Le norme previste dal contratto integrativo provinciale del settore dell'edilizia, poi recepite nell'Dpcm del Governo Monti lo scorso 4 Febbraio, ancora non vengono applicate. E' quanto denuncia la Cgil che quei provvedimenti in materia di sicurezza nei cantieri della ricostruzione, trasparenza e occupazione di qualità, li aveva chiesti, stimolati e ottenuti.
"Vogliamo sapere in tempi brevi - afferma preoccupato il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti - le modalità con cui daremo applicazione sia alle norme contrattuali che a quelle legislative già approvate e che vanno applicate, altrimenti si opera nell'illegalità"
Emanuele Verrocchi nuovo segretario provinciale della Fillea aggiunge che "c'è un'irregolarità da parte delle ditte sugli accantonamenti di circa 4milioni di euro il che significa che molte imprese sono irregolari. Ogni impresa è infatti costretta a versare un accantonamento, che è una quota di risorse contrattuali che servono ad esempio per le 13esime, e non li stanno versando. Questo avviene perché c'è un'assenza di controlli".
"L'obbligo di versamento alla cassa edile della provincia dell'Aquila è l'unico strumento che ci permette di verificare la congruità di manodopera e la regolarità delle imprese in maniera tempestiva - sottolinea Rita Innocenzi responsabile per la Cgil della ricostruzione, che ricorda anche come nel Dpcm si stabiliva anche che "il durc per gli appalti pubblici per le imprese affidatarie ed esecutrici dei lavori venga richiesto dagli uffici Comunali" e come tutto ciò sia diventato "un esempio legislativo già diventata norma rispettata in Emilia Romagna".
Gli operai che la Cgil aveva previsto per la fase della ricostruzione pesante erano 18mila. Oggi ce ne sono circa 8mila. "Crediamo che la previsione sia ancora esatta ma serve una certezza di flussi e l'inizio della ricostruzione pesante - afferma ancora Verrocchi - Nell'edilizia abbiamo un 40% di contratti tra part-time, tempo determinato e interinali che lo rendono un settore fragile e con una precarietà strutturale. In più quasi il 50% delle imprese vengono da fuori provincia e il 48% degli operai vive fuori provincia".
Tra le proposte divenute poi decreto legge, la Cgil aveva previsto un badge per evitare, tra le altre cose, il fenomeno del lavoro nero e non solo. Grazie a questo strumento, per la cgil, si potrà garantire un'abitazione dignitosa ad ogni operaio, oltre che un'occupazione di qualità nel suo complesso tramite la quale creare i presupposti per far decidere ai lavoratori che lo vorranno, di restare a L'Aquila e far circolare il proprio reddito.
Invece afferma il sindacato: "Oggi ancora troppi lavoratori vivono arrangiandosi come possono o in qualche catapecchia di container senza neanche i bagni. Questo non è possibile e potrebbe creare a breve molti problemi".