Continua lo stato di agitazione dei lavoratori del cementificio di Cagnano Amiterno. L’incertezza intorno all’operazione di trasferimento di ramo d’azienda Sacci spa, tra i principali operatori del settore cemento in Italia, e Cementir, sta, infatti, tenendo con il fiato sospeso oltre 400 lavoratori del settore in tutta Italia. Duecento soltanto nel sito di Cagnano Amiterno –tra cementificio e indotto- uno dei cinque interessati dall’operazione di vendita da 125 milioni di euro. Per sollecitare tutti i soggetti coinvolti a trovare una soluzione tempestiva, questo pomeriggio, mentre nelle sale del Palazzo dell’emiciclo si stava svolgendo la riunione del Consiglio Regionale, una delegazione di una cinquantina di lavoratori ha dato vita ad un presidio di protesta.
I tempi, infatti, sono strettissimi. Nonostante l’offerta di acquisto da parte di Cementir abbia validità fino al 30 settembre, la società potrebbe ritirare la proposta se il rinnovo della concessione dell’utilizzo della cava di inerti, "Aterno" (quella di Cagnano) non dovesse arrivare entro il 25 luglio, data di scadenza della licenza. Ad impedire la proroga della concessione entro i tempi, potrebbe essere la direttiva europea Bolkestein, che, a tutela della concorrenza di mercato, stabilisce che le concessioni demaniali (e tra queste rientrano anche quelle minerarie) siano assegnate mediante gara pubblica. E proprio a causa dei dubbi sollevati da alcuni dirigenti regionale, secondo cui il rinnovo diretto non sarebbe in linea con tale direttiva comunitaria, fino ad ora la Regione non ha proceduto al rinnovo della concessione mineraria. Ciò, nonostante il parere favorevole VIA sia arrivato nel dicembre 2013 e il Comune di Cagnano abbia risolto, lo scorso anno, tutte le attività amministrative propedeutiche al rinnovo.
“Indicendo una gara pubblica per il rinnovo della concessione si andrebbe ben oltre la data utile del 25 luglio – afferma il segretario della Cgil Umberto Trasatti presente insieme ai lavoratori al presidio fuori alla Regione- Si sono fatti tutti i passaggi preliminari. Secondo noi ci sono tutte le condizioni perché questo avvenga rispettando le leggi, ci aspettiamo che la giunta venga con gli atti sottoscritti anche dai dirigenti coinvolti. Chiediamo, inoltre, che ogni soggetto in campo si assuma la piena responsabilità di atti che secondo noi sono assolutamente legittimi e che vanno compiuti nelle prossime ore per salvare i 200 posti di lavoro a rischio. L’alternativa è un dramma occupazionale e sociale per l’intero territorio cosa che non ci possiamo permettere. ” .
A rispondere ai lavoratori in presidio, è stato il Vice Presidente della regione Giovanni Lolli " Perché possa essere avviata la procedura che rinnovi la concessione e che estenda l’area entro cui si può cavare, essendo quella attuale esaurita è necessaria una delibera di giunta e che anche i dirigenti del settore firmino la proroga - ha affermato- Questi due atti l'azienda Sacci li sta chiedendo alla Regione da sei anni. Mi assumo la responsabilità politica del ritardo per il periodo di tempo di mia competenza, anche se non dipende solo da me".
Relativamente all'applicazione della direttiva Bolkestein, Lolli ha infine auspicato " un’interpretazione che favorisca l’accordo Sacci - Cementir. In questi giorni si sono susseguiti incontri con i sindacati e frequenti contatti da parte mia e del Presidente D'alfonso, con il titolare dott. Federici, con l’acquirente Cementir e con l’avvocato che è coinvolto nella procedura fallimentare in corso. Ed è con loro che abbiamo provato a vedere se c’è un’altra strada alternativa all'indizione di un bando pubblico".
Nonostante il confronto con il vice presidente della giunta regionale Lolli, tra i lavoratori c'è grande preoccupazione. " C’è bisogno che vengano compiuti gli atti necessari nelle prossime 48, 72 ore -ha commentato Trasatti- Fino ad allora permane lo stato di mobiilitazione, di assemblea permanente dei lavoratori".