Torna d’attualità la questione dei precari del Comune dell’Aquila, personale a tempo determinato che, dall’immediato post sisma, tiene in piedi interi settori dell’Ente, evidentemente sottodimensionato rispetto alle necessità, pur non avendo prospettive certe d’occupazione per il futuro. Stiamo parlando di 61 lavoratori, giunti in Comune con diversi percorsi: 10 ex CO.CO.CO., 3 dalla ex cooperativa Poliedro, 21 dalla selezione pubblica istruita all'epoca della gestione dell'emergenza della Protezione civile, 13 maestre dei nidi comunali anche loro assunte a valle del procedimento istruito dalla PC e 14 dalla selezione Usra.
“Sui precari, si sono consumate delle campagne elettorali, con promesse mai mantenute”, ha sottolineato il capogruppo di Articolo 1 Giustino Masciocco che ha sollecitato la convocazione della Commissione Bilancio riunita, stamane, dal presidente Luigi Di Luzio; “ci sono stati dei miglioramenti, nel tempo, l'unificazione dei precari con la contrattazione a tempo determinato e l’allungamento della durata del rapporto di lavoro, in scadenza al 31 dicembre 2020, ma è arrivato il momento di avviare un percorso vero di stabilizzazione”.
Masciocco ha chiarito come la Legge Madia, intervenuta nel 2016 e poi definita nei suoi contorni d’applicazione con una circolare del 2017, configuri due possibilità: la stabilizzazione piena per coloro che abbiano adempiuto ad una selezione pubblica riconosciuta, impiegati per almeno 3 anni negli ultimi 8, e concorsi con posti riservati a coloro che abbiano già operato nell’Ente. “Ci sono alcuni ostacoli, però, lungo la strada: “le somme necessarie debbono essere già a bilancio. Ad oggi, il Comune dell’Aquila ‘copre’ il pagamento degli stipendi dei precari con uno stanziamento straordinario del Governo pari ad un milione e 700 mila euro l’anno, fino al 31 dicembre 2020 appunto”.
Significa che il Comune dell’Aquila dovrà reperire le risorse nelle pieghe del suo bilancio. E qui sta un altro nodo: non si può sforare il patto di stabilità. Insomma, la strada verso la stabilizzazione non è affatto semplice.
Da un lato, una parte dei precari – in particolare, i 10 ex CO.CO.CO. e i 3 ex cooperativa Poliedro – non avrebbero svolto una selezione pubblica riconosciuta, sebbene Francesco Marrelli della Cgil, audito in Commissione, abbia ribadito come l’avviso pubblico sia equiparato da giurisprudenza consolidata, e poi c’è la questione, nient’affatto banale, delle finanze necessarie. Per questo, “la vicenda dei precari va trattata come un’urgenza – le parole di Masciocco – altrimenti rischiamo di perdere forza lavoro istruita, con l’Ente che si ritroverebbe nelle condizioni di non poter operare pienamente. Dunque, se l’amministrazione è convinta di procedere con una verifica del dettato dalla Madia, dovrà approvare innanzitutto una delibera di Giunta che individui le figure da avviare a stabilizzazione per assicurare il corretto funzionamento degli uffici”.
Anche perché, i tempi dettati dalla Legge sono stringenti, prevedendo una finestra temporale per le stabilizzazioni che si chiuderà alla fine del 2020.
In questo senso, è andato giù duro il sindacalista della Confsal Fabio Frullo che ha parlato di “totale disinteresse dell’amministrazione per il personale precario: l’amministrazione parla per atti – ha aggiunto – e sui precari non ne abbiamo visto nessuno, a fronte di una serie di provvedimenti assunti dall’Ente per procedure di comando e di mobilità che ci lasciano intendere come non vi sia alcuna reale volontà di stabilizzazione”.
