Domenica, 06 Luglio 2014 13:17

Aiuti di Stato, L'Aquila e il cratere godranno dei benefici

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"Non possiamo accettare quanto deciso dalla Conferenza Stato-Regioni a proposito dei criteri fissati per le aree da inserire nella Carta degli aiuti di Stato. Il terremoto, che ha devastato il territorio aquilano ed ha fiaccato l'economia e lo sviluppo di un'intera regione, non puo' essere confinato a problema locale, lasciando agli amministratori regionali il compito di risolvere i grandi problemi ancora in attesa di soluzione. Il Governo italiano e l'Europa, per le proprie competenze, hanno il dovere di supportare con tutti i mezzi a disposizione il rilancio e la ricostruzione dell'economia, senza per questo penalizzare altri ambiti del territorio abruzzese".

A dirlo, l'allora presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. A dieci giorni dalle elezioni che avrebbero sancito la sconfitta del governatore uscente e l'elezione di Luciano D'Alfonso.

Cosa stava accadendo? Il presidente Chiodi aveva inteso sfidare il Governo Renzi, minacciando di escludere il cratere sismico dalla zonizzazione delle aree da inserire nella Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale. Perché? La Conferenza Stato-Regioni ha bocciato - nel mese di marzo - la proposta avanzata da Regione Abruzzo di riconoscere, nella zonizzazione delle aree, una quota di popolazione pari a 377mila abitanti. Proposta irricevibile, perché sforava i parametri stabiliti nella Conferenza delle regioni e che prevede un plafond massimo di 251mila abitanti per la nostra Regione.

"Se passasse questa tesi - aveva spiegato Chiodi a NewsTown - ci troveremmo a dover escludere la città dell'Aquila dall'area che dovrebbe beneficiare delle risorse. Senza contare che verrebbe a interrompersi quel cammino di ripresa delle attività produttive che sta interessando le grandi imprese". Ed infatti, aveva escluso L'Aquila dalla proposta di zonizzazione inviata al Governo.

E' passato poco meno di un mese e l'allarme pare essere rientrato. A confermarlo, il vice presidente vicario della Giunta Regionale, Giovanni Lolli. "Regione Abruzzo ha stilato una nuova proposta: L'Aquila e il cratere sismico - ha sottolineato - sono stati reinseriti".

Un bel sospiro di sollievo. Proviamo a capire perché.

Ruota tutto intorno all'articolo 87 del Trattato istitutivo della Comunità Europea. Stabilisce che "salvo deroghe contemplate dal trattato, sono incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidono sugli scambi tra gli Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza". In sintesi: è vietato qualsiasi provvedimento che implica un trasferimento di risorse dello Stato o di altri enti pubblici a imprese, pubbliche o private che siano. A meno di deroghe. I paragrafi 2 e 3 dell'articolo 87, infatti, specificano un certo numero di casi in cui gli aiuti di Stato possono essere considerati ammissibili. Deroghe, appunto, che giustificano il controllo preventivo della Commissione Europea, previsto dall'articolo 88: "gli Stati membri debbono notificare alla Commissione qualunque progetto diretto a istituire aiuti prima di provvedere alla sua esecuzione".

Le disposizioni di deroga più rilevanti sono quelle di cui all'articolo 87, paragrafo 3, lettera 'a' (aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita è assolutamente basso o con gravissimi problemi di disoccupazione) e 'c' (aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività e di talune regioni economiche). Possiamo distinguere tre principali categorie di deroga ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 3, lettera 'a' e 'c': norme orizzontali, norme settoriali e aiuti regionali, che interessano in questo caso.

