Lunedì, 05 Agosto 2013 15:18

Polo elettronico, Lolli: "Non ci sarà alcuna fiera". Su Accord Phoenix verifica Invitalia

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E' soltanto un'indiscrezione giornalistica che, però, ha allarmato i lavoratori in cassa integrazione e mobilità dell’ex polo elettronico: a leggere alcuni quotidiani online, non sarebbe affatto tramontata l’idea di dar vita ad un centro fieristico nei locali ex Finmek. Anzi, si sono fatti anche nomi e cognomi: lo spazio verrebbe affidato dal Comune ad una cordata di imprenditori guidati da Augusto Iovenitti, tra i fondatori del Centro Servizi alle Imprese, per 'ripagarlo' dell’impegno assunto come presidente dell’Aquila Rugby.

Una voce immediatamente smentita dal presidente neroverde che ha specificato di aver semplicemente risposto al bando per la gestione del complesso, insieme a Luigi Palmerini: ha chiarito che, se dovesse aggiudicarsi la gara, la fiera verrebbe allestita in locali dello stabile non ancora ristrutturati. La Accord Phoenix infatti, pronta ad insediarsi nel polo, necessita di locali molto ampi. Non è chiaro, però, a quali spazi faccia riferimento Iovenitti. E’ certo che qualcosa non torna se è vero che stamane, in un incontro organizzato con i lavoratori dell'ex polo elettronico, Giovanni Lolli ha precisato che “le voci sono assolutamente prive di ogni fondamento".

"Ogni tanto si ripropone l’idea di realizzare una fiera - ha detto l’ex deputato - il sito, però, è industriale: per fare altro, in questi locali, c’è bisogno di un cambio di destinazione d’uso, votato dal Consiglio comunale. Voglio chiarire una volta per tutte che, almeno fino a quando ci saremo noi, non succederà mai. Come sapete, abbiamo indetto una gara per la gestione dell’ex polo elettronico: se qualcuno sta partecipando con la speranza che, in futuro, si potrà cambiare la destinazione d’uso, deve sapere che non la voteremo mai. Il sito rimarrà industriale”.

Rassicurati lavoratori e i sindacati, Giovanni Lolli ha poi voluto fare il punto sulla pratica Accord Phoenix: “Siamo già ad una fase di analisi avanzata da parte di Invitalia. Una premessa: vogliamo che i controlli siano il più possibile scrupolosi. Non abbiamo strumenti, infatti, per capire se il progetto avanzato dalla società sia economicamente sostenibile e praticabile. L’aria che tira in città, però, non mi piace affatto: sembra siano in molti a sperare che l’operazione sia una bufala. Al contrario, la mia speranza è che vada tutto per il verso giusto anche perché, al momento, non ci sarebbero alternative per salvare i posti di lavoro. Non vorrei che le sensazioni negative che si respirano siano strumentali a chi vorrebbe fare altro dell’ex polo elettronico. Come detto, non succederà mai”.

Non sappiamo, naturalmente, se ci sono imprenditori speranzosi che il progetto non si realizzi. E’ certo, però, che le preoccupazioni sono più che fondate: non è stato ancora presentato il piano industriale e, a leggere la visura della Accord Phoenix, come scritto in una inchiesta di NewsTown, le richieste di chiarimenti sono più che lecite. “Sarà Invitalia a darci delle risposte”, la replica di Lolli. “Nessuno di noi ha gli strumenti per valutare la serietà e la sostenibilità di un progetto così importante. C’è un ente pubblico pagato dallo Stato, e pagato di nuovo per l’occasione, che ha il compito di analizzare il progetto industriale, il piano finanziario, la credibilità dei soci e delle garanzie bancarie. Stiamo parlando di un'operazione da 50milioni. Ci vogliono delle garanzie precise. A quanto inizia a trapelare, le verifiche procedono bene e, per ora, non ci sarebbero motivi per dubitare del progetto. Speriamo sia così. Qualora fosse il contrario, sarebbe un bel guaio per tutta la città, non solo per i lavoratori del polo”.

