Sabato, 01 Giugno 2019 15:38

Fusione Camere di Commercio L'Aquila e Teramo, Frattale: "Nel caso si volesse annullare, bisognerebbe passare dal Ministero"

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"E’ vero che il matrimonio si fa in due, ma se la sposa scappa dalla chiesa dopo lo scambio degli anelli, qualche perplessità è lecita".

A dirlo è Gianni Frattale, consigliere della CCIAA che, nella confusione generata sul caso della fusione delle camere di commercio di L’Aquila e Teramo, prova a ribadire alcuni punti fermi. "Primo fra tutti, il documento deliberativo a favore della fusione firmato da entrambi i consigli camerali dei due capoluoghi in una seduta fissata in contemporanea. A Teramo, è bene ricordarlo, su 27 consiglieri sono stati solo 2 i contrari; all’Aquila, il Consiglio si è espresso all’unanimità. L’altro punto fermo è una legge, la riforma Renzi che obbliga tutte le camere di commercio a tale percorso. Il ricorso in atto al TAR, di cui qualcuno vuole attendere l’esito, non riguarda invece i casi, come il nostro, in cui la fusione è avvenuta in maniera volontaria secondo la legge 580 del 1993. Non basta dunque come pretesto per affrontare un divorzio. Perché di divorzio si tratterebbe nel caso di un ripensamento, visto che il matrimonio è già avvenuto".

Frattale chiarisce che "nel caso si volesse annullare la fusione si dovrebbe procedere con un processo di separazione che passa per il Ministero delle Attività produttive, a cui le camere di Commercio di L’Aquila e Teramo hanno inoltrato, a suo tempo, richiesta volontaria di fusione e non al Comune di Teramo o alla Regione Abruzzo, che possono essere solo interlocutori intermedi. Ed è difficile credere che un Ministro possa accogliere una così originale richiesta dopo un atto deliberativo volontario".

Fin qui il punto tecnico, verificabile dai documenti che sono di pubblico accesso. "L’altra legittima perplessità riguarda l’inspiegabile arroccarsi a difesa dell’orticello sotto il campanile, perdendo di vista il vero obiettivo delle camere di commercio che è quello di salire sul campanile per guardare oltre l’orto, per collaborare e per promuovere lo sviluppo dei territori e delle imprese in un panorama globalizzato sempre più concorrenziale e agguerrito, dove i piccoli sono destinati all’invisibilità. Chi arresta questo processo tradisce la moderna missione delle camere di commercio. Chieti e Pescara lo hanno capito ed infatti hanno già unito le forze. Al prossimo Consiglio camerale dell’Aquila non risulta all’ordine del giorno alcun divorzio. La palla dunque è aldilà del Gran Sasso. La montagna, si è sempre detto, che dovrebbe unire e non dividere i due capoluoghi per lo sviluppo dei territori".

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