Sabato, 18 Luglio 2015 15:55

'Aquila Altera': il 30 luglio, la presentazione del nuovo lavoro. Intervista al maestro Antonio Pro

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"Laudi, Ballate, Saltarelli & Villanelle – Tradizione scritta e tradizione orale tra Medioevo e Rinascimento", in uscita per l’etichetta Tactus, è il titolo dell'ultimo lavoro dell'ensemble di musica antica Aquila Altera che sarà presentato nell’ambito di una conferenza il prossimo 30 luglio alle ore 11.00 presso il Palazzetto dei Nobili all’Aquila mentre il concerto si terrà lo stesso giorno alle ore 21.30 nell’ambito della prestigiosa manifestazione della Società dei Concerti “B. Barattelli”, presso l’Auditorium del Parco.

Raggiungiamo il Maestro Antonio Pro, docente presso il Liceo Musicale dell'Aquila, per capire com'è nato questo progetto e avere qualche anticipazione sui contenuti del disco.

Innanzitutto una domanda su di voi: siete cinque musicisti di provenienza geografica diversa; com'è nato il nome Aquila Altera e quando è iniziato il vostro percorso di lavoro insieme?

L'ensemble di musica antica Aquila Altera prende il nome da un madrigale di Jacopo da Bologna e nasce all’Aquila nel 1998. Dalla sua fondazione l’ensemble si è avvalso della partecipazione all’attività musicale e di ricerca di musicisti, cantanti e danzatori specializzati nel repertorio antico; collaborano stabilmente con l'ensemble Daniele Bernardini, Cristina Ternovec, e Gabriele Pro. Per questo progetto l’ensemble si è avvalso della collaborazione di Marco Cignitti, esperto di musica tradizionale e suonatore di zampogne, di Giordano Ceccotti viellista e ghirondista, di Piergiorgio Del Nunzio che ha collaborato in alcuni brani suonando l’organo positivo e della cantante Anna Bessi. Inoltre alcuni brani sono stati eseguiti con Le Cantrici di Euterpe, ensemble vocale con cui collaboriamo da molti anni.

Questa nuova produzione - come dice anche il titolo - è un mix di tradizione scritta e orale nella musica antica: cosa avete scoperto studiando questo accostamento di repertori?

Tradizione scritta e non scritta, come diceva il musicologo Nino Pirrotta, sono generalizzazioni, e la scrittura nasce per la necessità di trasmettere e conservare ciò che si tramanda oralmente, e questo rapporto si caratterizza e si concretizza quindi attraverso un continuo scambio in senso inverso. Pur distinguendo poi col tempo una musica colta scritta da una popolare orale, questi due poli, seppur in antinomia, non sono mai stati nettamente separati, ma l'uno si è sempre nutrito dell'altro. Il manoscritto era visto, nel Medioevo, come un mezzo per conservare il repertorio e la composizione era un processo che avveniva pianificato a mente attraverso strutture solidamente organizzate. La cultura musicale vede quindi oralità e scrittura interagire in differenti forme e solo a partire dal XVII secolo si acuisce la divisione tra queste due prassi e al contempo si identifica sempre di più la musica colta con la scrittura mentre la tradizione orale va identificandosi con la musica di estrazione popolare.

Gli strumenti che avete utilizzato raccontano anch'essi una storia. Dove sono prodotti, hanno una qualche particolarità? E' possibile vederli nei vostri concerti o in qualche mostra?

I nostri strumenti musicali sono realizzati da valenti liutai che attraverso lo studio dei trattati e delle fonti iconografiche ricostruiscono copie degli strumenti presenti in queste immagini. Quindi ognuno dei nostri strumenti è una copia di uno strumento presente in un affresco. Molto interessanti sono le zampogne che Marco Cignitti costruisce personalmente a seguito di un attento studio sulle zampogne laziali. Chiaramente nei nostri concerti utilizziamo gli strumenti adatti all’epoca e al repertorio eseguito e spesso sono oggetto di mostre organizzate dalla nostra associazione.

I brani presenti nel disco seguono un percorso ad anello, aperto e chiuso da due versioni dello stesso testo: Li Saracini adorano lo sole. Perché questa scelta?

La scelta di presentare lo stesso testo con due versioni musicali differenti esemplifica in parte l’idea che guida le scelte musicali del CD che vogliono mettere appunto in evidenza lo scambio continuo tra tradizione scritta e tradizione orale. La villanella appare per la prima volta, almeno per quanto riguarda il materiale a noi pervenuto, nella raccolta stampata a Parigi da A. Le Roy e R. Ballard nel 1565, forse già una ristampa di una precedente edizione. La versione risulta di autore anonimo e si collega, sia nella semplice struttura che nell'andamento musicale, alla forma della canzone popolare napoletana con la sua immediatezza melodica e la vivacità ritmica che vede le sue radici nella cultura di tradizione orale. Nella versione di Giulio Bonagiunta, che conclude il CD, tratta dal Secondo libro di canzone napolitane a tre voci del 1566, il linguaggio del testo diventa più colto (misto tra letterario e dialettale) così come si raffina anche la linea e la struttura musicale assumendo un aspetto di piacevole eleganza.

Avete già in agenda concerti per presentare questo lavoro? Quali sono i vostri prossimi appuntamenti in città e fuori regione?

L’ensemble ha molti impegni in programma relativi non solo alla promozione di questo lavoro che sarà prossimamente presentato a Roma e a Perugia ed i cui dettagli sono in via di definizione, quindi vi invitiamo a seguirci sulla pagina del nostro sito: www.aquilaaltera.it, su Facebook e Twitter per tutte le news.

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