Lunedì, 05 Febbraio 2018 14:25

L'Aquila, inaugurata Accord Phoenix: "A regime, impiegheremo 80 lavoratori"

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"Un nuovo inizio".

Giuseppe Carrella, presidente di Accord Phoenix, ha definito così l’inaugurazione dello stabilimento all’ex polo elettronico dell’Aquila, avvenuta stamane col taglio del nastro alla presenza dei vertici dell’azienda e delle autorità cittadine.

A dir la verità, il sito produttivo è attivo già da qualche mese [qui, il reportage di NewsTown del novembre scorso], dopo un avvio a dir poco travagliato, ma "la cerimonia organizzata stamane serve soprattutto a noi e a coloro che hanno lavorato a questo progetto per sancire un nuovo inizio", ha ribadito Carrella, già manager Telecom. "E’ un giorno importante per noi e, credo, per la comunità – ha aggiunto – per ciò che riusciremo a fare nei prossimi mesi. Ad oggi, sono 40 le persone impiegate: man mano che crescerà la produzione verranno assunti altri lavoratori; se rispetteremo il piano, arriveremo presto a produzione piena e, per quel tempo, saremo almeno in 140". Al momento, "le linee di produzione sono quattro – ha chiarito Carrella – la crescita dipenderà dalla quantità di materiale che riusciremo a produrre, dalla capacità di acquisire il materiale e dalla disponibilità dello stesso. Ovvio che le macchine hanno bisogno di un rodaggio: speriamo di concluderlo in fretta, nel giro di qualche mese, di sicuro faremo operazioni graduali".

Carrella non ha nascosto le difficoltà dei mesi scorsi: "questa fabbrica è come Willy il Coyote – ha scherzato – ogni tanto cade; sono stati fatti degli errori, ma siamo qui per andare avanti e non ci fermeremo: ad agosto, sono sicuro che nessuno avrebbe scommesso una lira su di noi".

Le difficoltà "sono state superate con l’ottimismo della volontà – le parole del direttore generale Francesco Baldarelli – e col contributo delle istituzioni locali", ha tenuto a ribadire; "parliamo di un progetto di rilevanza internazionale, dentro gli standard di qualità richiesti". Accanto a Baldarelli, l’investitore anglo-indiano Ravi Shankar che ha inteso sottolineare come Accord Phoenix sia una delle sue "follie": Shankar – dimessosi dal board a seguito dell’inchiesta sulla gestione illecita dei rifiuti nel sito aziendale che l’ha visto patteggiare una pena di tre mesi - ha ricordato come sia stato l’ex sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, a convincerlo ad investire sulla green economy, "l’economia del futuro", per "creare così posti di lavoro di qualità sul territorio".

L’idea che sta dietro Accord Phoenix"un investimento di 45 milioni di euro", ha precisato il direttore finanziario Michele Polini, poco meno di 11 da Invitalia a valere sul 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico – "è di rendere il rifiuto elettronico una risorsa, proprio qui, all’ex polo, laddove fino a qualche anno fa la componentistica elettronica era, effettivamente, risorsa".

Economia circolare, insomma, che si spera possa avviare – attorno ai prodotti di Accord Phoenix – "un indotto economico per il territorio"; in questo senso, "è nata la prima esperienza di intrapresa aziendale con il rame recuperato", è stato svelato stamane: "il progetto CUre realizzerà monili, e cioè braccialetti, ciondoli, amuleti col materiale lavorato nel sito aquilano. Siamo dei poveri rigattieri 2.0 – ha aggiunto Carrella – riceviamo materiale che andrebbe buttato, rifiuti elettronici, e ne ricaviamo materie prime da rivendere sul mercato: il progetto, però, ha senso se - accanto a noi - si crea un indotto a km 0 di aziende che impieghino le materie prime ricavate per realizzare prodotti finiti".

