Mercoledì, 19 Giugno 2013 16:21

Accademia dell'Immagine: la sede è ancora bloccata anche se i soldi ci sono

di 

Nei giorni scorsi, Alessandro Palmerini ha vinto con Remo Ugolinelli il David di Donatello per il suono in presa diretta del film “Diaz”. La carriera del talento aquilano, che ha già ottenuto il Ciak d’Oro e il Nastro d’Argento, si sta rivelando davvero luminosa. E tutto è iniziato tra le stanze dell’Accademia dell’Immagine, una delle istituzioni culturali più importanti della città, almeno fino al sisma del 6 aprile.

Ne avevamo scritto qualche tempo fa, raccontando della sentenza del 14 marzo 2013 con cui il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso proposto da Giancarlo Iannucci, dipendente dell'Accademia in cassa integrazione dal 1 maggio 2009, che aveva chiesto l'annullamento della convenzione stipulata dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune dell'Aquila con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e con il Ministero per i beni e le attività culturali. Una sentenza che ha fatto parecchio discutere, nonostante sia solo al primo grado di giudizio.

La convenzione è stata firmata il 27 maggio del 2011, per "assicurare le prosecuzione dell'attività culturale e didattica già svolta dall'Accademia" attraverso l'apertura, in città, di una sede distaccata del Centro sperimentale di cinematografia. Le amministrazioni pubbliche si sono "obbligate ad assumere a proprio carico i costi dell'operazione, stimanti in non meno di 550mila euro". La Regione si è impegnata per un cifra di 300mila euro, la Provincia e il Comune per 25mila e il Ministero per 200mila euro.

I giudici hanno deciso, però, di annullare i provvedimenti e tre articoli della convenzione (art.6-7-9). Le amministrazioni, a leggere le motivazioni della sentenza, "hanno confuso la qualità di soci con il potere di disporre dei diritti dell’Accademia dell’Immagine" scegliendo "di finanziare l’attività concorrente della Scuola di Cinema". Il fatto che la Fondazione non abbia assunto oneri che garantissero gli interessi dell’Accademia o quelli occupazionali dei dipendenti (solo tre lavoratori sono stati riassorbiti dal Centro sperimentale, i restanti dieci sono in cassa integrazione dal 1 maggio 2009) a fronte dei notevoli contributi economici ricevuti e della dotazione della sede, renderebbe illegittimi gli atti perché contrari all’interesse pubblico che le amministrazioni, quali soci dell’Accademia dell’Immagine, sarebbero tenute a perseguire. In altre parole, "la lesione prospettata è che la stipula della convenzione implica necessariamente l'impossibilità per l'Accademia di tornare ad operare e riassorbire, così, i propri dipendenti. L'esistenza di tale nesso sembra indiscutibile, avendo la convenzione ad oggetto un'attività che può essere svolta da uno solo dei soggetti espressamente considerati negli atti".

Le amministrazioni pubbliche, insomma, sarebbero venute meno ai loro doveri istituzionali. Staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi gradi di giudizio. Certo è che la questione dell'Accademia dell'Immagine è assai spinosa. Dirompente, nella città che ha appena presentato il documento di candidatura a Capitale europea della cultura 2019.

L'Accademia era un'eccellenza locale, riconosciuta a livello nazionale. Tanto che la regione, con legge n.4 del 9 febbraio 2000, decise di partecipare, con un mutuo ventennale da 222mila euro l'anno, all'acquisto di una sede di 5000mq a Collemaggio. Valore: 6 milioni di euro.

I conti, però, non sono mai stati in ordine: si è iniziato con il mancato saldo di stipendi e contributi per i dipendenti. Sono mancati, inoltre, i finanziamenti regionali che hanno causato un’importante crisi di liquidità. La situazione, nel tempo, si è fatta sempre più preoccupante: nel 2009 i debiti dell'Accademia ammontavano a più di 1 milione e 200mila euro. Poi il terremoto che ha distrutto la sede, ad oggi ancora inagibile. L'attività si è così interrotta con i dipendenti collocati in cassa integrazione. La Carispaq, infatti, ha rifiutato di erogare un mutuo, già accordato il 2 di aprile del 2009, perché a garanzia c’era proprio il palazzo storico. I soldi sarebbero serviti a risanare i debiti.

L’Accademia, da allora, è scomparsa. Se vi state chiedendo perché i 550mila euro stanziati nel maggio 2011 per stipulare la convenzione istitutiva del Centro sperimentale di cinematografia non sono stati erogati all'Accademia, la risposta è presto detta: per permettere agli studenti di proseguire l'attività culturale e didattica. La somma, infatti, sarebbe stata subito pignorata dai creditori.

