"Il turismo internazionale, in Italia, è in crescita: è stato in crescita negli anni della crisi, l'anno passato e, possiamo dirlo con assoluta certezza, lo sarà anche nei prossimi anni".
Parole di Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, intervenuto alla tavola rotonda voluta dal vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, per discutere del rilancio del progetto APE - Appennino Parco d'Europa.
A fare da scenario all'incontro, il Monastero di Santo Spirito d'Ocre. "Sul mercato internazionale del turismo, si affacciano paesi nuovi e con grandi possibilità economiche", ha sottolineato Franceschini. "Innanzitutto, la Cina: dieci anni fa, erano pochissimi i cinesi che si muovevano per turismo. In poco tempo, siamo arrivati a 100milioni di viaggiatori e, nei prossimi anni, arriveremo a 500milioni. E non c'è soltanto la Cina, ovviamente. Registrato che l'Italia è la prima meta desiderata dai nuovi viaggiatori, è chiaro che il turismo internazionale, nel nostro paese, crescerà in maniera esponenziale".
Dunque, è importante saper cogliere l'occasione, compiendo subito scelte strategiche determinanti: "La sfida fondamentale sarà diffondere i viaggiatori. In alcuni pezzi d'Italia, in particolare nelle capitali del turismo - Venezia, Firenze e Roma - registriamo un sovraffollamento, concentrato spesso in pezzi di centro storico; al contrario, in altre zone del paese - pur ricche di bellezze paesaggistiche e monumentali - non abbiamo un turismo diffuso. Per questo, è importante puntare sulla valorizzazione dell'intero territorio, dei suoi punti di forza. Non dimentichiamo che siamo il paese delle 100 città d'arte, dei borghi, del paesaggio: promuovere il sistema Italia vuol dire dare respiro all'idea di museo diffuso rendendo il turismo davvero sostenibile".
L'idea del ministro Franceschini è puntare sulla eccellenza, anche dentro i flussi del turismo internazionale: "La qualità non manca: arte, storia, enogastronomia, cultura, shopping, il museo diffuso italiano è competitivo in tutti i campi. E nel grande libro delle eccellenza italiane, una pagina importante sarà dedicata all'Appennino, naturalmente".
Appennino Parco d'Europa, idea nata vent'anni fa e poi lasciata morire dalle amministrazioni locali. "Una idea forse troppo avanzata, per l'epoca", ha ricordato Giovanni Lolli. "Ora, vogliamo rilanciarla, stimolati come siamo dall'accellerazione imposta alle nostre attività da Expo".
Qual è l'idea, condivisa con gli assessori al turismo di Lazio e Molise? "Arrivare ad un progetto unico di valorizzazione turistica dell'Appennino, con una strategia chiara che si declini in atti concreti, norme, finanziamenti e progetti. Sono anni che non viene implementata una politica turistica di respiro nazionale - ha inteso sottolineare Lolli, coordinatore degli assessori regionali alla Cultura e al Turismo - e, così, abbiamo perso quote di mercato, nonostante il marchio 'made in Italy' sia tra i più conosciuti al mondo".
In questo particolare momento storico, però, le condizioni sembrano finalmente mutate. "Per tre motivi, oltre all'aumento del volume delle richieste che arrivano dai paesi emergenti: il primo, abbiamo un ministro che crede nel turismo e ha capito che non si tratta di una politica a sé, anzi deve interfacciarsi con altri settori, la cultura in primis ma anche le politiche agricole e dei trasporti. Poi, c'è un atteggiamento diverso delle Regioni che, fino ad ora, si erano mosse per conto proprio. Infine l'Expo ci ha costretti ad accellerare il lavoro che stiamo facendo e ci pone dinanzi ad una sfida: sta cambiando la qualità della richiesta turistica, non ci sono quasi più viaggiatori mono-prodotto, piuttosto cresce la domanda di viaggi esperenziali. Insomma, è sempre più necessario immaginare modelli turistici capaci di offrire prodotti integrati".
