Giovedì, 08 Maggio 2014 12:02

Dl Lavoro, si del Senato alla fiducia: estesa la precarizzazione

di 

E' arrivato nella serata di ieri il via libera dell'aula del Senato alla fiducia posta dal governo sul Decreto Lavoro.

I voti a favore sono stati 158 e i contrari 122 (281 i presenti in Aula, 280 i votanti). Il testo su cui l'esecutivo ha incassato la fiducia - che contiene le modifiche frutto della mediazione tra le forze di maggioranza - tornerà ora all'esame della Camera, che deve convertire il decreto in legge entro il 19 maggio. Un voto preceduto dalla bagarre al Senato: in Aula, nel corso delle dichiarazioni dei gruppi, i senatori a cinque stelle hanno indossato magliette con la scritta "Schiavi mai", occupando i banchi. I parlamentari pentastellati si sono addirittura incatenati e ammanettati tra di loro.

Tensione, però, si respirava anche tra i banchi del Partito Democratico. Il testo del dl Lavoro infatti - che introduce parecchie novità come le penali (ma non l'assunzione obbligatoria) per chi sfora il tetto del 20% dei dipendenti a tempo determinato, nuove norme sull'apprendistato e il limite di rinnovo di cinque contratti, sempre a tempo determinato, nell'arco di tre anni - è arrivato al Senato dopo le modifiche in Commissione Lavoro di Palazzo Madama che hanno recepito le richieste dei partiti minori della maggioranza, soprattutto del Nuovo Centrodestra. Modifiche criticate da sindacati e sinistra Pd che invece alla Camera erano riusciti a far votare un testo diverso da quello iniziale del governo (tra le modifiche, il limite di rinnovo di cinque contratti in tre anni, anziché otto). Testo che però non era piaciuto a Ncd e Sc, che, a loro volta, avevano subito chiesto modifiche al Senato.

Alla fine, dopo la sintesi in Commissione, si è giunti a una "buona mediazione", almeno a sentire il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. "Il lavoro svolto nella Commissione del Senato sul decreto lavoro é stato importante e prezioso", il commento di Stefania Pezzopane, senatrice del Partito democratico, componente della Commissione lavoro. "Alla maggioranza spettava un compito complesso - ha spiegato - ricucire gli strappi che si sono verificati della Camera, promuovere una sintesi vera tra le istanze delle forze di maggioranza, evitare il rischio di non riuscire ad arrivare in aula nei tempi giusti, cercando nel contempo di ascoltare le proposte delle opposizioni. Il PD ha scelto la strada di sostenere con energia l'operato del governo ed abbiamo svolto in commissione un compito delicato ed importante. Ci piace tutto e tutto ci convince tutto pienamente? Direi che, nelle condizioni date di emergenza sociale e per gli equilibri politici del Senato, abbiamo conseguito un buon risultato".

"In questi giorni nel dibattito politico e mediatico - ha spiegato Pezzopane - c'è stato un eccesso di enfasi e qualche punta di catastrofismo sulla questione della possibilità di proroga dei contratti a termine e della precarietà. Ma nel Paese delle partite IVA fittizie e del lavoro nero, non è certo questo decreto a favorire la precarietà. Il lavoro precario c'è e c'è una giungla contrattuale attorno, il lavoratore precario viene semplicemente sostituito da un altro lavoratore. Il decreto che stiamo varando - conclude - va nella direzione di aumentare le possibilità di lavoro regolare per i giovani e di mantenerli al lavoro il più a lungo possibile. Ora siamo pronti ad affrontare la sfida più grande del Jobs Act, che rappresenta un quadro più ampio di riforma del mercato del lavoro in cui anche questo decreto si incardina".

Furente la reazione dei sindacati. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha sottolineato come l'ultima versione del decreto legge "peggiori un testo che era già costruito male, e creerà sempre più precarizzazione". Anche Raffaele Bonanni della Cisl non è stato tenero: "Il governo se ne frega dei lavoratori". Durissima la posizione di Sinistra Ecologia e Libertà che ha parlato di massacro sociale e, come detto, del Movimento 5 Stelle.

"Il decreto lavoro non è il Jobs act, ma ne rappresenta il preambolo ed è un segnale preciso al paese", la risposta della senatrice del Pd, Laura Puppato, "per questo governo e per questa maggioranza il problema dell'occupazione è una priorità assoluta. Noi intendiamo provocare uno shock nel sistema del lavoro in Italia. La sanzione scoraggia l'assunzione a tempo determinato. Noi siamo per un contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti".

Eppure, il decreto legge pare andare nella direzione di una sempre maggiore flessibilità - sarebbe meglio dire precarietà - che come dimostrano tutti gli studi di settore non sta producendo alcun aumento dell'occupazione. L’Italia vanta già il primato europeo di contratti atipici: i datori di lavoro nel nostro paese hanno a disposizione ben 46 forme contrattuali (contro le 9 di Francia e Gran Bretagna) con il risultato che, negli ultimi anni, due contratti su tre sono stati stipulati per lavori a tempo determinato e la disoccupazione non è certo diminuita. Anzi.

Il decreto Renzi-Poletti estende la flessibilità ed elimina la 'causalità' fino a tre anni, ossia le aziende possono adesso assumere con contratti a termine - e senza l'obbligo di motivarne la stipula - non per 12 ma per 36 mesi. Insomma, una spinta ulteriore a formalizzare contratti precari anche perché, con il decreto del governo, di fatto viene eliminata anche la regola del tetto massimo del 20% di contratti a termine nelle aziende, che possono aggirare l'ostacolo limitandosi a pagare una sanzione. Al termine dei tre anni poi, non esiste alcuna garanzia di assunzione a tempo indeterminato per il lavoratore precario. Se fino ad oggi era consentita una sola proroga del contratto a termine, adesso sono consentite fino a cinque proroghe entro i tre anni, aumentando con ciò ricattabilità e licenziabilità. Infine, l’apprendistato viene svilito della sua funzione. L'Azienda non avrà più alcun obbligo di formulare un "piano formativo individuale" e sparisce persino l'obbligo di assumere a tempo indeterminato almeno il 30% degli apprendisti (resta solo per le imprese con oltre 50 dipendenti).

Un bel passo indietro.

Ultima modifica il Giovedì, 08 Maggio 2014 12:22

Articoli correlati (da tag)

Chiudi