Ad oggi, non c’è un Consiglio di amministrazione in carica: sono mesi che si attende la nomina per sbloccare, quantomeno, le somme stanziate dal Decreto Abruzzo per il recupero dell’immobile storicodella sede. Ancora niente, però. E “la situazione rischia di diventare veramente assurda a causa dei ritardi della Giunta regionale”, ha denunciato in una nota Umberto Trasatti, segretario Cgil-L’Aquila. “E’ una vicenda questa che rischia di diventare assurda perché i soldi per la sede dell’Accademia dell’Immagine ci sono, 6 milioni di euro stanziati dal Cipe lo scorso dicembre dopo che il Comune dell’Aquila ne aveva fatto richiesta insieme al finanziamento (un milione) necessario alla riapertura del cinema Massimo”.

Tutto bene quindi? Non proprio, visto che “per avviare l’iter, predisporre il progetto e dare il via al cantiere è necessario confrontarsi con chi amministra l’Accademia dell’Immagine, il consiglio di amministrazione, che però è scaduto l’anno scorso e ancora non viene rinnovato a causa dell’inerzia della giunta regionale e dell’assessore De Fanis, un atteggiamento che di fatto blocca qualsiasi azione dell’ente. A questo proposito la Cgil provinciale ha inviato due richieste di convocazione (a novembre 2012 e febbraio 2013) agli enti che sostengono l’istituzione: Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila e Comune dell’Aquila. Ebbene: mentre il Comune e la Provincia hanno dato la loro disponibilità ad una riunione, la Regione Abruzzo non ha ritenuto di dover rispondere alla richiesta. Con la conseguenza di paralizzare la nomina del nuovo consiglio di amministrazione dell’ente, bloccare l’avvio della procedura per la sede e rimandare alle calende greche la soluzione del problema dei dieci dipendenti”.

“D’altra parte non è stato proprio il presidente Chiodi ad affermare che in questa città i soldi per la ricostruzione non vengono spesi?”, si chiede Trasatti. “Cominci a muoversi lui, convocando una riunione e facendo la sua parte nella nomina del nuovo consiglio di amministrazione che si dovrà occupare della sede e dei dipendenti dell’Accademia dell’Immagine”.

Un appello immediatamente rilanciato dalla senatrice e assessore comunale alle Politiche culturali, Stefania Pezzopane: “la Regione Abruzzo convochi immediatamente una riunione per nominare il CdA. È l’ultimo appello che rivolgiamo al presidente Chiodi e all’assessore De Fanis, colpevolmente immobili da tempo. Se non avremo una risposta a breve, sarà il Comune stesso a indire la riunione al posto della Regione, per trovare uno sbocco positivo ad una vicenda davvero paradossale che si trascina da tempo”.

“La Regione sta lasciando scivolare verso una morte certa un’istituzione culturale prestigiosa”, incalza Pezzopane, “che ha dato tanto alla città, dove si sono formati giovani talenti. Non capisco come mai la giunta regionale trova tempo e fondi per finanziare, giustamente, altre istituzioni culturali regionali, in situazioni al limite del fallimento, ma non alza un dito e abbandona a se stessa l’Accademia dell’Immagine, trattata da Cenerentola, con un atteggiamento vessatorio e discriminate”.

Staremo a vedere se, finalmente, la Giunta regionale riuscirà a convocare l'incontro per la nomina del Cda. Da troppo tempo si trascina, senza alcuna soluzione, la sorte dei sei dipendenti in cassa integrazione. Inoltre, c’è da tutelare il patrimonio immobiliare dell’Accademia, di grande prestigio per tutta la città. E’ importante nominare subito un Consiglio d’Amministrazione capace di predisporre un piano d’azione e di rilancio. Che non sarà affatto semplice: ci sono da saldare i debiti e c'è da riprendere l'attività culturale e didattica.

A quel punto, però, che fine farà il Centro sperimentale di cinematografia per cui sono stati spesi 550mila euro? Se dovesse essere confermata la sentenza di primo grado dei giudici del Tar, dobbiamo aspettarci la fine di questa esperienza con il serio rischio che l'Accademia non sia comunque in grado di far fronte ai debiti pregressi? L'Aquila perderebbe una grande ricchezza culturale. Ed altri posti di lavoro. Se, al contrario, i giudici di secondo grado dovessero ribaltare la sentenza di marzo e riconoscere la convenzione, come potranno convivere le due realtà? C'è un progetto organico di rilancio?

Ci vogliono risposte certe, se L'Aquila non vuole perdere le competenze e le esperienze acquisite negli anni. Sarebbe davvero un brutto segnale, per la città che si candida a Capitale europea della cultura 2019.

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Giugno 2013 16:49

Articoli correlati (da tag)

Chiudi