D'altra parte, in Italia - al momento - esistono circa 200 impianti di trattamento Raee e sono quasi tutti localizzati al nord, dove è più alta anche la quantità di rifiuti prodotti. Portare all’Aquila questo materiale è particolarmente dispendioso, perché si può fare solo tramite trasporto su gomma, che ha dei costi del 10-15% superiori a quelli dei trasporti su rotaia (con l’aumento dei pedaggi autostradali la situazione è ulteriormente peggiorata). Per pensare di essere economicamente sostenibili, dunque, occorrerà accorciare il più possibile il raggio d’approvvigionamento e rivendere poi sul mercato possibilmente locale le materie prime estratte per ridurre al minimo le quantità di scarto. E qui entrano in gioco concetti come quello di economia circolare e urban mining.

Nello stabilimento aquilano saranno trattate diverse tipologie di rifiuti elettronici - si va da dispositivi elettronici come computer, stampanti, fotocopiatrici, modem, tastiere, smartphone, tablet, lampade e monitor ai cavi elettrici – dai quali saranno ricavate le cosiddette materie prime seconde, ovvero rame, ferro, alluminio, stagno ma anche plastica. La Accord ha ottenuto un’autorizzazione che le consente di lavorare fino a 60 mila tonnellate di rifiuti l‘anno, una quantità notevole. Come farà l’azienda a procurarsi tutto questo materiale? Stringendo accordi, ad esempio, con privati (aziende) ma anche con il pubblico, con le società di smaltimento rifiuti dei comuni, come l’Asm, con la quale è in corso da tempo una trattativa ("ma c’è una certa lentezza" ha ammesso Carrella). Siccome, però, servono grandi numeri, diventerà strategico stipulare convenzioni e contratti con aziende di grandi comuni come Roma. La Accord, infatti, dovrà fronteggiare soprattutto due problemi: la competizione di altri impianti e i costi della logistica.

Oltre ai vertici aziendali, al taglio del nastro hanno presenziato Andrew Weber e Henry Chan del fondo d’investimento Orchard, che ha rilevato le quote di maggioranza della Accord finanziando i lavori per l’allestimento del sito aquilano: "la presenza dei membri del fondo è per noi un motivo di orgoglio", ha sottolineato Baldarelli; "ci ha supportato per quasi un anno, permettendoci di pagare i lavoratori anche quando la produzione era ferma. Ma i nostri ringraziamenti vanno anche alle autorità locali: la vigilanza molto rigorosa esercitata su di noi ci ha permesso di fare ulteriori investimenti migliorativi per circa 1,2 milioni di euro. Oggi possiamo dire che di impianti come il nostro in Europa ce ne se sono davvero pochi".

Stamane c’erano il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, accompagnato dal vicesindaco Guido Quintino Liris e dall’assessore all’ambiente Emanuele Imprudente, il vicepresidente della Giunta regionale Giovanni Lolli, la senatrice Stefania Pezzopane, l’ex sindaco Massimo Cialente, la rettrice Paola Inverardi, sindacalisti e rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste, Legambiente in particolare. "La storia della nostra città è una storia d’apertura – ha ricordato nella benedizione dei macchinari monsignor Orlando Antonini – tra il 13° e il 16° secolo, L’Aquila è stata crocevia del mercato internazionale; ebbene, dobbiamo resuscitare questa vocazione, vincendo la tentazione alla chiusura", l’ auspicio. Auspicio condiviso da Biondi che pure si era mostrato molto scettico, almeno inizialmente, rispetto al progetto di Accord Phoenix; “i fondi del 4% della ricostruzione, circa 200 milioni, sono un punto fermo da cui ripartire nell'immediato. È certamente positivo il bando ‘Fare Centro’, ma è una goccia nel mare. Altri fondi sono stati utilizzati male dalla giunta di centro-sinistra, come gli 11 milioni per Accord Phoenix e le centinaia di migliaia di euro per il fallimentare investimento sull’aeroporto”, era scritto nel programma di mandato del sindaco.

