Una vicenda grottesca, una vera e propria angheria che rischia di dare la 'mazzata' definitiva alla sofferente economia del territorio; una questione che è stata sottovalutata, in questi anni, con responsabilità diffuse, dal livello politico e fino alle associazioni di categoria.
Sta di fatto che 120 imprese che operano nel cratere potrebbero trovarsi costrette a restiture le tasse non versate a seguito del terremoto, somme oscillanti tra i 200 mila e i 4 milioni di euro a posizione, per un totale lordo stimato di 73 milioni di euro; una cifra 'monstre' che rischia di mandare sul lastrico decine di imprese, bruciando, così, centinaia di posti di lavoro. Una mannaia che, come non bastasse, rischia d'abbattersi pure sulle società partecipate del Comune dell'Aquila, già sofferenti: ad oggi, Asm è esposta per 2 milioni di euro, Ama per 1 milione e 80mila, il Centro turistico del Gran Sasso per 532mila, Afm per 469mila e il Sed per 266mila.
D'altra parte, l'Unione Europea si è mostrata inflessibile: gli abbattimenti fiscali concessi alle imprese equivalgono ad aiuti di Stato, laddove le agevolazioni abbiano superato la soglia dei 200 mila euro (quella del de minimis). In particolare, il provvedimento contestato aveva comportato la riduzione al 40% di tributi e contributi dovuti sul periodo 6 aprile 2009 / 31 dicembre 2010, senza applicazioni di sanzioni, oneri e altri accessori, per tutti i “soggetti residenti, aventi sede legale od operativa alla data degli eventi sismici” oppure “aventi domicilio fiscale o sede operativa nel territorio del cratere”. Dopo l’entrata in vigore della legge, però, l'allora Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, sollevò la questione della compatibilità dell’agevolazione introdotta con il diritto comunitario della concorrenza, inducendo il Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro a chiedere un parere in merito al Capo del Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il quale evidenziò che, avendo il Governo italiano omesso di notificare all'Unione Europea l’agevolazione, la stessa andava applicata nei limiti del “de minimis”, appunto.
Ora, si è arrivati al punto di non ritorno: la notifica d'infrazione europea è del dicembre scorso e, in questi giorni, è stato nominato il commissario ad acta - si attende la bollinatura della Corte dei Conti - che dovrà determinare le somme esatte dovute da ogni 'persona giuridica'; a quel punto, verrà istruito il decreto ingiuntivo di pagamento che sarà immediatamente esecutivo. "Si dovrà operare in tempi molto stretti", ha spiegato a news-town Giovanni Lolli.
Dai 73 milioni di euro di totale lordo stimato che dovrebbe essere restituito, si potranno scomputare gli importi per i danni diretti e indiretti - dimostrabili - patiti dalle singole imprese, oltre ad eventuali errori delle amministrazioni che hanno proceduto con i calcoli (Inps, Inail, Agenzia delle Entrate); andranno aggiunte, però, le somme eventualmente non versate dalle imprese come tributi locali, che concorreranno a stabilire l'effettivo aiuto economico ricevuto: a dire che il numero delle imprese potrebbe anche essere superiore a 120. "E' intollerabile che il provvedimento riguardi soltanto l'Abruzzo: per tutti gli altri eventi sismici, dove addirittura la sospensione dei tributi è stata totale e non al 40%, la richiesta è caduta in prescrizione essendo trascorsi più di dieci anni", ha sottolineato Lolli. Tra l'altro, le imprese si ritrovano a dover pagare per errori commessi da altri; "infatti, il problema è la mancata notifica della sospensione all'Europa. C’è una norma che stabilisce le modalità d'intervento in questi casi, e la prima misura è proprio la notifica; per ben undici volte, però, la procedura non è stata rispettata. La colpa, evidentemente, non è delle imprese o delle comunità locali. La colpa è dello Stato e dei vari dirigenti che, nel corso degli anni, sono stati inadempienti".
Ma se per gli altri territori è scattata la prescrizione, per l'aquilano, come detto, non sono ancora trascorsi dieci anni. Al danno, pure la beffa. "Non si applica il de minimis a 500 mila euro - che pure era vigente nel periodo in cui è stata istruita la noma, il novembre 2011 - poiché, essendo stata inserita in Legge di Stabilità, l'applicazione vige dal 1° gennaio 2012, e proprio al 31 dicembre 2011 è cessata l'applicazione del de minimis a 500 mila euro: insomma, per un minuto vengono coinvolte le imprese che hanno beneficato di aiuti oltre i 200 mila euro".
Lolli ha chiarito che si sta lavorando su tre livelli: "il primo, ci opporremo in ogni modo all'angheria che stiamo subendo, resistendo giuridicamente: ci penseranno gli avvocati, evidentemente; il secondo, stiamo provando a capire l'eventuale flessibilità del provvedimento; il terzo, stiamo ragionando su come gestire la riscossione - non dovessero andare a buon fine i tentativi di resistenza - riducendo al massimo il danno per le imprese".
