Martedì, 21 Novembre 2017 02:35

L'Aquila: nei cantieri della ricostruzione si lavora in nero e metà della manodopera viene da fuori. La denuncia della Cgil che, con gli altri sindacati, si prepara allo sciopero

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Il 30% degli operai impiegati nella ricostruzione lavora in nero.

La denuncia, fatta sulla base di una stima, viene dalla Fillea Cgil, che ieri, insieme a Cisl e Uil, ha tenuto un sit in davanti la sede provinciale dell’Ance, all’Aquila, in vista dello sciopero nazionale di categoria che ci sarà il prossimo 18 dicembre.

Una mobilitazione, spiega il sindacato, indetta per denunciare “l’inerzia dell’associazione costruttori nel convocare il sindacato ai fini del rinnovo del contratto nazionale”, scaduto più di un anno fa.

Il dato sul sommerso non è nuovo: da anni la Cgil va ripetendo che una fetta considerevole della ricostruzione vive nel cono d'ombra nell’illegalità.

Il lavoro nero si annida soprattutto tra le ditte subappaltatrici e, aggiunge Emanuele Verrocchi, segretario provinciale della Fillea L’Aquila, è concentrato specialmente nei borghi più piccoli del Cratere, dove i controlli sono meno frequenti o del tutto assenti.

Il contrasto al lavoro nero e all’evasione fiscale e contributiva a esso legate è uno dei punti principali della piattaforma programmatica che i sindacati hanno presentato a Ance e quindi a Confindustria nell’ambito della discussione per il rinnovo del contratto nazionale. Cgil, Cisl e Uil chiedono anche adeguamenti salariali, tutela del sistema degli Enti Bilaterali (Casse Edili, Scuole Edili e C.P.T.), l’istituzione di un fondo sanitario integrativo nazionale, il rafforzamento della previdenza complementare e l’istituzione di un fondo integrativo per il pensionamento anticipato dei lavoratori edili maggiormente esposti a rischio.

Sono punti che rigurdano da vicino anche il contesto aquilano. “Avere un contratto nazionale rinnovato” siega Verrocchi “ci permetterebbe di darci degli strumenti più forti sul fronte del rispetto delle norme, dei contratti e, più in generale, della legalità. L’Aquila in questo è un laboratorio nazionale”.

Per arginare il fenomeno del lavoro nero occorrerebbe aumentare l’intensità dei controlli sui cantieri e il numero degli ispettori del lavoro, oggi troppo esiguo. Ma ci vorrebbe, dice la Cgil, anche una presa di coscienza, un salto di qualità da parte delle imprese stesse e delle organizzazioni che le rappresentano.
 
Se nei cantieri la percentuale di lavoro nero si aggira sul 30%, quella riguardante la presenza di lavoratori e operai non aquilani è ancora più alta e sfiora il 50%.

E’ il paradosso sollevato molte altre volte in passato: nel più grande cantiere d'Europa, a non lavorare sono i muratori, gli artigiani e gli operai dell'Aquila. “La ricostruzione” osserva Verrocchi “è fatta per metà da imprese provenienti da fuori città, che arrivano con le proprie squadre di maestranze”.

A nulla sono valsi i tentativi e le proposte avanzate per arginare il fenomeno o quantomeno riequilibrarlo: “Ovviamente non si può impedire alle imprese di assumere chi vogliono ma nel 2011” ricorda Umberto Trasatti, segretario provinciale della Cgil “sottoscrivemmo un contratto integrativo, poi recepito anche in un’ordinanza, che prevedeva che le imprese dovessero fornire ai comuni in cui avevano i cantieri i dati sui luoghi in cui i propri lavoratori mangiavano e dormivano. Era un principio che sanciva, da un lato, la libertà dell’impresa di assumere dove voleva ma dall’altro rendeva più conveniente e meno costoso assumere manodopera locale, visto che non bisognava pagarle, oltre agli stipendi, anche vitto e alloggio pagati. Purtroppo, come accade sempre in questo paese, fatta la legge fu trovato l’inganno. Non è un caso che su questo si siano fatte anche delle inchieste, qualcuna partita in seguito a nostre denunce”.

