Un bilancio "aleatorio e inaffidabile"; così, la Sezione regionale della Corte dei Conti ha giudicato il bilancio di previsione di Regione Abruzzo del 2016, con riflessi, ovviamente, sul documento di programmazione economica dell'anno successivo, approvato nel gennaio scorso. La Corte ha denunciato una "perdurante situazione di grave irregolarità contabile", conseguenza della mancata rendicontazione dei bilanci a valere sugli anni precedenti, ferma al 31 dicembre 2013.
Una situazione che si trascina da tempo, insomma, che viene da lontano, dalla giunta di centrodestra guidata da Gianni Chiodi, cui l'esecutivo di centrosinistra non riesce ancora a mettere una pezza. "Il mese di luglio non sarà neutro, il mese d'agosto sarà molto efficace", ha assicurato il governatore Luciano D'Alfonso, accennando all'attesa chiusura della difficile partita del riaccertamento contabile. "Mi aspetto la conclusione di un lavoro che andava fatto negli anni passati - ha aggiunto, lanciando una stoccata alla passata Giunta regionale - e che noi, così, ci siamo trovati costretti a mettere in campo velocemente. La Corte dei Conti ha ragione, ma ha ragione anche l'attuale Regione Abruzzo".
Approntare il riaccertamento contabile significherebbe approvare il prossimo bilancio con numeri certi; fino ad oggi, infatti, i documenti di programmazione economica sono stati approntati "in una situazione contabile presunta - l'affondo della Corte dei Conti, nella sua relazione - mai aggiornata nonostante i ripetuti inviti e solleciti sia dell’organo di revisione che di questa sezione, basata su avanzi presunti e mai assestati". D'Alfonso ha ribadito, però, ciò che aveva già sostenuto innanzi ai magistrali contabili il 13 luglio scorso, in adunanza: non si possono tagliare i servizi essenziali ai cittadini in nome del rigore economico: "Faccio riferimento a due sentenze della Corte Costituzionale", ha chiarito; "una, parla dell'obbligo d'allineamento dei documenti contabili, ed è la necessità della correttezza e correntezza delle analisi contabili, delle rendicontazioni; l'altra, stabilisce che i diritti fondamentali dei cittadini non possono essere soppressi. Mi voglio muovere attraverso questi due pilastri pienamente rispettati: voglio la correttezza dei documenti contabili e la loro correntezza, ma voglio anche rispettare la domanda di diritti fondamentali del popolo abruzzese. C'è una via maestra: se avessimo avuto una tradizione amministrativa di coltivazione della correttezza contabile, non ci saremmo trovati in questa difficoltà. Noi, la impianteremo".
Dunque, il Presidente della Giunta regionale ha annunciato che, in giornata, sarà dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, "cui chiederò risorse per l'Abruzzo e flessibilità".
Abruzzo: bilancio segnato da inadempimenti contabili
Febbraio 2017; la Giunta regionale approva il riaccertamento dei residui 2014 e la proposta di legge sul rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2014, "che registra una diminuzione del disavanzo di amministrazione di quasi 50 milioni di euro rispetto all'anno precedente", spiega l'assessore al bilancio Silvio Paolucci. "Il dato accertato si attesta a 721 milioni di euro, a fronte dei 770 evidenziati nel rendiconto 2013, licenziato poche ore prima dalla Commissione Bilancio del Consiglio regionale. "Proseguiamo il percorso, avviato fin dal nostro insediamento, per il riallineamento dei documenti contabili al ciclo di bilancio - così parla Paolucci - qualificando meglio le diverse poste e verificando la presenza di eventuali vincoli. Un processo che ci consente di programmare meglio, e sulla base di risorse certe, l'attività del governo regionale, anche perché sui residui 2014 è stato condotto un lavoro approfondito e di qualità".
Se non fosse che la Corte Costituzionale - con sentenza 89 del 27 aprile scorso - ha bocciato il rendiconto 2013, l'accertamento degli incassi e delle spese dell'Ente per intenderci, e giudicato incostituzionale diverse leggi regionali, approvate per tentare di salvare il salvabile; una sentenza che è stata tenuta chiusa nei cassetti.
La suprema Corte coglie i rilievi già evidenziati dalla Corte dei Conti che, nel luglio 2015, aveva prodotto una lista di contestazioni da far tremare i polsi: in sostanza, la mancata conclusione del procedimento di riaccertamento dei residui al 31 dicembre 2013; il mancato riallineamento del ciclo di bilancio ad una tempistica conforme a normativa; il mancato utilizzo dell’istituto di assestamento di bilancio per il 2013, 2014 e per il 2015; il mancato riaccertamento dei residui per il 2013 e per il 2014; la mancata definizione del saldo netto da finanziare e del disavanzo effettivo di gestione; la mancata iscrizione nel bilancio di previsione 2015 del disavanzo effettivo di gestione, risultante da procedure certe e definitive; altre violazioni concernenti il riaccertamento straordinario al 31 dicembre 2014 e I’approvazione del rendiconto dell’esercizio 2014.
Riunita in Camera di Consiglio il 17 luglio 2015, la Corte dei Conti aveva accertato il perseverare di Regione Abruzzo in importanti inadempimenti contabili, rimettendo la valutazione in merito alla gravità delle violazioni al Governo e al Presidente della Repubblica, secondo lo schema dell’articolo 126 della Costituzione e delle sentenze della Corte costituzionale. E cosa prevede l'articolo 126? "Con decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge”. La Corte dei Conti, insomma, aveva chiesto al Governo di valutare la possibilità di sciogliere il consiglio regionale d'Abruzzo.
Un anno e mezzo dopo, ecco la 'mazzata' della Corte Costituzionale; e si tratta soltanto del rendiconto 2013, che andrà rifatto daccapo, in attesa di quelli del 2014, 2015 e 2016.
In sostanza, la Corte Costituzionale ha sottolineato come le norme impugnate compongano "un mosaico finanziario che produce, contestualmente, un allargamento della spesa consentita e una alterazione del risultato finanziario caratterizzante, allo stato, la Regione Abruzzo"; come a dire che c'è stato un uso piuttosto disinvolto delle economie vincolate per tentare di mettere una 'pezza' ai conti che, in realtà, oltre a sballare il rendiconto 2013 stanno producendo altri buchi di bilancio.
Per essere più chiari: dal conto per l’esercizio 2013 emergerebbe, come illustrato nel corso del giudizio di parificazione, un disavanzo d’amministrazione pari a 538.201.471,80 euro, risultante dal saldo tra fondo cassa (+372.586.542,75 euro), residui attivi (+2.189.508.684,93 euro), residui passivi (-1.377.808.708,02 euro) e somme vincolate da reiscrivere in competenza (-1.722.487.991,46 euro); al contrario, si applicassero correttamente le norme - come imposto dalla sentenza della Corte Costituzionale - il disavanzo avrebbe un incremento variabile tra 62 e 174 milioni.
Un disavanzo monstre che, nei prossimi anni, dovrà essere necessariamente ripianato.
Tra l'altro, è chiaro che - stante i fatti - gli esercizi finanziari dal 2014 ad oggi si basino su un 'avanzo' d'amministrazione presunto, non essendo stati approvati i rendiconti degli anni precedenti che, essendo presunti, non possono essere apposti nei capitoli dedicati.