Entro il 2016, l’Università degli studi dell’Aquila potrebbe vedersi costretta a chiudere quattordici corsi di laurea. I nuovi requisiti di accreditamento contenuti in uno degli ultimi decreti attuativi della riforma Gelmini, firmato il 30 gennaio scorso dal ministro Profumo, prevede infatti che dall'anno accademico 2013/2014 ogni corso di laurea dovrà rispettare una serie di parametri per ottenere l'accreditamento ministeriale, senza il quale dovrà chiudere. Tra gli altri, quello relativo alla docenza che imporrà ad ogni corso un numero minimo di professori di ruolo. I numeri sono indicativi, certo, perché non possono tenere conto dell'articolazione di offerta e docenza per area disciplinare e settori didattici ma, ad oggi, quelli dell'Univaq sono impietosi: per 71 corsi di laurea, i professori in organico sono 568 a cospetto dei 712 che sarebbero necessari. Dunque, 14 corsi di laurea sono a rischio.
I dati riportati sono contenuti in uno studio curato da Il Sole 24 ore. “Si è andati avanti senza tener conto delle esigenze dell’Università", ha commentato Alfio Signorelli, direttore del Dipartimento Umanistico a NewsTown, "L’obiettivo dovrà essere la specializzazione in un campo di ricerca, per poter puntare sull’università di qualità e, così, attirare iscrizioni e aumentare il livello di offerta formativa.”
Questa è solo una delle tante questioni di cui si è discusso durante l’Assemblea di Dipartimento che si è tenuta mercoledi pomeriggio presso l'aula magna del Polo Umanistico. Una iniziativa indetta, autonomamente, dal rappresentante studentesco del Cad (consiglio amministrativo di dipartimento) di Lingue, Enzo Santilli “per evitare di assistere in diretta all’ennesima puntata di un reality show”, ha dichiarato.
Sono stati invitati i presidenti dei Cad dei corsi del Dipartimento: c'erano solo quelli di Lettere, Lingue, Filosofia e Beni Culturali. Al contrario, hanno partecipato tutti i rappresentanti degli studenti dei corsi di laurea e alcuni delegati al diritto allo studio. La nota dolente è che sono mancati i protagonisti di questa storia, gli studenti: in platea ce n'erano solo una cinquantina.
Si è parlato anche dei problemi che gli studenti vivono ogni giorno nella nuova sede del dipartimento di Scienze Umane in Via Nizza, inaugurata il 25 ottobre scorso: in particolare, della mancanza di un piano antincendio per i locali adibiti al deposito dei testi bibliotecari, delle infiltrazioni d'acqua in diversi piani dell'edificio, della persistente mancanza del materiale didattico (lavagne, proiettori, banchi, sedie), delle insormontabili - così si è detto - difficoltà di una pianificazione degli orari dei corsi che impedisca l’inesorabile sovrapposizione nelle aule, per non parlare dell’assenteismo forzato dei lettori - causato da kafkiani rinvii amministrativi per l’acquisizione delle nomine - e dell’impossibilità di poter rinnovare il corpo docente. Ha avuto la meglio l'avvincente gioco delle de-responsabilizzazioni.
Non ci sono soldi per acquistare le tende per permettere lezioni multimediali nelle aule? E anche se ci fossero, la legge vieta di inserire nel budget più di una determinata percentuale per l’acquisto di arredi? Non importa, acquisteremo “metri e metri di carta da imballaggio per tappezzare le immense vetrate senza finestre"!
In alcune zone filtra acqua dalle pareti? Non abbiate paura, aspetteremo che il solleone di agosto asciughi le perdite dovute alla rottura dello scaldabagno che ha preceduto l’inaugurazione!
Gli insegnanti pretendono di includere le lavagne nella loro didattica? Ben venga! Ditemi voi se è colpa nostra se “i muri non sono di cartongesso, ma lo sembrano”: per questo non possiamo appendere quelle che abbiamo comprato!
“Ma come funziona quest’ateneo? Sono esausto... Non so come andrà a finire!” esclama, in chiusura dell'incontro, il direttore di Dipartimento.
A chi dovrebbero rivolgersi gli studenti? Sono circa 5.000, ormai, i ragazzi che frequentano la nuova sede. Vengono invitati a porsi il problema del futuro dell’università, a non lasciarsi andare al flusso e a prendere in mano, insieme ai docenti, il destino dell’Ateneo. Ci sarebbe bisogno, però, di qualche risposta.
La causa principale della profonda crisi didattica, formativa e amministrativa dell'intero Dipartimento, si evince dalle parole sussurrate del professor Signorelli, sarebbe da attribuirsi a "qualche disguido al vertice”.
Le difficoltà riscontrate nell’attuazione delle nuove linee guida del sistema universitario italiano sono oggettive, l’atteggiamento approssimativo degli organi amministrativi dell’Univaq, e di chi li rappresenta, però, non fa altro che alimentare la confusione generale in cui si trova non solo il Polo Umanistico ma, complessivamente, l’intero Ateneo.
di Federica Adriani e Ilaria Grappasonno
studentesse università dell'Aquila