“Anni fa” precisa Verrocchi “inserimmo nel contratto integrativo delle premialità per le imprese che assumevano manodopera legale, una misura che l’Ance ha completamente disatteso”.

Altro punto sul quale la Cgil e gli altri sindacati chiedono di intervenire è il cosiddeetto Dol, il Durc on line, che ha sostituito, a partire del gennaio 2017, il Durc per congruità.

Ma mentre quest’ultimo, spiega Verrocchi, permetteva di andare a verificare, cantiere per cantiere, l’indice di congruità per manodopera - ossia il numero di operai che si suppone debba essere presente in un cantiere in base all’importo lavori – il Dol non prevede la verifica cantiere per cantiere ma va a controllare genericamente la regolarità dell’impresa.

Una misura introdotta dall’attuale governo per sburocratizzare le procedure ma che rischia di avere, secondo la Cgil, effetti perversi e di generare situazioni di illegalità. In passato è accaduto più volte: norme pensate per semplificare gli iter e velocizzare i tempi si sono trasformate in licenze a infrangere la legge. Come è accaduto, ricorda semore Trasatti, nel caso delle autocertificazioni introdotte per il pagamento dei Sal. Si diede alle imprese affidatarie degli appalti il diritto di ricevere i Sal dietro la presentazione di una semplice autocertificazione di avvenuto pagamento di subappaltatori e fornitori. “Come avevamo previsto e denunciato" afferma Trasatti "quella norma favorì i datori di lavoro disonesti, che autocertificavano di aver pagato quando in realtà non lo avevano fatto”.  

Il sindacato chiede che, così come è stato fatto per il cratere del Centro Italia, anche per quello dell’Aquila, dove è rimasto in vigore fino al dicembre dell’anno scorso, venga (re)introdotto il Durc per congruità. A differenza del Centro Italia, però, dove opera una figura commissariale, per L’Aquila e il cratere del 2009 servirebbe un intervento del parlamento o del governo tramite decreto.

La nota dell'Ance

Sono stati ricevuti dal presidente Ettore Barattelli nella sede dell’Amce i rappresentanti dei lavoratori a seguito della manifestazione che si è tenuta davanti la sede del Torrione a sostegno dello sciopero nazionale del 18 dicembre prossimo  sul rinnovo del Contratto di lavoro nell’edilizia.
Hanno partecipato al tavolo i rappresentanti regionali e territoriali delle federazioni di categoria, in particolare hanno esposto i temi di rivendicazione i Segretari Regionali, Silvio Amicucci, Giancarlo De Santis e Giovanni Panza, rispettivamente di Fillea Cgil, Filca – Cisl e Feneal –Uil.

La piattaforma di confronto, presentata ad inizio anno, contiene richieste di adeguamento salariale, tutela del sistema degli Enti Bilaterali e loro potenziamento, lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero, rafforzamento della sicurezza sul lavoro, l’istituzione di un fondo sanitario integrativo nazionale, il rafforzamento della previdenza complementare e l’istituzione di un fondo integrativo per il pensionamento anticipato dei lavoratori edili maggiormente esposti a rischio.

Il clima del dialogo è stato costruttivo ed il Presidente Barattelli, da pochi giorni nominato all’interno del comitato di Presidenza di Ance Nazionale ha assicurato che si farà portavoce delle istanze dei sindacati presso il neo-eletto Presidente Nazionale Gabriele Buia.
Barattelli ha condiviso le rivendicazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda la tutela degli enti bilaterali che va nella direzione  di un rafforzamento delle imprese sane che subiscono danni ingenti dalla concorrenza che agisce fuori norma nel campo del lavoro nero, del dumping contrattuale, della formazione e sicurezza.

Al tavolo, a fianco ai temi nazionali si sono gettate le basi per la futura definizione dei temi provinciali già sul tavolo di contrattazione e che riguardano diversi argomenti, dalle aliquote per gli RLST alla nuova Scuola Edile che diventerà un grande centro di formazione delle maestranze.

Ultima modifica il Martedì, 21 Novembre 2017 18:24

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