Con la morte di Ray Manzarek il mondo perde uno dei più grandi interpreti di quella irripetibile stagione della musica che abbraccia il periodo tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta.
Una figura, quella di Manzarek, solo apparentemente relegata ad un ruolo di subordine rispetto alla colossale icona di Jim Morrison: in effetti il sodalizio artistico tra i due, con l'altrettanto sostanziale contributo di Robbie Krieger e John Densmore, è stato il classico esempio in cui la somma vale molto più degli addendi. Se è vero che la mitologia rock ha trovato nella figura di Morrison pane per i suoi denti, ponendolo su un piedistallo di splendida solitudine, chi ha conosciuto ed amato i Doors sa benissimo che la forza dirompente delle interpretazione del Re Lucertola ha sempre trovato il suo habitat naturale sull'ipnotico tappeto sonoro tessuto da Manzarek, che solo per pigrizia ci ostiniamo a relegare al ruolo di "tastierista". In effetti l'intera trama dei pezzi dei Doors si regge sui bassi del Fender Rhodes di Ray, che simultaneamente intesseva sugli alti i complessi fraseggi, tra il blues e un certo tipo di psichedelia, che hanno fatto del suono dei Doors un unicum irripetibile.
Il processo per cui una canzone diventava qualcosa di più passando dalle sue mani è descritto da par suo da Oliver Stone nel film sui Doors: Krieger porta tre accordi e un testo "alla Jim Morrison" in sala prove, Densmore appoggia un tempo di bossa nova e i quattro provano qualche minuto, ma manca qualcosa. Ray allora manda gli altri a farsi un giro sulla spiaggia di Venice e, quando questi tornano, dice: "Ho preparato questo!", e parte con una meravigliosa intro d'organo. E' nata Light my fire.
Oltre ad aver firmato molti successi dei Doors con Jim Morrison, Manzarek è anche stato la voce del gruppo nei due album che seguirono la morte dello storico frontman, e fino all'ultimo è stato coinvolto in una miriade di progetti che denotano un amore per la musica a tutto tondo, spaziando dal Carl Orff dei Carmina Burana a Echo & the Bunnymen a Skrillex.
Quella di Manzarek sarà stata forse, a suo modo, una vita all'ombra di un mito, ma è grazie al suo suono che il mondo ha potuto dare una sbirciata oltre le porte della percezione.
Roberto Capezzali