Fury road è un sorta di road movie distopico dal ritmo impressionante (quasi tutto girato in movimento) e pochissimi dialoghi, ma con scene d'azione di grossa potenza tecnica ed evocativa che tengono incollato lo spettatore allo schermo dall'inizio alla fine.
Trent'anni dopo insomma, torna la saga di Mad Max con questo reboot uscito in Italia il 14 maggio, stesso giorno in cui è stato presentato fuori concorso anche al Festival di Cannes.
Il regista è sempre lui, l'australiano George Miller che a 70 anni ha avuto la forza di superarsi, alzando l'asticella di quell'immaginario da lui stesso creato e poi ripreso e diffuso anche dal celebre anime giapponese "Ken Il Guerriero".
In tal senso Miller si riprende ciò che è suo portandoci in un futuro post apocalittico tutto olio, motori e meccanica che manderà in visibilio tutti gli amanti dello stile punk-mutoide con delle scene eccezionali di un valore tecnico e una potenza visiva (anche grazie all'ottima fotografia) tale che lo rendono forse il film di fantascienza degli ultimi dieci anni.
Tra le trovate migliori, da segnalare il convoglio musicale che dà il ritmo delle scorribande nel deserto con percussioni ed una chitarra elettrica dal groove decisamente metal, suonata da un chitarrista tenuto per una molla nella parte anteriore del camion. Semplicemente delizioso.
Un immaginario fantascientifico per molti versi filosoficamente alternativo a quello quasi extra corporeo, tutto neuroni ed internet del Neuromante di William Gibson, pietra miliare del Cyber punk.
Nel futuro primitivo di Miller la questione principale sono le risorse: acqua, benzina ma anche sangue e la vita stessa, trattata nel suo senso biopolitico appunto. Non a caso queste risorse vengono amministrate dal capo assoluto della "cittadella" (una sorta di capitale del mondo Milleriano), chiamato Immortal Joe , che dispone di spose, oggetti sessuali per la rirpoduzione.
In questo strambo universo si alterano assurdi personaggi, corpi freak e tecnologie incredibili quanto visivamente accattivanti mentre Miller accosta sincreticamanete nell'universo simbolico da lui creato, la mistica Kamikaze, quella vichinga che inneggia al Valhalla - che rimanda però piuttosto al terrorismo contemporaneo - con istanze emancipatrici di stampo femminista anti-patriarcale. Un miscuglio che comprende anche l'immagine alla Charlie's Angel dato alle ragazze-sposa che la guerriera della strada Furiosa (Charlize Theron) aiuta a fuggire. Un'attitudine alla giustapposizione che secondo lo stesso Miller, gli arriva direttamente dalla cultura australiana "a cui piace mettere ironicamente tutto sotto sopra". Un'indole che per certi versi rimanda a quella d'ispirazione Dickiana di Verhoeven in Total Recall del 1990.
In tutto ciò il Max di Fury road, non è neanche il classico protagonista un tempo interpretato da Mel Gibson, un eroe che voleva fare giustizia. Il suo personaggio ora è molto più oscuro e tormentato, senza speranza né sintesi possibili. Assomiglia in questo al Cavaliere oscuro di Nolan e forse non a caso è interpretato dallo stesso attore, Tom Hardy . Max, a cui interessa sopratutto sopravvivere anche se non si tira indietro quando si tratta di aiutare il più debole, non è neanche il vero protagonista della pellicola la cui eroina è sicuramente Furiosa.
Il film è stato girato in gran parte in Australia e nel deserto del Namib (Africa) dove la sua lavorazione è iniziata nel 2012 sforando il badget concesso, cosa che obbligò la Warner Bros ad inviare un dirigente per rimettere in carreggiata il progetto.
Il risutlato però sembra essere stato apprezzato da tutta la critica internazionale che sta promuovendo praticamente all'unisono il film che rimarrà, lo si può esser certi, il punto di riferimento per molti registi del genere per parecchi anni.