Sabato, 18 Maggio 2013 02:45

Oggi e domani centinaia di donne da tutta Italia torneranno a L'Aquila

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Hanno risposto all'invito delle donne aquilane riunite nell'associazione Terre-Mutate. Tornano dopo due anni dalla prima chiamata che ha scritto una pagina importante dell'elaborazione collettiva delle donne e della solidarietà che lega tanti territori italiani alla nostra città. Come nel 2011, anche quest'anno l'appuntamento è pensato all'interno di “stanze” in cui le donne in maniera orizzontale si scambiano idee, buone pratiche, riflessioni e desideri.

Le stanze sono anche quelle della “Casa delle donne”, progetto fortemente voluto dalle donne aquilane. Un luogo che vogliono nel centro storico della città, che possa finalmente accogliere le associazioni e i servizi di donne per le donne che faticosamente resistono a L'Aquila, ma che sia anche un luogo “nuovo” di incontro e costruzione di relazioni e casa di tutte le donne “Terre-Mutate” d'Italia.

Tanti i temi su cui si confrontano in questi giorni le donne. Il desiderio e la bellezza, nuovi disegni di città che rispondano alle esigenze di genere, territori violati in cui le donne difendono l'ambiente, la salute e la vivibilità (molti gli esempi importanti in Italia come le donne di Taranto e di Vicenza), il presente e il futuro delle case delle donne e la violenza degli uomini sulle donne. Quest'ultimo tema assume oggi una grande importanza.

Solo dall'inizio del 2013 sono state 36 le donne uccise in Italia. Una ogni 3 giorni. Il femminicidio sta diventando una epidemia. Negli ultimi cinque anni le vittime sono state più di cinquemila. E il dato più grave è che il 70 per cento di quelle ammazzate nel 2012 aveva denunciato il proprio assassino per stalking, maltrattamenti o abusi.Ci si indigna per qualche giorno, si riempiono le pagine dei giornali e poi...non si fa nulla. Fino al prossimo omicidio. Eppure le esperienze virtuose e una consolidata rete di servizi nel nostro paese non mancano.

Sono in particolare i centri antiviolenza distribuiti in tutto il territorio nazionale aderenti alla rete Di.re., nati dall'esperienza del movimento femminista, fondati e gestiti da donne. Andrebbero sostenuti e adeguatamente finanziati, eppure in tante parti d'Italia rischiano di chiudere e troppo spesso lavorano in condizioni difficilissime. Anche la Regione Abruzzo ha una legge che li riconosce e tutela (la 31/2006) ma i finanziamenti sono insufficienti e discontinui e, anche a L'Aquila, il Centro Antiviolenza sopravvive solo grazie all'impegno volontario delle operatrici, senza una sede propria. L'Aquila e il suo centro antiviolenza hanno diritto anche a un'altra importante fonte di finanziamento voluta dalla legge 77/2009 che disciplina gli stanziamenti per il dopo sisma.

Questo pomeriggio all'interno della stanza denominata “Studio-biblioteca” che affronterà la tematica della violenza maschile sulle donne e domenica mattina nella “Sala da pranzo” dedicata al confronto tra le buone pratiche delle case delle donne verrà anche presentato il dossier di ActionAid “Dove sono finiti i soldi per le donne dell'Aquila?” pubblicato lo scorso 8 marzo che ricostruisce questa vicenda. Sarà un momento utile a ripercorrere insieme il destino di 3 milioni di euro stanziati dal Governo italiano per il ripristino e il rafforzamento dei centri e servizi antiviolenza del cratere sismico. Fondi che ancora non sono giunti a destinazione dopo numerose peripezie.

Oggi sono ancora nelle disponibilità della Regione Abruzzo e recentemente il Governatore Chiodi ha affermato di aver chiesto al Governo di tornare a gestire direttamente quei fondi, essendo cessata la gestione commissariale dell'emergenza. Queste parole fanno temere un ennesimo ritardo nella corretta e trasparente gestione di questi fondi. Le donne aquilane hanno fatto molto per rivendicare il loro diritto a ricostruire e potenziare i servizi antiviolenza del territorio. Troppo spesso però sono state lasciate sole.

Se si escludono le denunce delle assessore Pezzopane e Leone molto poco si è mosso a livello istituzionale per garantire che i fondi vengano correttamente utilizzati. Mentre le donne di tutta Italia giungono a L'Aquila unendo le loro voci alla richiesta della realizzazione della “Casa delle donne” è il momento di rivendicare come territorio colpito dal sisma questo diritto sancito, ormai, ben quattro anni fa. Prima che sia troppo tardi.

di Sara Vegni - Actionaid L'Aquila

Ultima modifica il Sabato, 18 Maggio 2013 14:56

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