A conclusione dell'edizione numero 720 della Perdonanza Celestiniana, il professor Walter Cavalieri ha deciso di lasciare il Comitato scientifico. Su 'Il Centro', stamane in edicola, le ragioni delle dimissioni. Vi proponiamo le parole di Cavalieri, come spunto di riflessione per le edizioni che verranno.
La mia sofferta decisione nasce dall'aver constatato l'impossibilità di restituire all'evento quel prestigio per il quale era stato chiesto anche il parere del qualificato comitato scientifico presieduto dal prof. Sabatini. Sappiamo tutti che trent'anni fa la celebrazione del Perdono Celestiniano fu rilanciata con la nobilissima e lungimirante finalità di risvegliare le potenzialità culturali ed economiche di una città che appariva già allora destinata al declino. E' tuttavia innegabile che col tempo la Perdonanza "moderna" è degradata al rango di semplice pretesto per l'organizzazione di un grande contenitore festaiolo-generalista, di una sorta di Estate Aquilana nella quale i motivi ludici ed estetico-spettacolari hanno finito per prevalere su quelli storico-spirituali, offuscandoli. Basti dire che il successo delle varie edizioni, costellate peraltro di scandali e sprechi di risorse pubbliche, è stato spesso misurato in base alla rinomanza delle varie star musicali esibitesi in concerti nell'ambito della manifestazione.
Le mie proposte all'interno del comitato organizzatore (condivise da pochi altri membri) sono state volte a correggere, con consistenti modifiche alla parte laica dell'evento, quella impostazione che qualcuno definisce simile a una grande sagra e che ha banalizzato il secolare rito del Perdono, peculiare eredità storica cittadina non comparabile con alcun'altra manifestazione analoga perché avente i rarissimi caratteri dell'unicità e dell'autenticità (il primo Giubileo della storia, l'unico annuale, attestato peraltro da una autentica Bolla ecclesiastica singolarmente detenuta dalla Municipalità).
Con leale spirito collaborativo, per l'edizione 2013 proposi fra l'altro che l'intera area di Collemaggio-Parco del Sole venisse considerata una zona di rispetto riservata alla devozione religiosa e all'esibizione di sola musica classica o sacra; che si ribadisse la cerimonia dell' invito ad unirsi al corteo rivolto all'arcivescovo sul sagrato di S.Massimo; che si rivedessero composizione e ruoli del cosiddetto corteo civile e che la Bolla venisse letta a Collemaggio da un chierico e non dal Sindaco. Tali proposte furono accettate e quella del 2013 fu definita ufficialmente una "Perdonanza di transizione" verso una nuova formula, più adeguata alla nostra Città, alle sue attuali condizioni e alle sue speranze di sviluppo.
Devo dare atto al sindaco Cialente, all'assessore Moroni e ai rappresentanti ecclesiastici di aver condiviso in quel momento l'avvio di un processo di revisione che si sarebbe dovuto compiere con una radicale "rivoluzione copernicana" nelle edizioni 2014 e seguenti.
In quella prospettiva, suggerii che sin dal settembre 2013 il Comune promuovesse nelle scuole aquilane di ogni ordine e grado una seria campagna di sensibilizzazione, sollecitando se possibile anche ricerche tematiche di approfondimento sulla fondazione della Città e sul significato e la rilevanza storica del Perdono Celestiniano, il che avrebbe per la prima volta informato e formato il grande pubblico giovanile sul significato delle celebrazioni. E' giusto ed auspicabile infatti che i giovani si divertano durante la settimana della Perdonanza, ma sarebbe anche bello che conoscano la natura e l'origine della manifestazione. Sempre nello spirito celestiniano, mi sarebbe piaciuto che nelle scuole si promuovessero gemellaggi o scambi culturali di ospitalità con altre città italiane ed europee di origine medievale.
Proposi che l'edizione 2014 avesse un motivo conduttore unico al quale si dovessero uniformare tutti gli eventi (spettacoli, incontri, dibattiti). Non escludevo inoltre l'introduzione di un pagamento simbolico per gli spettacoli maggiori, in modo che la sua fruizione fosse frutto di una scelta consapevole e non di un vagabondare casuale, spesso compiuto da persone non interessate agli eventi. Al contrario, senza che il Comitato organizzatore fosse convocato, fu emanato nel mese di marzo il bando di partecipazione prima che fossero state definite le linee guida (contenuti, tempistica e locations).
