Domenica, 20 Gennaio 2019 15:59

Lavoro: FIOM consegna a Di Maio dossier su LFoundry ed ex Intecs

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"C'è il rischio concreto che una situazione oggi apparentemente sotto controllo si riveli domani una mina pericolosa, che potrebbe lasciare la Marsica senza il suo sito di produzione più grande e la regione Abruzzo priva di quella reltà industriale che produce più del 20% del suo PIL e del suo export. Non essendo affatto convinti che gli interessi del territorio coincidano con quelli di chi oggi tira le fila della trattativa per il nuovo assetto societario, la richiesta è che il Ministero dello Sviluppo Economico sia parte attiva nella delicata fase di transizione industriale e assuma quel ruolo di garante per i lavoratori e per il territorio, che altrimenti potrebbero essere solo meri spettatori di in una scelta che più di ogni altra guiderà questa terra o verso un futuro o verso una grave crisi economica e sociale".

Per questi motivi, la FIOM Abruzzo ha posto la questione dello stabilimento LFoundry di Avezzano all'attenzione del vice premier e ministro del lavoro Luigi Di Maio, stamane in Marsica per la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle in vista delle regionali del 10 febbraio prossimo; d'altra parte, c'è un tavolo aperto presso il Ministero del Lavoro con la partecipazione del Ministero per lo Sviluppo Economico e la FIOM ha chiesto a Di Maio che si svolga con urgenza l’incontro programmato per gennaio, magari incontrando i vertici della proprietà e non solo chi la gestisce.

Lo stabilimento di Avezzano, attualmente LFoundry, muove i suoi primi passi grazie ai finanziamenti dell’allora cassa del mezzogiorno, con una imponente ed innovativa struttura creata da Texas Instruments, che rappresentava negli anni '90 un punto d’eccellenza mondiale per dotazione e produzione. "Da allora, diversi passaggi ci hanno portato ad oggi, con un patrimonio di know how di grande rispetto. Andando per gradi, lo stabilimento è passato da Texas instruments a Micron Tec, una società statunitense che soppiantò in tutto il mondo la Texas nel settore della produzione di memorie, in seguito conosciute con l’acronimo DRAM e RAM".

Un mercato molto competitivo e nuovo assetto globale fecero sì che gli interessi di Micron si rivolgessero sempre più verso il sud est asiatico. "Iniziò così per lo stabilimento di Avezzano un nuovo corso che portò a un cambio produttivo: non più memorie, ma i meno complessi sensori d’immagine, acquisendo tuttavia commesse importanti, come la produzione del sensore CMOS per il blasonato IPHONE3. Ben presto anche questo mercato diventa, però, oggetto di interesse da parte di diversi soggetti, al punto che alcuni competitors, attuando politiche molto aggressive, mettono in discussione la produttività del sito di Avezzano, che comunque già pativa la mancanza di investimenti per un adeguamento tecnologico". Comincia dunque l periodo più duro per il sito produttivo marsicano, con le maestranze che conoscono per la prima volta gli ammortizzatori sociali ed il terrore della crisi. "La mobilitazione sindacale, unita a quella di tutto il territorio, convinse il Ministero per lo Sviluppo Economico ad aprire un tavolo di crisi", ricorda la FIOM; "siamo a inizio 2014, la soluzione che ne scaturisce è una scommessa, un managment buyout supportato da una realtà franco tedesca, che però ha come biglietto da visita la chiusura di 2 stabilimenti (Landshut DE e Rousset FR). Lo stabilimento di Avezzano prende il nome di LFoundry e accompagna il processo con un contratto di solidarietà. Ben presto il sito marsicano viene individuato dalla Cina che prova a creare un avamposto per i semiconduttori nel vecchio continente con una delle sue realtà produttive di semiconduttori, SMIC. La scommessa iniziale viene dunque apparentemente vinta, sicuramente dai manager che portano a casa 42 milioni di euro; per i lavoratori c'è la non scontata difesa del posto di lavoro, almeno per quelli che non avevano avuto alternative, perché comunque gli occupati passarono da oltre 1700 a 1420 unità, impoverendo di conseguenza il know how del sito".

Presto, però, cominciano a soffiare i nuovi venti della competizione economica mondiale, in particolare USA-CINA. "Lo stabilimento resiste grazie al suo unico cliente On Semiconductor. Arriviamo così ad oggi. I cinesi di SMIC non ci sono più e ancora una volta sono venuti meno gli investimenti programmati per l'adeguamento tecnologico. Riparte una Contratto di Solidarietà senza prospettive, sebbene la direzione aziendale a novembre 2018 abbia dichiarato presso il Ministero del Lavoro di avere almeno due soluzioni in tasca e che a gennaio avrebbe portato sullo stesso tavolo una proposta d’acquisto che avrebbe messo tutti d’accordo. Ad oggi tutto ciò non è successo, aleggia lo spauracchio della frammentazione della società, con nuovi soggetti che potrebbero entrare per prendere ciò che ancora di buono dovessero trovare, compreso il cliente che ci ha garantito la sopravvivenza fino ad oggi".

Di qui, la richiesta a Di Maio di prendere in mano la vicenda. 

Tra l'altro, FIOM ha approfittato della visita del ministro del Lavoro per portare alla sua attenzione la difficilissima situazione dei ricercatori licenziati a L'Aquila da Intecs nel dicembre del 2017, "ed ancora in attesa di una ricollocazione evidentemente possibile attraverso i finanziamenti del MISE e della Regione Abruzzo sulla space economy, settore fortemente affine alle competenze di questi ricercatori".

Ultima modifica il Domenica, 20 Gennaio 2019 16:32

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