Non ci sono dubbi: la valutazione economica spetta a Invitalia. Il Comune dell'Aquila, però, con l'Ufficio speciale per la ricostruzione di Paolo Aielli, fa parte del Comitato istituito per decidere come distribuire il 5% dei fondi Cipe destinati alle attività produttive. In altre parole, qualche verifica sulla Accord Phoenix immaginiamo sia stata fatta. Inoltre, il sindaco Cialente e l'assessore alle Attività produttive, Giancarlo Vicini, hanno avuto modo di visionare il Piano Industriale presentato dalla società alle parti sociali. Avranno analizzato, come noi, le visure dei soci della Accord Phoenix, che ha un capitale sociale di 10mila euro. Se è vero che la "Al One Investment Ltd", socio di minoranza, è iscritta al registro delle imprese inglesi dal giugno 2012 ed è di proprietà della "Fast Management Solutions Ltd", fondata nel febbraio 2011, abbiamo scoperto che anche il socio di maggioranza, la cipriota "Enertil Investments Ltd", è società nata nel febbraio 2011 e ha un capitale sociale di soli 3mila euro, di cui mille versati.

“E’ insorto, però, un altro problema”, ha confidato l’ex deputato. “Come ben sapete, poco meno della metà del polo appartiene ancora alla Finmek. La società è tecnicamente fallita. Per questo, non è più possibile la procedura che avevamo immaginato: tanti lavoratori riassorbiti da Accord Phoenix, tanti metri quadrati ceduti dalla Finmek. Ai fini legali, il curatore fallimentare può solo vendere. Non può neanche affittare i locali. Dunque, è necessario fare un’asta pubblica: conoscendo i tempi, e considerato che l’avvocato è del tribunale di Padova, se non affrettiamo i tempi la procedura potrebbe richiedere anche tre anni. C’è da accelerare le operazioni, il più possibile. Finmek parte da una base d’asta molto elevata, che fa riferimento alla cifra spesa al momento dell’acquisto. Naturalmente, si rendono conto anche loro che la proposta è fuori mercato: stabilito che chi compra l’area non può farci altro che industria, non credo arriveranno offerte. Accord Phoenix è disponibile a partecipare all’asta: la speranza è che si aggiudichi l’area senza particolari problemi”.

La questione che più preoccupa i lavoratori, in queste settimane, è però la proroga della cassa integrazione: “siamo ancora sospesi”, confessa Lolli, sconsolato. “Non sappiamo se la procedura di proroga, avanzata con qualche ritardo rispetto alla scadenza di ottobre, sarà accolta o meno. Come noto, i lavoratori sono stati prima licenziati e, poi, di nuovo assunti: hanno percepito 4 mesi di mobilità. Da allora, sono andati in cassa integrazione e non hanno visto più un soldo. Anzi, i colleghi di Sulmona hanno persino ricevuto una lettera dell’Inps che chiedeva indietro quanto percepito nei mesi di mobilità. Restiamo sospesi ed è paradossale: la proroga era stata promessa per la manifestazione di interesse di Accord Phoenix, che riuscimmo ad enfatizzare così da ottenere gli ammortizzatori sociali. Ora che l’interesse è divenuto un progetto concreto, non capiamo perché la cassa non venga concessa. Il motivo che accampano è burocratico: manca il documento formale di accettazione della proroga del Ministero o, in alternativa, del tribunale di Padova. Ed in effetti non c’è: è stata comunicata solo telefonicamente a Gino Mancini, capo personale della Finmek. A seguito di quella comunicazione però c’è stata una riunione al Ministero, alla presenza dell’allora Direttore generale, per formulare l’accordo di proroga. Come si fa a dire, ora, che manca il documento se c'è già stata la riunione? E’ davvero un paradosso. Purtroppo, e mi vergogno a dirlo, i Direttori generali in questi giorni sono in ferie. Quindi, c’è da aspettare per avere delle risposte. Che speriamo saranno comunque positive”.

Ultima modifica il Martedì, 06 Agosto 2013 17:30

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