Martedì, 01 Maggio 2018 03:28

Fondazione Di Vittorio: negli ultimi 5 anni è peggiorata la qualità del lavoro

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Gli ultimi quattro anni, dall’inizio del 2014 alla fine del 2017, hanno visto una crescita dell’occupazione, ma solo un recupero parziale delle ore lavorate.

E' quanto emerge dal nuovo rapporto sulla qualità del lavoro della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, pubblicato a fine marzo.

"Questo - si legge nello studio - è strettamente collegato al carattere dell’occupazione: a dispetto dei proclami che hanno accompagnato il Job Act e l’introduzione del contratto a tutele crescenti, infatti, dal 2015 al 2017 il numero di assunzioni a tempo indeterminato è crollato dai 2 milioni del 2015 (anno dell’esonero contributivo per 36 mesi), ad 1 milione 176mila del 2017 (-41,5%) a fronte di un notevole incremento delle assunzioni a termine (da 3 milioni 463mila del 2015 a 4 milioni 812mila del 2017, pari a +38,9%). La variazione netta totale (attivazioni-cessazioni) nei 12 mesi (gennaio-dicembre) del numero di rapporti di lavoro a tempo indeterminato è passata così da +887mila del 2015 a -117mila del 2017; contestualmente, la variazione netta dei rapporti a termine, negativa nel 2015 (-216mila) è tornata positiva nel 2016 (+248mila) ed è arrivata nel 2017 a +537mila".

Nel rapporto si rileva come il rapporto a termine non sia, "nella grandissima maggioranza dei casi, una scelta del lavoratore, ma una soluzione imposta.

La nuova occupazione a termine, peraltro, è sempre più part-time. Circa la metà dell’incremento delle assunzioni a termine registrato tra il 2015 e il 2017 (+1 milione 349mila), infatti, è imputabile a rapporti a tempo parziale (+689mila): nel 2015 le assunzioni con contratti a termine part-time sono state 1 milione 248mila e nel 2017 sono salite a 1 milione 937mila (+55,2%).

Record occupati in area di disagio

Dal rapporto emerge inoltre il record di occupati in area di disagio: sfondano i 4,5 milioni. L’area del disagio - formata dagli occupati in età compresa tra 15 e 64 anni che svolgono un’attività di carattere temporaneo (dipendenti o collaboratori) perché non hanno trovato un’occupazione stabile (temporanei involontari) oppure sono impegnati a tempo parziale (anche autonomi) perché non hanno trovato un’occupazione a tempo pieno (part-time involontari) - continua a crescere e conta nei primi nove mesi del 2017 il numero record di 4 milioni e 571mila persone (di cui 2 milioni 784mila temporanei involontari e 1 milione 787mila part-time involontari). Rispetto ai primi nove mesi del 2013, nell’arco degli ultimi 4 anni, l’aumento dell’area è stimato nell’ordine di +465mila persone, pari a +10,2%.

Il tasso di disagio - rapporto tra l’area del disagio e la totalità degli occupati in età 15-64 anni - è in sensibile aumento dal 2013 e nel 2017, dopo una modesta flessione circoscritta al 2016, si è attestato al 20,4% (media dei primi tre trimestri dell’anno).

Ore lavorate

Il numero di ore lavorate, rispetto al primo trimestre 2008, risulta ancora nettamente sotto il picco pre-crisi (-5,8%) pari a 667 milioni di ore lavorate in meno, come anche il numero di unità di lavoro (-4,7%), pari a quasi 1,2 milioni di Ula in meno rispetto al primo trimestre 2008 e occupati -1,2%.

Oltre all’Italia, anche Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda presentano nel quarto trimestre 2017 un numero di ore lavorate inferiore rispetto al numero registrato nel primo trimestre del 2008. Ma anche nei Paesi dove l’occupazione ha superato i livelli pre-crisi, l’incremento delle ore lavorate è meno consistente di quello delle persone occupate.

