Giovedì, 24 Settembre 2015 15:07

L'Aquila, “The Making of”: in mostra le foto di Berengo Gardin e Erwitt

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L’Aquila apre le porte all’arte contemporanea. Dal 25 settembre al 30 ottobre, Palazzo Fibbioni ospita la mostra "The making of L'Aquila - artisti al lavoro in tv".

Ad annunciarlo stamane in una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Fibbioni, sono stati i curatori della mostra Raffaele Simongini e Maria Paola Orlandini, alla presenza del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, dell’assessore con delega alla cultura, Betty Leone e del responsabile del Dipartimento generale Arte e Architettura contemporanea e Periferie Urbane del Mibact, Fabio De Chirico.

Gli aquilani avranno la possibilità di godere di opere di grandi artisti di fama mondiale: da Arnaldo Pomodoro, passando per Gianni Berengo Gardin e Elliott Erwitt sino ad arrivare ad Alberto Sughi e Carlo Accardi. Senza dimenticare talenti nostrani come Marcello Mariani e Licia Galizia.

La mostra d’arte - sostenuta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e dall'assessorato comunale alla Cultura - nata dall’omonima rubrica televisiva della trasmissione Rai, "ArtNews", si avvia a questa seconda edizione dopo il successo romano, a Corviale. In quella occasione è stata, per altro, premiata con la Medaglia di Rappresentazione del Presidente della Repubblica.

"Nella rubrica televisiva The making of - ha spiegato Maria Paola Orlandini, curatrice della mostra - avevamo chiamato prestigiosi artisti italiani a realizzare un’opera in esclusiva, che veniva creata, sotto lo sguardo delle telecamere, in alcun casi nell’atelier degli artisti e in altri nel nostro studio. Quando abbiamo finito ArtNews, ci siamo accorti di avere una galleria virtuale di opere”.

Da lì l’idea di una mostra che raccontasse non solo il prodotto ma anche il processo creativo che vi era alle spalle. La scelta dell’Aquila è poi venuta da sé: d'altronde come sottolinea Orlandini, L'aquila è il primo esempio di una città in divenire.

Le opere, rappresentano un percorso visivo ed uditivo che lascia spazio ai visitatori di immergersi completamente nella dimensione dell’artista. La scelta di una ambientazione poco illuminata, tra i teli bianchi di impalcature su cui si intrecciano filmati, materie e colori, ricrea uno spazio in cui la distanza con l'artista si accorcia notevolmente. Un luogo lontano dalle asettiche stanze dei musei, che ricrea una sorta di laboratorio dell'artista. Un modo per ricordare che dietro l’arte c’è, prima di tutto, un uomo ed un linguaggio.

"Questo format di esporre l’opera e raccontarne le fasi - ha detto Fabio De Chirico del Mibact - è esplicativo dell'idea di avvicinare il pubblico alle tecniche, molto più dello sguardo di un critico, che dà una sua visione della realtà. Anche perché spesso il pubblico ha paura di avvicinarsi a quella che è l’arte contemporanea".

Una paura che, spiega Raffaele Simongini, è del tutto insita in ciò che rappresenta l’arte contemporanea. "Nel Novecento - ha spiegato Simongini - l’arte entra nella vita, nella società e vi si confronta. La società è però sottoposta a divenire: è veloce, cambia, si trasforma. E’ per questo che ci sembra che l’arte sia di così difficile comprensione ma è nostra, è del nostro tempo. Il pluralismo dei linguaggi, delle tecniche, delle materie che non fa altro che riflettere il pluralismo che stiamo vivendo noi nel mondo. L'arte contemporanea è, dunque, l’esemplarità per capire anche il nostro tempo".

Simongini ha poi sottolineato come intorno all'arte possa crearsi e ricrearsi un'idea di comunità: dalla kantiana interpretazione del consentire, cioè del 'sentire insieme' potrebbe dunque rafforzarsi ciò che tiene insieme, da un punto di vista sociologico, questa città.

Sull’idea di ciò che sarà la nostra comunità tra qualche anno si è soffermato anche il sindaco Massimo Cialente. "Nel 2017 - ha asserito - la nostra città sarà rinata ma di cosa vivremo? A questo proposito, io credo che il nostro segreto sarà l’alta qualità della vita che nascerà dal rapporto con la natura e con la cultura, e questo che ci darà anche una tranquillità economica".

Presenti alla mostra anche molti ragazzi, allievi della docente di arte, Licia Galizia, che hanno potuto ammirare la mostra in anteprima. Educare all’arte, e in particolar modo alla complessità dell’arte contemporanea, potrebbe essere una marcia in più per il loro percorso umano, oltre che formativo. Ne abbiamo parlato con l’artista aquilano Marcello Mariani.

"Nella società odierna - ha detto l'artista a News-Town - sono pochi gli strumenti che questi ragazzi hanno per capire un’opera, soprattutto l’astratto che è molto complesso, ma non è mai troppo tardi e ci sono tante strade ancora da percorrere. In questo senso, un’iniziativa del genere può aiutare a guardare".

L'artista ha poi spiegato il suo difficile rapporto con la città. Un'opera che spicca nella mostra è infatti quella realizzata con frammenti di mattone e intonaco, prelevati dalla sua casa danneggiata.

"Io ho amato e amo questa città - aggiunge Mariani - però, dopo il sisma, tra noi è come se ci fosse stato un divorzio. Il giorno dopo il terremoto sono subito andato a raccogliere i detriti della casa e la terra del giardino; ho poi utilizzato la noce per il seppia ed il sambuco per il viola. Ho cercato, in questo modo, di reagire perché non avevo più nulla ed ogni cosa era distrutta. Ora sto cercando di riallacciare il rapporto con la città e la pittura in questo mi aiuta molto: tutte queste patine, questi muri, questi gialli sporchi, questi grigi su bianco. E' tutto un quadro che ho guardato per prendere, digerire e dare di più".

Ultima modifica il Giovedì, 24 Settembre 2015 15:56

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