Una grande manifestazione con sciopero nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici del settore dei call center. E' questa l'iniziativa, organizzata a Roma dai sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl, per il prossimo venerdì 21 novembre, in concomitanza con la seconda giornata di sciopero proclamata nel settore in difesa dell'occupazione nella categoria, e che proseguirà con la 'Notte bianca dei call center'.
Alla manifestazione parteciperanno anche decine di dipendenti dei call center aquilani, tra cui la Ecare, multinazionale di call center e contact center, all'interno della quale attualmente lavorano circa 400 persone. Sarà una giornata, dunque, strettamente legata all'economia locale, a sua volta collegata - volente o nolente - anche all'industria dei call center. Il sito di Ecare all'Aquila, infatti, è a rischio ridimensionamento a causa della scadenza prossima di una delle principali commesse (Teletu, di Vodafone), che verrà ridiscussa tra le parti il prossimo gennaio. La società, inoltre, ha già tagliato nei mesi scorsi il numero dei dipendenti all'interno dello stabilimento di Monticchio.
Il problema dello stabilimento aquilano - come la maggior parte dei call center in Italia - è legato alle modalità di contrattazione riguardanti il rinnovo delle commesse, diffuse su vasta scala nell'ultimo decennio: il criterio principale (talvolta esclusivo) di assegnazione delle commesse è il massimo ribasso offerto. Così, le multinazionali fuggono nei Paesi dove la manodopera costa meno.
Per questo, anche i dipendenti nei call center aquilani sono, progressivamente, in numero inferiore rispetto agli anni scorsi. Si tratta, potenzialmente, di un problema di non poco conto per il capoluogo abruzzese e per la sua economia, perché le cifre di dipendenti (spesso anche coppie con figli a carico), solo all'Ecare, sono centinaia.
A Roma saranno invitati a partecipare esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, della società civile e, ovviamente, della politica, per incontrare e confrontarsi con i lavoratori e le lavoratrici del settore, provenienti da tutto il Paese. Il 16 novembre scorso, peraltro, la stessa Ecare ha annunciato la volontà di procedere alla chiusura della sede milanese, con il licenziamento di circa 500 persone. "Nelle prossime settimane - scrive il quotidiano Repubblica - la chiusura delle gare di Enel, Comune di Roma e il continuo ribasso delle tariffe praticato dai clienti porterà all'avvio di ulteriori centinaia di dipendenti".
"Il committente - si legge nella nota dei sindacati in vista della manifestazione - di solito mantiene basso il costo con gli sgravi contributivi permanenti e le retribuzioni dei lavoratori ai minimi contrattuali e senza anzianità. Mentre lo Stato paga due volte, gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e gli incentivi per le nuove assunzioni, senza creare nemmeno un posto di lavoro nuovo". Una vera beffa, insomma, per un sistema economico - come quello occidentale - che tende alla cannibalizzazione del mercato, alla delocalizzazione radicale e a un costo della manodopera sempre più ridotto.
Inoltre, la situazione in Italia è più grave e meno regolamentata rispetto ad altri Paesi europei: "In altre nazioni dell'Unione - continuano i sindacati - si garantisce continuità occupazionale in caso di successione di appalti per le stesse attività". Una tutela che non è prevista, invece, per i dipendenti dei call center nostrani, dove - in occasione della successione o cambio di appalti - siamo di fronte a un vuoto normativo che permette di creare crisi occupazionali "esclusivamente per ridurre il salario dei lavoratori e il livello dei diritti".
Dall'Aquila, dunque, saranno in tanti a manifestare nella Capitale. La partenza è prevista alle ore 14, da via Saragat (zona Aquilone). Il corteo parterà da Piazza della Repubblica, per proseguire fino a Piazza del Popolo, dove ci sarà musica fino a mezzanotte.
Un volantino provocatorio di sensibilizzazione affisso all'Ecare dell'Aquila [clicca per ingrandire]