di una politica ridotta ai minimi termini quanto a credibilità di mettere il cappello e di appropriarsi di un fenomeno divenuto anche molto cool e di moda.
Il modo per superare questa impasse, secondo Santangelo, "è quello di creare degli incubatori con una grande specializzazione, in grado di valorizzare le peculiarità di un territorio. Nel nostro caso queste sono l'agroalimentare, il biotech e l'impresa sociale".
Per poter uscire da una crisi che sembra non finire mai, bisogna infatti, oltre che sperare quasi messianicamente in una ripresa peraltro mai corrispondente alle aspettative dei cittadini e alle previsioni dei governi, lavorare sui paradigmi stessi dell'economia: "Molti economisti" spiega Santangelo "stanno rimettendo al centro del proprio discorso il tema del sociale, dei servizi alla persona e di quelli per la comunità. L'esperimento che vorremmo portare avanti va in questa direzione. Come non pensare infatti all'Aquila come a un grande laboratorio in cui, da un lato, approfondire e studiare i temi legati al sociale e, dall'altro, sperimentare una ricostruzione innovativa?".
Resta da capire se il nostro territorio è in grado di offrire un ecosistema adatto alla nascita di un incubatore con queste caratteristiche. Secondo Santangelo il terreno è più che mai fertile: "La cosa prioritaria è fare rete e in questo senso ci sono tante associazioni che stanno già lavorando insieme, c'è un grande fermento. Per quanto riguarda gli incubatori e le startup, tutte le realtà di successo hanno dimostrato di avere un ancoraggio molto forte con le università. Il nostro ateneo mantiene ancora molte punte di eccellenza e sicuramente costituirebbe un buon punto di partenza. Ma non bisogna dimenticare anche altri asset strategici, come il GSSI o il distretto biotech del farmaceutico".
"Il coworking che nascerà all'Aquila" continua Santangelo "sarà il primo spazio di coworking della nostra regione. Si chiamerà "Strange office": l''idea è dello startupper aquilano Riccardo Cicerone mentre la realizzazione è dell'associazione "Startup L'Aquila" presieduta da Stefano Divizia (lo spazio verrà inaugurato a fine agosto). Accando al coworking ci sarà anche un FabLab - laboratorio inserito nella rete globale di laboratori modellati sui principi del “MIT Fab Lab” sulla fabbricazione digitale (stampanti 3D) - animato dai ragazzi del "FabLab L'Aquila" guidati da Fabio de Bernardiniis".
E i finanziamenti? "Su questo stiamo lavorando. Abbiamo già l'appoggio di partner privati, altri dovranno essere trovati con un'opera di sensibilizzazione. Ma non dimentichiamo i fondi per il sociale stanziati nel post terremoto dal governo Berlusconi, i tre filoni costituiti dai fondi Carfagna, Giovanardi e Meloni. Sono più di 15 milioni di euro. Che fine hanno fatto? Una parte potrebbe essere destinata proprio all'incubatore".
Non perdere questi soldi sarà fondamentale. Il rischio di vederseli sfilaredal Governo Renzi è concreto: "A tutt'oggi non c'è chiarezza di dove si trovino queste risorse e con la paventata manovra da 24 miliardi c'è il pericolo che fondi così ingenti, che non sono stati impegnati e a fronte dei quali non esiste nemmeno una spinta progettuale da parte del Cratere, possano essere risucchiati dall'idrovora del Mef".
Secondo Santangelo, tuttavia, il problema dei capitali, per quanto importante, non è prioritario: "Bisogna lavorare per rendere i progetti credibili. Ma la capacità di fare rete e l'ecosistema contano di più. Si può partire anche con pochissimo. Oggi in tutto il mondo sta partendo un movimento di startupper lowcost, persone che mettono in primo piano l'inventiva, la tenacia e la creatività, perché se è vero che poche risorse possono bloccare la crescita è vero anche il contrario: una grande disponibilità di risorse può far affogare le imprese, così come succede a una pianta alla quale si dà troppa acqua".