Proposi anche che in occasione della Perdonanza L'Aquila, d'intesa con la Farnesina, con l'ONU e con le varie Chiese, si offrisse come sede di dialogo e di trattativa fra parti in conflitto (purtroppo ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta!), assumendo un ruolo di rilevanza internazionale. Il valore celestiniano "portante" del Perdono, quale mezzo di pacificazione religiosa e mondana, strumento di misericordia, comprensione e rispetto reciproci, avrebbe potuto far nascere (perché no?) una sorta di "G8 della Pace all'Aquila" da declinare annualmente su scala mondiale.
Avrei auspicato inoltre che le frazioni cittadine e gli altri Comuni del "cratere" tornassero ad essere protagonisti sotto le insegne degli antichi Quarti Aquilani, restituendo così un senso di appartenenza al corrispondente Quarto Cittadino da parte degli antichi "castelli" che fondarono la Città dell’Aquila. Ricomporre i quattro Quarti dentro e fuori le mura della città-territorio avrebbe forse restituito riferimenti identitari a migliaia di cittadini che a cinque anni dal sisma vivono tuttora dispersi e sradicati. Avrebbe inoltre avviato un decentramento delle location anche al di fuori delle mura urbiche: l'ampia fascia fluviale dell'Aterno, Amiternum e Madonna Fore sono solo degli esempi.
Consigliai inoltre che nel cosiddetto corteo del 28 agosto l'astuccio della Bolla venisse recato, come si legge nei documenti storici, da "un servitore della Municipalità" a fianco del Sindaco e non da bizzarre e fantasiose figure come dame, damigelle e giovin signori, del tutto fuori luogo perché tutta la manifestazione non ruota, come altrove, intorno ad un simbolo, ma attorno a un documento autentico che ha contribuito peraltro alla fortuna economica dell'Aquila nei suoi due primi secoli di vita.
Proposi infine che una volta per tutte si depurasse il corteo dalle pletoriche rappresentanze degli enti locali, eccezion fatta per i Comuni la cui storia si interseca effettivamente con quella di Pietro Angelerio (Isernia, Sulmona, Perugia, Ferentino, Fumone, Anagni, Vieste e pochi altri).
Per introdurre questi ed altri significati correttivi ci sarebbe stato bisogno, non dico di un apposito assessorato come quello del Palio a Siena, ma almeno di una struttura comunale permanente che si occupasse dell'evento per l'intero anno anziché accumulare ritardi fino a meno di un mese dall'accadimento.
Bene, nessuna o quasi nessuna delle proposte presentate quest'anno da me e da altri componenti è stata accettata e neanche adeguatamente verbalizzata, poichè resistenze fortissime legate ai gusti prevalenti, a interessi consolidati e a preoccupazioni politiche hanno impedito quel salto di qualità culturale che era stato ben avviato e che avrebbe potuto aprire grosse prospettive anche di sviluppo economico, attirando significativi flussi di turismo ordinario e di turismo religioso non tanto per la spettacolarità, quanto piuttosto per l'altissimo e irripetibile valore storico e spirituale dell'evento aquilano. Purtroppo ogni proposta di revisione dell'effetto "falso-storico" è stata considerata da molti una manifestazione di snobismo culturale incapace di soddisfare gli umori popolari, nonché un attentato alla "tradizione", intendendo per tale quella consolidatasi negli ultimi trent'anni e non invece quella da rileggere in oltre sette secoli di storia. Atteggiamento decisamente inadeguato per una Città che pure ha avuto la temerarietà di candidarsi a capitale europea della cultura!
Un'ennesima occasione mancata? Spero sinceramente di sbagliarmi, anzi me lo auguro, ma il mio timore è che il persistere sull'attuale formula della Perdonanza allontani il sogno che si realizzi, anche sul piano immateriale, una ricostruzione migliorativa della Città.