Mercoledì, 29 Aprile 2015 12:59

Casa delle donne: firmata convenzione, avvio dei lavori dopo l'estate

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'Casa delle Donne', finalmente le firme della Provincia, del Comune dell'Aquila e del Provveditorato alle Opere pubbliche sulla convenzione per la realizzazione di un centro poliedrico per lo svolgimento di iniziative per il contrasto delle situazioni di marginalità dovute alla violenza di genere e sui bambini.

A sei anni dal primo stanziamento dei fondi, 3milioni di euro, tuttora non utilizzati per la sciagurata decisione dell'allora commissario alla ricostruzione Gianni Chiodi che - nel novembre 2011 - dirottò 1milione e mezzo alla diocesi dell'Aquila e alle altre diocesi abruzzesi per una oscura operazione immobiare sventata dalla Corte dei Conti e l'altro milione e mezzo alla consigliera di parità della Regione, Letizia Marinelli, per la realizzazione di una 'casa-rifugio' per le donne vittime di violenza mai realizzata, la Legge di Stabilità 2014 ha 'riunito' le risorse perché fossero correttamente utilizzate.

Dunque, lo scorso 26 gennaio, l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione ha trasferito un milione e mezzo alla Provincia e, il 6 febbraio, anche la Regione ha deliberato il trasferimento dell'altro milione e mezzo. Così, stamane l'assessore provinciale ai Lavori pubblici Domenico Palumbo, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, e il provveditore alle Opere pubbliche Roberto Linetti hanno potuto sottoscrivere l'attesa convenzione.

Il provveditorato sarà stazione appaltante per la realizzazione della 'Casa delle Donne' che verrà realizzata nell'ex orfanotrofio del parco di Collemaggio, edificio che il Comune dell'Aquila ha messo a disposizione del progetto. "Non sono solito fare promesse", ha inteso sottolineare Roberto Linetti. "Considerata però l'importanza dell'argomento e il contenuto impegno economico, credo che si potrà arrivare alla redazione del progetto esecutivo entro l'estate, con inizio dei lavori già in autunno".

Soddisfatto il sindaco Massimo Cialente. "Abbiamo trovato la migliore sistemazione possibile, in un edificio di grande qualità, in uno dei posti più belli della città che vedrà presto il recupero completo del Parco del Sole. Siamo felicissimi che il provveditorato si sia reso disponibile, come per altre importanti opere pubbliche, a farsi soggetto attuatore", ha continuato Cialente. "Auspico che i tempi siano davvero brevi". Accanto a Cialente, l'assessora Emanuela Di Giovambattista. "Le donne dell'Aquila hanno combattuto come leonesse perché i loro diritti fossero riconosciuti. Come amministrazione, abbiamo tentato in ogni modo di sostenerle. Finalmente, la vicenda è stata definita: il lavoro, però, inizia adesso, con la progettazione che dovrà essere partecipata e condivisa". 

Condivisa con le donne che, da anni, stanno ragionando e progettando insieme un luogo che ha una importanza straordinaria per il tessuto sociale cittadino. "Una prima parte del percorso può dirsi conclusa", ha dichiarato Valentina Valleriani, responsabile legale dell'Associazione nazionale Donne Terre-Mutate che hanno saputo costruire una rete solidale con altre realtà femminili che lavorano dentro le associazioni, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nell’arte.

"Lavoriamo per realizzare, nelle nostre città, una 'Casa delle Donne' sul modello dell'esperienza della Casa internazionale, a Roma. Altre realtà sono sbocciate in questi anni, a Napoli, Lucca, Ravenna: qui a L'Aquila, però, il progetto sarebbe un unicum per come si è sviluppato, con la collaborazione di tante donne e realtà italiane, e per il luogo dove verrà realizzato, una città terremotata: intendiamo dare così il nostro contributo concreto alla rinasciata materiale dell'Aquila".

In realtà, l'idea era venuta già prima del sisma, per dare una casa a realtà importanti e attive sul territorio, il Centro Antiviolenza nato nel 2007 e che non ha mai avuto una sistemazione definitiva, la Biblioteca delle donne che anima la città da 35 anni. Poi, si è amplificata: "La 'Casa delle Donne' vedrà vivere la biblioteca, il Centro antiviolenza e altre esperienze che nasceranno per coltivare la cultura di genere, con una ottica femminile e femminista".

 

Appendice

La storia di un decreto controverso

A leggere il decreto 39 del 2009, era difficile capire a chi fossero destinati i 3milioni di euro stanziati: l’articolo 10, al comma 5, prevedeva infatti che per “favorire la ripresa delle attività dei centri di accoglienza, di ascolto e di aiuto delle donne e delle madri in situazioni di difficoltà, ivi comprese quelle derivanti dagli effetti degli eventi sismici, era autorizzata la spesa di 3 milioni di euro, per l’anno 2009, a sostegno degli oneri di ricostruzione o di restauro di immobili a tale scopo destinati”. Ci si riferiva genericamente a centri di accoglienza, ascolto e aiuto per donne e madri in difficoltà.

L’anno seguente, all’interno del "Piano Nazionale contro la violenza e lo stalking", approvato dal Governo nell’ottobre 2010, la questione viene chiarita: per i “Centri antiviolenza e servizi di assistenza, sostegno, protezione e reinserimento delle vittime”, prevede “il sostegno ai Comuni interessati da eventi sismici per la ripresa delle attività, la ricostruzione e il restauro degli immobili adibiti a fornire aiuto alle donne dell’Abruzzo”. E’ chiaro come i beneficiari dei fondi fossero i centri antiviolenza. Risorse assolutamente sufficienti a permettere di riavviare i servizi operativi prima del terremoto e, dunque, a raggiungere l’obiettivo inserito nel decreto 39, vale a dire quello di ricostruire e assicurare il ripristino delle attività preesistenti al terremoto. Se solo fossero stati erogati.

