"Dovremmo chiederci tutte e tutti come sia possibile che tanti enti culturali riescono a farcela solo grazie all'aiuto dello Stato o degli Enti Locali. Come sia possibile che, nonostante i biglietti o gli abbonamenti venduti, o i cachet che si ottengono quando si porta fuori uno spettacolo, insieme alle piccole o grandi sponsorizzazioni, i contributi che si strappano a fondazioni o amministrazioni locali, non si riesca a sopravvivere se non grazie agli interventi regionali e statali".
Così, in una nota, Potere al Popolo L'Aquila.
"In un paese in cui la politica entra da padrona in ogni ambito delle nostre vite, si è lasciato che tanti di questi Enti potessero vivere di rendita, una volta entrati nel Fus (Fondo Unico dello Spettacolo), abbandonando al loro destino quelli senza sponsor né padrini politici. Si continuano a gettare fiumi di quattrini per salvare Enti culturali costantemente sull'orlo del baratro a scapito, e a danno, di chi lavora in silenzio, producendo spesso cose di alto o altissimo livello, magari al di fuori dei soliti circuiti delle piazze maggiori che producono però per lo più cose mediocri".
"In tutto questo - sottolinea PAP - è proprio il livello culturale che si è abbassato tanto. Da un lato perché c'è chi ha la fortuna di poter lavorare a prescindere da quello, dall'altro perché molti che hanno idee, competenze e capacità, non hanno le risorse economiche sufficienti. Naturalmente non mancano le eccezioni, e la nostra città brilla da sempre per talune eccellenze nei vari campi dello spettacolo".
"Tuttavia la recente pandemia, il lockdown, la chiusura di cinema, teatri, auditorium, ha messo davvero in difficoltà ancora maggiori tanti lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, la gran parte essendo lavoratori stagionali, o a chiamata, occasionali e comunque precari. Quelli che se non lavorano non portano a casa niente. Quelli che non hanno mica la cassa integrazione. Molti dei quali non hanno neanche i requisiti per le varie forme di supporto economico pensate ultimamente".
"È necessario e urgente che si pensi anche ai lavoratori dello spettacolo, alle maestranze senza lavoro dallo scorso febbraio, a tutti coloro costretti all'inattivita' senza concerti, spettacoli teatrali, opere, balletti. E bisogna fare in fretta, perché si rischia anche di perdere grosse professionalità, dato che tanti pur di avere un lavoro, si ricollocheranno altrove, laddove possibile".
"È compito della politica trovare soluzioni economiche urgenti e soddisfacenti per venire incontro a questi lavoratori e lavoratrici, così come trovare soluzioni adeguate per far ripartire lo spettacolo dal vivo. E poniamoci al tempo stesso l'interrogativo se è lecito e opportuno lasciare che tutto rimanga com'era nella gestione dei finanziamenti e più in generale nelle politiche culturali di questo paese, o se occorra ribaltare completamente il tavolo cambiando tutto", conclude la nota.