Nel 2017 in Italia il ricorso agli ammortizzatori sociali è tornato sui livelli del 2008, così come il numero degli occupati è ormai prossimo a quello relativo allo stesso periodo: anche prendendo in esame i dati relativi alla Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, nel quarto trimestre 2017 il numero di occupati è dello 0,34% inferiore al periodo pre-crisi.

Il tasso di occupazione, che risente anche del contestuale aumento della popolazione in età lavorativa, si attesta nel quarto trimestre 2017 al 58,1%, sette decimi di punto sotto il livello raggiunto nella prima metà del 2008. Ma nonostante il recupero in termini di occupati, la quantità di lavoro - espressa in termini di ore lavorate e di unità di lavoro a tempo pieno - è nettamente inferiore al livello pre-crisi.

Un po' di cifre

Proponiamo, qui di seguito, una breve carrellata di dati riguardanti il mercato del lavoro italiano. Per quanto queste cifre non bastino assolutamente a tracciare un quadro esaustivo della realtà, dicono molto su alcuni problemi e su alcune tendenze.

58% i laureati italiani che hanno trovato un lavoro entro tre anni dal conseguimento del titolo secondo Eurostat.
Un dato in lieve miglioramento, +0,3% su base annua, ma che ci pone comunque in coda agli altri paesi europei, davanti solo alla Grecia. In Germania, la percentuale è del 92,7%.

197 mila persone in più rispetto all'anno precedente hanno trovato un lavoro precario nel 2017, secondo i dati Unimpresa.
Un boom che, pur riducendo la platea dei disoccupati, non offre ai lavoratori la stabilità necessaria per guardare al futuro con ottimismo.

6,55 milioni di persone subiscono in Italia l'incertezza del precariato o di un basso salario.
Si tratta soprattutto di lavoratori part time, una formula di contratto che assomma circa 4,3 milioni di occupati.

260 mila ragazzi e ragazze, bambini fra i 7 e i 15 anni, soffrono quello che Save the Children definisce un "lavoro ingiusto".
Impegnati soprattutto nel settore della ristorazione, non mancano gli apprendisti artigiani.

2,8 milioni di disoccupati in Italia a fine 2016, a settembre 2017 risultavano in calo di quasi 87 mila unità.
Diminuiscono soprattutto i cosiddetti "ex occupati" − chi ritrova un lavoro − mentre crescono di 29 mila unità coloro i quali sono alla ricerca di un primo impiego.

746 vittime sul lavoro nel 2017.
Aumenta l'età media delle vittime, con oltre il 35% con un'età compresa fra i 50 e i 64 anni, mentre il settore dell'edilizia annovera da solo 109 incidenti mortali.

Il 77,1% delle aziende edili è risultato non in regola al momento dei controlli sulla sicurezza.
Oltre 22 mila le aziende ispezionate, nel 29% dei casi le irregolarità hanno riguardato la prevenzione delle cadute, la prima causa di morte nei cantieri.

71,8% è il tasso di occupazione dell'area metropolitana di Bologna, la migliore d'Italia.
Bene anche l'occupazione femminile − 66,7% in aumento − mentre è in calo del 2,2% l'occupazione nella fascia d'età 15 - 24.

30 mila i giovani che in Italia tornano ad investire in agricoltura nel biennio 2016 - 2017.
Un ritorno frutto anche del finanziamento europeo Psr, Piano per lo sviluppo rurale, a cui hanno fatto richiesta soprattutto giovani provenienti da sud e isole.

20.940 euro è il reddito medio in Italia, per oltre l'ottanta percento derivante da lavoro dipendente o pensione.
Solo lo 0,1% del totale dichiara redditi superiori ai 300 mila euro annui, mentre il 45% non supera i 15 mila. Lombardia e provincia di Bolzano hanno i redditi più alti, entrambe prossime ai 25 mila euro; mentre spetta alla Calabria chiudere la classifica, con salari medi inferiori ai 15 mila euro annui.

Ultima modifica il Martedì, 01 Maggio 2018 22:14

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