E' notizia di queste ore: con un emendamento approvato in Commissione bilancio alla Camera dei Deputati, è stato rifinanziato il contributo da 10 milioni di euro riconosciuto al Comune dell'Aquila per le minori entrate e le maggiori spese dovute al sisma 2009.
Con le risorse, l'amministrazione attiva - tra gli altri interventi - 'copre' il 18% della spesa di raccolta e smaltimento rifiuti, per l'82% garantita invece dalla Tari, la tassa sulle utenze domestiche e non domestiche.
E qui sta il punto.
Da anni il governo centrale riconosce al Comune dell'Aquila le risorse per coprire le minori entrate e le maggiori spese: nel tempo, la somma è stata ovviamente rimodulata fino agli attuali 10 milioni annui, garantiti all'Ente già da qualche anno; è chiaro che, col prosieguo della ricostruzione, sono via via aumentati i metri quadri delle abitazioni e dei locali danneggiati dal terremoto tornati ad essere occupati e, dunque, sono aumentate le superfici su cui applicare la Tari. Di conseguenza, è via via diminuito il contributo statale.
E' prevedibile, a rigor di logica, che nei prossimi anni il fondo per le minori entrate e le maggiori spese che, lo ribadiamo, è fermo a 10 milioni già da qualche tempo, possa essere 'tagliato'; senza voler entrare nella polemica politica, il sindaco Pierluigi Biondi ha lasciato intendere che si era parlato di una riduzione del contributo pari a 3 milioni già da quest'anno. Per fortuna, è andata diversamente; tuttavia, non si può pretendere che lo Stato continui ad erogare all'infinito 10 milioni l'anno a meno di non voler ammettere che la ricostruzione, di fatto, si è fermata.
In altre parole, l'amministrazione dovrebbe iniziare ad avviare politiche che le consentano, nel tempo, di non subire il contraccolpo da un taglio delle risorse che, inevitabilmente, arriverà; d'altra parte, non è un caso che la richiesta del sindaco dell'Aquila di garantire, già in questa legge di Bilancio, il contributo dal 10 milioni per tre annualità non sia stata accolta.
E torniamo, così, alla spesa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
Già oggi, L'Aquila è tra i capoluoghi di provincia dove la Tari per le utenze domestiche è più alta. Emerge dallo studio condotto da Edoardo Jakubowski, che da anni studia l'andamento del tributo in Italia ed è stato autore anche di pubblicazioni relative alla Tari in Abruzzo per conto di Confcommercio, pubblicato stamane sul quotidiano 'Il Centro'.
Lo studio relativo al 2020 è riferito ad una superficie media di 80 metri quadri per tre tipologie di contribuenti: una famiglia di tre persone, banche e studi professionali e l'ospedale; ebbene, a leggere la spesa sostenuta dai nuclei familiari si evince che il capoluogo abruzzese è ai primi posti della graduatoria. Si paga di più soltanto a Cagliari, Napoli e Genova. Al contrario, la tariffa è la seconda più bassa in Italia per banche, istituti di credito e studi professionali. Questo andamento è confermato anche nel raffronto per le spese di raccolta e smaltimento del pattume prodotto dagli ospedali.
In sostanza, una famiglia aquilana media paga 329,52 euro annui rispetto ad uno studio professionale che sborsa 156,08 e all'ospedale che, per gli 80 metri quadri presi a riferimento versa 259,44 euro.
Sia chiaro: come si può approfondire sfogliando lo studio di Jakubowski, il maggior peso sulle utenze domestiche rispetto al carico attribuito alle attività produttive risale ad una scelta operata dalla precedente amministrazione cittadina che, tuttavia, è stata di fatto confermata da quella attuale.
Una scelta politica che potrebbe essere rivista: se è comprensibile voler andare incontro alle attività produttive, è difficile capire il motivo per cui si continuino ad applicare tariffe basse alle banche piuttosto che rimodulare le aliquote per andare incontro alle famiglie.
Ma non è questo il punto. Ci si chiede, piuttosto, che cosa accadrà quando, come spiegato, verrà tagliato il contributo statale: è facile immaginare che la Tari, già così gravosa per le famiglie, verrà ritoccata al rialzo.
D'altra parte l'amministrazione di centrodestra, in queste ultime annualità, pur avendo previsto un logico incremento del gettito ordinario Tari, pari a 100 mila euro circa, piuttosto che tagliare l'imposta per le famiglie ha preferito un minor utilizzo del contributo statale che è stato quota parte dirottato su altri capitoli del bilancio.
Sta di fatto che bisognerà iniziare a pensare d'intervenire per fare in modo che la Tari, col tempo, arrivi a coprire il 100% della spesa di raccolta e smaltimento rifiuti senza gravare eccessivamente sui cittadini. E se è vero, come ha spiegato il vice sindaco Raffaele Daniele su 'Il Centro', che "il rapporto tra superficie del territorio comunale molto estesa e popolazione ridotta pone L'Aquila nella posizione più svantaggiosa d'Italia", e dunque "la raccolta differenziata da noi costa molto di più che in altre città", è vero anche che si tratta di un problema oramai strutturale, a seguito della esplosione spaziale della città dovuta alle scelte assunte nel post sisma, che resterà anche quando saranno finite le sovvenzioni statali e che va quindi affrontato.