Evidentemente, l'Appennino è un prodotto integrato capace di andare incontro a qualsiasi tipo di richiesta. "A patto che si ragioni dentro un disegno generale, unificante", ribadisce il vice presidente della Giunta regionale.
Quali sono le caratteristiche che rendono l'Appennino un prodotto unico, sul mercato del turismo internazionale? La conservazione e la biodiversità, innanzitutto: l'Appennino vanta 1milione e mezzo d'ettari di aree protette, 36 parchi regionali e 10 parchi nazionali. "Un patrimonio di inestimabile valore se i Parchi si immaginano, però, non in termini anglossasoni piuttosto come luoghi di vita e di attività. D'altra parte, 10milioni di persone vivono in Appennino". Non solo la biodiversità: la storia, gli innumerevoli luoghi della cultura, il patrimonio agricolo ed enogastronomico, le attività sportive, rendono il prodotto dell'Appennino Parco d'Europa assolutamente appetibile in termini di turismo esperenziale.
"Un progetto unificante necessita di un accordo quadro, tra Regioni e Governo", incalza Giovanni Lolli. "Un progetto che si basi sulle infrastrutture: immagino una ciclovia che colleghi l'intero Appennino, il recupero coerente di pezzi di ferrovia dimenticati, una rete sentieristica sul modello del lavoro già iniziato sul Gran Sasso, la valorizzazione dei cammini. A far da collante, una ospitalità diffusa di piccole dimensioni".
Lolli evidenzia, dunque, la necessità di un contratto di rete che permetterebbe la promozione del percorso condiviso, che aiuterebbe gli operatori del settore a concorrere per ottenere finanziamenti diretti dall'Europa, oltre che per la realizzazione del marchio collettivo, per i certificati di qualità, per il sistema di booking. "Il contratto di rete darebbe maggiore forza, inoltre, agli amministratori che si ritrovano ad affrontare il problema dei servizi, tagliati dai governi centrali con un'ottica sempre più legata alle dimensioni demografiche: un circolo vizioso, meno servizi infatti significano spopolamento delle aree interne. Un progetto di valorizzazione turistica potrebbe rendere ricchezza al paese e convincere, così, della necessità di trovare eccezioni al taglio lineare dei servizi nelle zone meno popolate. Vale lo stesso per i problemi legati al dissesto idrogeologico che affligge le aree appenniniche: se i servizi vengono meno, le aree si spopolano e, così, c'è anche minor cura del territorio".
L'incontro di Ocre è un appuntamento di lavoro, in vista della tavola rotonda già fissata per la mattina del 4 luglio, nella cornice di Expo, con presidenti e assessori delle regioni appenniniche d'Italia. Nel Monastero di Santo Spirito, è giunto anche il sociologo Aldo Bonomi che, al Padiglione Italia dell'Espozione universale, si occupa proprio dei rapporti con la dimensione territoriale, con particolare attenzione all'accompagnamento delle Regioni.
"Expo segna - senza dubbio - un forte momento di discontinuità", ha sottolineato stamane. "Almeno nell'aver provocato, in seno alle Regioni italiane, una riflessione utilissima sulla coscienza e sulla conoscenza dei luoghi. Expo sta avendo segnali forti, nel numero dei visitatori, nell'impatto che avrà sul pil e sulla promozione turistica del paese, e segnali ancora deboli, che debbono essere necessariamente amplificati. Per esempio, il distretto turistico del Gran Sasso che state sperimentando in Abruzzo piuttosto che lo sviluppo di un turismo sostenibile ed eco-compatibile, non sono ancora segnali forti, pur essendo perfettamente nei contenuti di Expo. Vale lo stesso per l'idea di museo diffuso, su cui sta lavorando il ministro Dario Franceschini. E' la sfida da cogliere: riuscire a rendere questi segnali forti e riconoscibili così da cambiare davvero il modo di guardare alle ricchezze del nostro paese".