 

Vige lo stato di emergenza: i fondi prendono altre strade

L’8 novembre 2011 viene emanata l’ordinanza 3978 del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi: l’articolo 10 dirotta metà dei 3 milioni di euro “alla diocesi de L’Aquila e alle altre diocesi abruzzesi” mentre l’altra metà viene affidata alla consigliera di parità della Regione Abruzzo, Letizia Marinelli, che propone la realizzazione di una casa-rifugio per donne vittime di violenza e di un centro poliedrico per “persone che vivono in condizioni di disagio”. Progetti che non saranno mai realizzati.

Si legge all'articolo 10: “Il commissario delegato (Chiodi, ndr) provvede a realizzare un centro poliedrico per le donne… avvalendosi della consigliera di parità dell’Abruzzo come soggetto attuatore… nel limite massimo di 1,5 milioni di euro”. E il soggetto attuatore è responsabile della spesa. L’ordinanza fa riferimento specifico alla destinazione dei fondi per la ripresa delle attività di sostegno alle donne e madri in difficoltà, “con particolare riguardo alle situazioni di oppressione, violenza e discriminazione lesive della condizione femminile e in contrasto con i diritti umani fondamentali". Si esplicita che il Commissario delegato “provvede alla ristrutturazione di edifici colpiti dal sisma già utilizzati quali centri antiviolenza e di lotta all’emarginazione, nonché per la realizzazione di nuove strutture”. Il decreto 39, però, non prevedeva affatto la costruzione di nuovi edifici.

Non solo. L'ordinanza stabilisce che “agli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo, pari a 3 milioni di euro, si provvede a valere sulle risorse di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 39 del 2009, che verranno trasferite sulla contabilità speciale del Commissario delegato”, da cui si deduce che le risorse non sono ancora state trasferite. In effetti, al mese di marzo 2012, i fondi non risultavano ancora trasferiti dal Governo al Commissario delegato per la ricostruzione, il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi.

 

L’intervento del Commissario

Qualche mese dopo, il 14 agosto 2012, il presidente della Regione, nel rispetto dell’ordinanza governativa, emana il decreto n. 134 per versare i fondi all’Arcidiocesi de L’Aquila: in ballo c'è il progetto Samaria per la realizzazione di un centro antiviolenza e di aggregazione. L’azione del Presidente risponde a un’ordinanza governativa, in ragione della carica di Commissario delegato. Un corto circuito.

C’è da aspettare, però, il vaglio della Corte dei Conti. E la Corte dei conti, il 17 settembre 2012, blocca l’assegnazione dei fondi poiché il progetto prevede l’acquisto di un immobile situato a L’Aquila e il completamento di un immobile a Pescara - quindi fuori cratere - di proprietà della fondazione Abruzzo-Pescara. La spesa prevista per l’acquisto e il completamento di immobili è di circa 956mila euro, su un totale di 1,5 milioni di euro stanziati. Secondo la Corte dei Conti non solo questi costi ridurrebbero drasticamente le risorse destinate all’erogazione dei servizi, ma “l’acquisizione di un immobile di proprietà, ovvero la realizzazione di consistenti interventi di ristrutturazione, non può ritenersi coerente con la ratio sottesa al finanziamento pubblico.

Il progetto viene bocciato. Decade, così, l’intero decreto del Commissario Chiodi, anche l’assegnazione dei fondi alla Consigliera di Parità, che non ne poteva più disporre. L'assegnazione dei fondi - pari ad un milione e mezzo di euro - resta però a Letizia Marinelli, come si legge nel dossier - datato 15 settembre - che viene consegnato al ministero della Coesione quando termina la gestione del commissario Chiodi. A pagina 28: “Centro poliedrico per le donne, 1,5 milioni, soggetto attuatore: consigliera regionale di Parità”. Finché, pochi mesi fa, la senatrice Stefania Pezzopane non recupera i fondi nel maxiemendamento alla Legge di stabilità. Sbloccando una situazione oramai paradossale.

 

Un tentativo di scippo alle donne aquilane

Dunque, la decisione del Governo e della Regione di attribuire la metà dei fondi all’Arcidiocesi, di fatto, ha privato i centri antiviolenza già presenti sul territorio delle risorse necessarie per la ricostruzione e il riavvio delle attività così come previsto dal decreto 39/2009. L’ordinanza del Governo e il decreto regionale non hanno tenuto in alcun conto delle strutture esistenti nell’area del cratere, riconosciute all’interno del suo stesso database come centri e servizi antiviolenza. I fondi per la ricostruzione, se in principio dovevano servire alla ripresa di attività in essere, di fatto per i ritardi nell’erogazione e impropri tentativi di attribuzione, hanno rischiato di essere un ulteriore ostacolo alla ripresa e sostenibilità di servizi a favore della collettività. Resta, inoltre, l'inadempienza della consigliera alle pari opportunità, Letizia Marinelli, che in due anni non è riuscita a spendere i soldi che le erano stati affidati per le donne del cratere. Parliamo di un milione e mezzo di euro. Soldi affidati dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, con cui la consigliera aveva intrattenuto una relazione. Nulla di illegale, per carità.

 

Legge di stabilità 2014, i fondi vengono 'riuniti'

Alla fine di novembre 2014, con il voto di fiducia del Senato alla Legge di Stabilità, viene approvato un emendamento firmata da Stefania Pezzopane e Federica Chiavaroli che sblocca i fondi destinandoli alla Provincia dell'Aquila che, d'intesa con il Comune, dovrà realizzare la 'Casa delle Donne'. Stamane, la firma della Convenzione. 

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Aprile 2015 23:01

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