Si tratta di aiuti concessi, a mezzo di leggi statali o regionali, al fine di favorire lo sviluppo delle Regioni o parti di Regioni considerate svantaggiate, attraverso incentivi iniziali delle imprese o, più raramente, tramite l'erogazione di aiuti al finanziamento. Ora, l'elenco delle regioni che possono beneficiare delle deroghe è stabilito dalla Commissione europea su proposta degli Stati membri. Al fine di fornire un quadro complessivo delle zone che possono beneficiare di questa tipologia di aiuti, la Commissione adotta - per un periodo corrispondente al ciclo di programmazione dei fondi strutturali - la così definita Carta degli aiuti regionali contenente l'elenco delle regioni di uno Stato ammesse a beneficiare delle deroghe, in cui cioè possono essere concessi alle imprese aiuti pubblici agli investimenti, e i massimali d'intensità degli aiuti autorizzati, regione per regione.

Così è andata, fino a ieri. Per il ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2014-2020, infatti, ci sono delle novità: l'articolo 87, paragrafo 3, lettera 'c', assume una nuova veste secondo i dettami dell'articolo 107 del nuovo regolamento. A farla breve, l'Unione europea ha fissato per l'Italia il tetto massimo di popolazione di 2milioni e 700mila abitanti che godranno dei benefici della deroga all'impossibilità di godere degli aiuti di Stato, cambiando anche i criteri di individuazione delle aree. In precedenza la scelta veniva fatta su ambiti censuari, ora diversamente, le aree vengono individuate in base agli abitanti per comune.

Gli aiuti di stato potranno essere concessi a imprese i cui stabilimenti siano ubicati in aree considerate svantaggiate allo scopo di incentivare lo sviluppo regionale. In particolare, sono consentiti aiuti agli investimenti iniziali delle PMI in misura maggiorata di 10 punti percentuali rispetto a quanto è consentito nelle aree “non assistite”. Parallelamente, sono permessi aiuti alle grandi imprese fino ad un massimo del 10 per cento del costo degli investimenti iniziali purché questi siano finalizzati alla creazione di nuove attività economiche o alla diversificazione degli stabilimenti esistenti in nuovi prodotti o in nuove innovazioni nei processi. Un bel vantaggio, per i territori che avranno la fortuna di godere dei benefici.

E torniamo alla 'questione' abruzzese. La Regione - in sede di tavolo tecnico - ha formalizzato la richiesta di rivedere la proposta di riparto decisa dalla Conferenza Stato-Regioni. Per l'Abruzzo, sono previste agevolazioni per una popolazione pari a 251mila abitanti sui 2milioni e 700mila totali. Cosa chiedeva il governatore Chiodi? Di espungere dal plafond imposto dall'Unione Europea gli abitanti del cratere sismico, stimati in 150mila unità. In parole povere: la Regione Abruzzo aveva chiesto che per calcolare il riparto regione per regione venisse prima detratta la quota dei 150mila abitanti dei comuni del cratere, procedendo solo successivamente al riparto secondo i criteri individuati dal tavolo tecnico delle Regioni.

Dunque, la proposta: ai 2milioni e 700mila abitanti, sottraiamo i 150mila abitanti del cratere, per la 'straordinaria' emergenza che ancora soffre il territorio sconvolto dal sisma del 2009. E poi suddividiamo i 2milioni e 550mila abitanti che restano regione per regione. In modo che il 'peso' della popolazione del cratere, venga sostenuto da tutte le regioni italiane, non solo dall'Abruzzo. Come detto, la proposta è stata bocciata. E Chiodi - sfidando il governo Renzi - ha escluso L'Aquila e il cratere dalla programmazione proposta. 

Per fortuna, la proposta è stata però rimodulata dalla Giunta entrante, guidata da Luciano D'Alfonso. Così, il territorio del cratere potrà godere delle agevolazioni previste per le aree svantaggiate e si potranno quindi spendere le risorse derivanti dal 5% dei fondi per la ricostruzione destinati alle attività produttive senza incorrere in sanzioni dell'Europa. In altre parole, senza che si configuri lo spettro dell'aiuto di Stato.

Tra le imprese che dovrebbero beneficiare degli aiuti, c'è Accord Phoenix. Il via libera di Invitalia al progetto industriale, però, è ancora appeso ad un filo.

Ultima modifica il Martedì, 08 Luglio 2014 09:43

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