E se la senatrice Stefania Pezzopane è intervenuta in Senato, chiedendo al governo guidato da Paolo Gentiloni di sostenere la battaglia del cratere in Europa, il Consiglio comunale dell'Aquila ha fatto finalmente fronte comune: su impulso del sindaco Pierluigi Biondi, la conferenza dei capigruppo - riunita d'urgenza ieri mattina - ha approntato un ordine del giorno che è stato approvato all'unanimità dall'assise civica. Il documento impegna il Sindaco e la Giunta del Comune dell’Aquila "ad assumere tutte le azioni utili dirette a proporre, presso il Governo e gli altri Enti interessati, l’apertura urgente di un tavolo tecnico volto ad individuare soluzioni per la sospensione delle procedure di recupero degli aiuti concessi alle imprese disposto dalla Commissione Europea; a chiedere al Governo, inoltre, la sospensione del provvedimento di nomina del commissario ad acta in attesa della definizione di tutte le problematiche di cui al presente ordine del giorno".
L'ordine del giorno verrà inviato in Regione Abruzzo, nella persona del vice presidente con delega alle Attività produttive e alle Politiche per la ricostruzione, Giovanni Lolli, e a tutti i sindaci dei Comuni del cratere 2009, "al fine di condividerne i contenuti e le iniziative conseguenti".
"Ringrazio la conferenza dei capigruppo che ha accolto il mio invito per affrontare la questione del recupero delle tasse sospese e ha contribuito a integrare il documento – ha dichiarato il sindaco Biondi – La Commissione europea ha chiesto l'apertura di una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per gli aiuti concessi in caso di calamità naturale dal 1990 al 2009 ma lo Stato procederà solo per quelli attuati in occasione del terremoto aquilano perché negli altri casi è trascorso il termine dei dieci anni obbligatori per aziende e partite Iva di mantenere le scritture contabili. La Commissione, inoltre, impone la restituzione non solo per autonomi e aziende, molte delle quali saranno costrette a portare i libri contabili in tribunale, ma anche per le partecipate del Comune", ha inteso sottolineare il sindaco.
Che ha aggiunto: "Ci sono alcune questioni che sono poco chiare e su queste professionisti del settore contabile e legale sono al lavoro. Nel frattempo, abbiamo chiesto al Governo di congelare l'efficacia del provvedimento di nomina del commissario e aprire al confronto con gli Enti locali per stabilire le regole d'ingaggio per l'eventuale recupero delle somme. Il documento è condiviso dall'intero Consiglio comunale perché su vicende così cruciali per il futuro della città non possono esserci divisioni".
La pensa così anche Americo Di Benedetto. "Nel documento, stigmatizziamo questa ulteriore disfunzione nei confronti della città", le parole del Presidente della Commissione 'Garanzia e controllo'; "attraverso una strategia difensiva di prospettiva, non sintetizzata, ovviamente, nell'ordine del giorno portato ad approvazione, abbiamo inoltre evidenziato una serie criticità, prima tra tutte, la disparità di trattamento sui termini prescrizionali: riteniamo - ha spiegato Di Benedetto - che se di prescrizione si è trattato per altri terrotori, data l'impossibilità di recuperare i libri contabili, ebbene dev'esserci una prescrizione dei termini anche per l'azione dell'Agenzia delle Entrate sul cratere".
Sul punto, in conferenza dei capigruppo Di Benedetto è stato molto chiaro: "La prescrizione da Codice civile che la decisione della Commissione Europea evidenzia per non andare al recupero sugli altri territori colpiti da calamità, non può essere estesa al cratere 2009 poiché non sono trascorsi 10 anni; tuttavia, ci sono termini prescrizionali per andare a riaprire le dichiarazioni di chi, in autoliquidazione, ha attestato il danno subito. O vale sempre la prescrizione o non vale mai". In altre parole, se è vero che la prescrizione sul procedimento di recupero delle somme non è ancora scattata, è vero anche che, sulla riapertura delle dichiarazioni rese dalle imprese è scattata, eccome: si riuscisse a scorporare il dovuto all'Agenzia delle Entrate dal calcolo che concorre alla definizione del superamento, o meno, del regime di 200mila euro in de minimis, la maggior parte delle imprese starebbe sotto soglia. "Per ciò che attiene Inps e Inail, invece - ha chiarito a news-town Di Benedetto - non si può procedere in questo senso: i procedimenti, infatti, sono stati sospesi, e così i tempi di decorso della prescrizione".
Non solo. Come detto, concorrono alla soglia degli aiuti di Stato che l'Europa contesta anche i tributi locali non versati dalle imprese. Ebbene, "ritengo che i termini prescrizionali per Imu, Tasi e Ici siano, in qualche modo, trascorsi"; la proposta di Di Benedetto è la resistenza passiva degli Enti: "i Comuni dovrebbero rispondere: come faccio a fornirti i dati se mi è impossibile riaprire le posizioni?".
Sul piede di guerra anche l'Ordine dei Dottori Commercialisti: "E' inevitabile la nomina del Commissario, è stato già decisa; l'Ordine si è fatto parte diligente, però, convocando immediatamente una Commissione ad hoc sulla problematica, e coinvolgendo il Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e la sua fondazione, il Centro Studi, affinché a livello nazionale possano fornirci un supporto su come discutere in contenzioso le problematiche legate ad una norma che definire singolare è un complimento", ha spiegato ai nostri microfoni il presidente Ettore Perrotti.
Perrotti ha chiarito che la strada delineata dal vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, e cioé il tentativo di arrivare almeno alla rateizzazione degli importi dovuti, non è perseguibile, "e l'ho fatto presente al tavolo convocato a Palazzo Silone: alzare bandiera bianca è vergognoso, si rischiano tantissimi posti di lavoro, fallimenti e procedure concorsuali di tantissime aziende ed evidentemente, questo aspetto, il vice presidente non l'aveva considerato. Mi sono permesso di farglielo notare".