Venerdì, 10 Giugno 2016 16:47

Effetto Jobs Act, Abruzzo peggio del Mezzogiorno: occupazione diminuita e reddito familiare basso

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Ad un anno dall'entrata in vigore del Jobs act, l'Abruzzo peggiora vistosamente in termini di persone occupate e presenta dati più negativi anche delle regioni del profondo Mezzogiorno.

I dati sull'occupazione elaborati dall'Istat e riferiti al primo trimestre del 2016 presentano un numero di occupati nella "regione verde d'Europa" pari a 481mila unità, con una diminuzione del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. Un numero in controtendenza rispetto al dato nazionale, che vede un calo dello 0,9% della disoccupazione negli ultimi dodici mesi. Il tasso di disoccupazione in Abruzzo è dello 12,7%, rispetto all'11,6% nel Paese, mentre la regione è la quindicesima (su diciannove più due province autonome) per quanto riguarda il reddito familiare netto.

Cifre e numeri piuttosto deludenti per il primo biennio dell'azione politica della giunta regionale presieduta da Luciano D'Alfonso. Il governatore aveva affermato che nel 2015, grazie al Jobs Act, sono stati creati in Abruzzo 7.600 posti di lavoro. Numeri contestati dall'opposizione a sinistra fuori dal Consiglio regionale: "Non sappiamo dove D'Alfonso reperisca i dati per la sua propaganda – avevano sottolineato un paio di mesi fa Maurizio Acerbo e Marco Fars di Rifondazione Comunista – noi ci fidiamo di più di quelli di istituti ufficiali e leggendo questi si nota una realtà molto diversa dalla narrazione d'alfonsiana".

L'Istat, infatti, ha registrato nel terzo trimestre del 2015 4mila occupati in meno in Abruzzo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nello stesso periodo, era cresciuto anche il numero complessivo di disoccupati e inattivi, cioè persone che, ormai sfiduciate, hanno addirittura smesso di cercare lavoro. Tendenze negative confermate in questo primo atteso trimestre del 2016.

A livello nazionale, al netto degli effetti stagionali, il totale degli occupati è di 22milioni 558mila persone, in leggero aumento rispetto al trimestre precedente (+0,1%). Nel primo trimestre 2016, invece, sono 242mila gli occupati in più su base annua. Insomma i miglioramenti del Jobs Act, tanto attesi, ancora non arrivano e, in Abruzzo, si trasformano persino in peggioramenti - in termini quantitativi - dell'occupazione lavorativa.

Inoltre, le esigue percentuali migliorative di cui sentiamo parlare da anni - su prodotto interno lordo, occupazione, etc. - quasi mai corrispondono a denaro e lavoro destinato alle fasce sociali economicamente più basse della popolazione.

A spiegarlo è anche l'economista Giuseppe Mauro: "La persistenza e l'intensità della crisi, forse la più grave dal dopoguerra ad oggi, non solo ha costretto numerose imprese a cessare l'attività oppure a conseguire risultati economici negativi - scrive Mauro su Il Centro - non solo ha riportato il Pil e il potere d'acquisto dei cittadini abruzzesi ai valori esistenti nei primi anni duemila, ma soprattutto ha prodotto tre effetti decisamente negativi, che possono intaccare il futuro economico e sociale della regione".

"Il primo riguarda il fenomeno delle disuguaglianze sociali - prosegue l'economista - un'economia che non cresce tende ad accentuare le differenze tra ricchi e poveri e, come avverte l'Istat, a impedire che i giovani provenienti da famiglie meno agiate possano raggiungere posizioni sociali più elevate. La crisi, infatti, ha fatto crescere il numero degli individui che vivono in condizioni di povertà relativa, relegando l'Abruzzo al 15° posto (su 19 e due province autonome, ndr) fra le regioni italiane per quanto riguarda il reddito familiare netto". 

Ultima modifica il Venerdì, 10 Giugno 2016 18:02

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