La seconda serie di true detective sembra all'altezza della prima e non tradisce le aspettative.
Un episodio, il primo, quello andato in onda lunedì sera in Italia qualche ora dopo la domenica sera statunitense, che vale un film, dalla trama complessa, sfalsata in diversi piani temporali come nella prima stagione.
Sembra che la formula adottata per questa serie della HBO, meno puntate e stagioni antologiche (autoconcludentesi), renda gli autori più liberi di esprimersi, e realizzare un prodotto capace di distinguersi nell'abbonndanza seriale diffusa dei nostri tempi.
I tempi in cui milioni di persone nel globo guardano più o meno simultaneamente lo stesso testo. Un cambio di costume, e chissà antropologico, anche per noi italiani, adesso abituati ai sottotitoli e aggiornati in tempo reale con i gusti e i costumi degli Usa, "dominanti" si sarebbe detto.
Ma true detective è un prodotto di buona qualità che affonda la sua realizzazione in riferimenti cinematografici importanti.
Se la prima stagione era "oscura" la seconda prende colore e sterza leggermente verso David Lynch, come si può intuire già dalla magnifica sigla, vero prodotto nel prodotto, metalinguaggio dei nostri tempi.
La sceneggiatura è sempre firmata dal professore di origine italiane Nic Pizzolato mentre alla regia non c'è più Cary Fukunaga ma un gruppo di registi. Dietro la macchina da presa del primo episodio "The western book of death" c'era Justin Lin, quello di Fast and Forius, ma ci sarà spazio anche per William Friedkin de L'Esorcista
Anche la storia cambia radicalmente: dalla paludosa Louisiana si passa alla metropoli di Los Angeles. Dai profondi dialoghi dei due detective della prima serie, Martin Hart e Rustin Cohle, interpretati da Matthew McConaughey e Woody Harrelson si passa a Ray Velcoro e Frank Semyon, rispettivamente Colin Farrell e Vince Vaughn, il primo poliziotto tormentato e dai modi poco ortodossi, il secondo imprenditore legato al poliziotto, che viene dalla strada e dall'incerta moralità, immerso in un grosso affare che prevede la costruzione di una ferrovia che coinvolge altri imprenditori e le istituzioni.
Un giornale metterà il naso sullo stanziamento di soldi statali per Frank che avrà anche il problema di cercare il suo socio scomparso senza il quale un altro importante partner dell'affare non firma.
Verrà ritrovato senza vita da Paul, un altro poliziotto reduce di guerra che corre di notte lungo la Pacific Coast con la sua moto, anche senza fari, in cerca del suicidio.
Il motociclista lavora per lo sceriffo Ani Bezzerides che arriverà sulla scena insieme proprio a Ray Velcoro.