“Da una verifica effettuata presso le cinque Casse Edili abruzzesi emerge che sarebbero 885 lavoratori ai quali si preclude la possibilità di accedere all’Ape sociale”.
A denunciarlo, in una nota congiunta, sono Gianni Panza, Lucio Girinelli e Silvio Amicucci, segretari regionali, rispettivamente, di Fineal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil.
“Alle già note difficoltà dei lavoratori edili” si legge nel comunicato “dettate dalla vigente normativa, che richiede di dimostrare 6 anni di contributi pieni negli ultimi 7 anni di lavoro, un requisito che trancia l’accesso alla maggioranza dei lavoratori edili (intanto perché è un lavoro discontinuo per sua natura, non facilitato da questi anni di durissima crisi che ha coinvolto in modo particolarmente cruento il settore delle costruzioni) si aggiunge la recente circolare dell’Inps n.99/2017, che richiede ai lavoratori soggetti a lavori gravosi di presentare le dichiarazioni dei datori di lavoro per ciascun periodo di lavoro”.
“Tutto ciò” prosegue la nota “viene effettuato con una leggerezza e una superficialità come se non fosse cosa nota che in questi anni crisi sono sparite il 40% delle ditte edili, mentre questi dati sono già in possesso della stessa Inps poiché le ditte edili devono versare il 4,7% in più di contributi per la cassa integrazione a copertura proprio del lavoro discontinuo, che è la caratteristica del settore”.
“Avendo l’Inps tutto quel che serve” affermano i sindacati “perché chiede una certificazione che il lavoratore dovrebbe fare miracoli per produrre, mentre invece è già in possesso dello stesso istituto previdenziale? Inoltre non si era stabilito il divieto di chiedere alle persone documenti già in possesso di altre pubbliche amministrazioni? Figuriamoci se sono già in possesso dello stesso ente”.
“Alla luce, purtroppo, di altri piccoli ma assolutamente dirimenti inconvenienti” si legge ancora “viene invece ormai più di un sospetto: ovvero la scelta è di impedire l’accesso dei lavoratori edili all’Ape sociale”.
“E perché ci sentiamo di denunciare questo?” continua ancora la nota “Ammesso che vi sia la classica mosca bianca che riesce a dimostrare di essere un lavoratore precoce, di avere le attestazioni da parte i datori di lavoro, di avere i contributi pieni per 6 anni spalmati negli ultimi sette anni di lavoro, questo lavoratore si reca presso un Patronato per fare l’accesso e accade che sul menu a tendina dove va indicato il contratto collettivo nazionale di lavoro si trova un altro ostacolo perché non compare il contratto edilizia”.
“A questo si aggiungono le notizie del notevole successo dell’Ape Sociale” osservano i sindacati “poiché le domande che stanno pervenendo sono di molto superiori alle coperture economiche disposte, tanto che la dirigenza dell’ente sta facendo filtrare l’ipotesi di fare delle graduatorie. Un'altra soluzione aberrante che andrebbe a snaturare gli scopi della norma".
“In conclusione” si legge ancora “di solito si dice che tre indizi fanno una prova, in questo caso gli indizi ne sono veramente parecchi, ma scegliere deliberatamente di non far accedere specifiche categorie di lavoratori attraverso défaillance che apparirebbero come un pressapochismo dilettantesco significa calpestare la Costituzione Italiana. Farlo escludendo le categorie i lavoratori più provate dal lavoro stesso e dai difficili anni che stiamo vivendo significa che stiamo superando ogni limite di comprensione. Per questo si ritiene doveroso trovare in queste ore soluzioni realmente praticabili, non solo attraverso i dati già in possesso dall’Inps (ma anche incrociandoli con quelli in possesso dalle Casse edili) e trattare i lavoratori edili e le lavoratrici e lavoratori discontinui, tutti, garantendo loro eguali principi e la stessa accessibilità alla norma”.
“Si ritiene altresì doveroso” concludono i sindacati “che il governo adotti misure affinché si trovino le necessarie coperture economiche, poiché parliamo della carne viva, ovvero di quelli che generano Pil e carburante per far camminare questo Paese”.