A margine del taglio del nastro, il primo cittadino ha spiegato di non aver mai parlato d’investimento sbagliato, "bensì d’investimenti che avrebbero dovuto guardare anche al tessuto produttivo aquilano, fatto in larga parte di piccole e medie imprese, e dicevo che c’era bisogno di verificare gli investimenti fatti sulle grandi aziende, sul chimico-farmaceutico e anche su Accord, per capire i benefici che avrebbero portato al territorio. Oggi, siamo qui a inaugurare questa realtà – che ho visitato privatamente tempo fa – hanno garantito risvolti occupazionali importanti e, personalmente, tifo per loro". Biondi ha ribadito che le forze politiche tutte, le forze sindacali e sociali debbono lavorare "per rendere L’Aquila la città delle opportunità: la città dovrà avere la forza di stare sempre un passo avanti, in una situazione in cui scompaiono ogni giorno decine di tipologie di lavoro sarà importante avere la forza e la fantasia d’inventarne di nuovi".

"Distruggere centinaia di posti di lavoro ci vuole un attimo", ha aggiunto Giovanni Lolli; "costruire un posto di lavoro, invece, è opera complicata e difficilissima. La politica, però, se ne deve occupare in modo prioritario, poiché lavoro significa dignità per i cittadini. Ed il lavoro del futuro, in questa parte del mondo e in piena globalizzazione, è l’economia circolare. In particolare, per un paese come l’Italia che importa le materie prime. Chi si muoverà prima sul terreno del disassemblaggio, avrà un indubbio vantaggio competitivo. Regione Abruzzo si sta muovendo in questo senso, e Accord Phoenix è uno dei passi che abbiamo compiuto". Una sfida iniziata nel 2013, ha ricordato Stefania Pezzopane, "quando tra parlamentari e Regione pensammo a questa possibilità, una scommessa che oggi possiamo dire di aver vinto, importante per il tessuto produttivo dell'Aquila e non solo". Con i 10 milioni assicurati col 4% dei fondi per la ricostruzione, frutto della così detta legge Pezzopane, "è stato possibile pensare ad un'impresa che agisse in un settore innovativo e competitivo. Dopo una storia complicata, fatta anche di burocrazia, di tranelli, di polemiche politiche sterili e vergognose, oggi lo stabilimento ha avviato la produzione. Una bella notizia, un esempio che ci auguriamo possa essere seguito da altri territori e da altri imprenditori".

A rivendicare l’operazione, in particolare, Massimo Cialente. "Si è concretizzato un grande e faticoso lavoro che mi ha impegnato a fondo: Accord Phoenix è una delle tante scommesse vinte. Tra qualche mese, a pieno regime, riassorbirà fino ad 80 operai rimasti senza lavoro per la crisi del polo elettronico. Inoltre, la presenza dell'azienda sta generando la venuta di altre imprese che lavoreranno le materie prime ricavate dalla smaterializzazione dei RAEE, vale a dire il ricavato dalle enormi quantità di apparecchi elettronici in disuso che ci stanno sommergendo". Un altro pezzo della città che "abbiamo disegnato", ha sottolineato l’ex sindaco. "Ogni passaggio va costruito: prima i soldi della ‘legge Mancia’ che, grazie all’impegno di Giovanni Lolli e Dario Franceschini, chiedemmo d’investire per il recupero dell’ex polo elettronico; successivamente, l’acquisto da Invitalia per 4 milioni e poco più, rispetto ad una valutazione di circa 25 milioni di euro, e ancora il lavoro per farvi insediare le aziende. Così convinsi Ravi Shankar, un uomo della grande finanzia internazionale, a investire sulla green economy con i fondi del 4%, un altro pezzo del puzzle. Oggi, inauguriamo Accord Phoenix e il Tecnopolo è una splendida realtà, con 12 mila e 500 metri quadri pronti ad ospitare aziende che potrebbero venire a lavorare la plastica, per esempio. E ricordo che domani verrà inaugurata anche la sede del colosso cinese delle telecomunicazioni ZTE”. Abbiamo investito sul futuro, ha concluso Cialente: "la green economy garantirà occupazione stabile e di qualità, e il 5g è un altro pezzo del lavoro di domani”.

Ultima modifica il Lunedì, 05 Febbraio 2018 22:15

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