Eppure, stando alla pianta organica del Comune - ha aggiunto Marrelli - ci sono 122 posti vacanti; inoltre, in molti sono andati in pensione l’anno passato e altri ci andranno quest’anno, per un risparmio che può stimarsi in 800mila euro per i pensionamenti 2018 e in circa 700mila per quelli a fine 2019: risorse che aiuterebbero il Comune dell’Aquila ad avvicinarsi alla somma di 1milione e 700mila euro che, al momento, viene dai trasferimenti statali sebbene non vi sia ancora una stima effettiva del fabbisogno per la copertura del personale precario.
Per il resto, si potrebbe tentare di far inserire un emendamento al prossimo provvedimento utile, a questo punto il Decreto Crescita, per ottenere dal Governo ulteriori risorse per gli anni a venire, almeno fino alla fine dei processi di ricostruzione; altra proposta, venuta ancora da Marrelli, è di far approvare un altro provvedimento, nello stesso decreto, per ‘riportare’ il personale precario sotto il fondo sperimentale, quello per il personale Ripam, piuttosto che coprirlo col fondo per l’assistenza tecnica, temporaneo per definizione essendo legato ai tempi della ricostruzione.
L’assessore delegata al personale, Fausta Bergamotto, in carica da un paio di mesi, ha riconosciuto come la situazione sia complicata - “urge metterci mano” ha sottolineato - ribadendo come l’orientamento della Giunta e del sindaco sia di arrivare alla piena stabilizzazione del personale: “è un punto fermo per l’amministrazione”.
Tant’è vero che Biondi, il 28 febbraio scorso, ha scritto una lettera al ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno: “come sapete, lavoro presso la Presidenza del Consiglio – ha ricordato Bergamotto – ed ho qualche conoscenza alla Funzione pubblica: abbiamo ottenuto un incontro sulla vicenda la settimana prossima. L’intenzione è di aprire un tavolo tecnico. Quando mi sono approcciata al problema, ha aggiunto l’assessore, sono saltata più volte sulla sedia: il precariato e la difformità di trattamento sono assolutamente odiosi e segnano questa vicenda”.
Bergamotto ha chiarito che vorrebbe arrivare alla stabilizzazione “a prescindere dalla Legge Madia: d’altra parte, nel 2009 la Protezione civile assunse un certo numero di persone a tempo determinato, personale che fu poi stabilizzato nel 2010. Mi chiedo: come mai il governo comunale d’allora non si agganciò alla stessa ordinanza per ottenere la stabilizzazione anche dei precari dell’Ente? Andava fatto in quel contesto emergenziale. Ora, è inutile fare polemica: di certo, proverò ad agganciarmi a quel provvedimento. Vedremo. Altrimenti, la norma di riferimento è la Madia: dovremo coprire il trasferimento di 1milione e 700mila euro del Cipe con risorse del Comune, 800mila euro di risparmi sono venuti dai pensionamenti dell’anno passato, altri ce ne saranno quest’anno, e si potrebbe pensare ad un ulteriore aiuto del Governo centrale, anche se solo di accompagnamento”.
Saranno valutazioni da farsi al tavolo tecnico, evidentemente: “spero che la Funzione pubblica ci metta a disposizione uno staff per costruire una soluzione. Di certo, lavoreremo alla stabilizzazione provando a non lasciare fuori nessuno”.
Un’ultima battuta l’assessore Bergamotto l’ha dedicata al tentativo, intavolato dall’amministrazione su impulso della Confsal, di estendere la norma che ha equiparato il trattamento economico del personale degli uffici speciali a quella del personale della presidenza del Consiglio anche ai dipendenti del Comune dell’Aquila, definita “fantascientifica” dal capogruppo dem Stefano Palumbo che ha chiesto “serietà” all’amministrazione: “mi pare proprio non ci sia margine per una proposta del genere, considerato, tra l’atro, che la presidenza del Consiglio è assoggettata ad una specifica a sé stante”.
Come dire, stiamo con i piedi ben piantati a terra.