Borgo Incile, Avezzano. Nel cuore della conca del Fucino, la società PowerCrop ha intenzione da anni di costruire una mega centrale da 32 MWe che, per produrre energia, dovrebbe bruciare ogni anno 270 mila tonnellate di legna vergine, proveniente in parte da colture dedicate e in parte da residui forestali. "Un'opera insostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sanitario" -denuncia da tempo il Comitato Marsicano No Powercrop- "La zona del Fucino è interessata da un fenomeno noto come “inversione termica” o “smog invernale”: l’aria calda intrappola l’aria fredda e con essa tutti gli inquinanti che, non potendo salire verso l’alto, tornano a terra depositandosi su prodotti agricoli e sul terreno. Queste sostanze combinandosi con l’umidità dell’aria danno luogo a deposizioni acide che favoriscono le malattie dell’ apparato respiratorio, alterano l’equilibrio acido dei sistemi acquatici e terrestri e danneggiano il fogliame delle piante. Costruire una centrale a biomasse lì dove già esistono importanti realtà industriali, è un’opera insostenibile. Ci avevano promesso un impianto per la lavorazione dei nostri prodotti agricoli e, invece, ci stanno rifilando una centrale che brucia alberi, tempo, risorse ed energia".
In effetti, le centrali realizzate nell’ultimo decennio in Italia sotto lo stimolo dei certificati verdi, hanno potenze che si attestano intorno ai 10 MW elettrici proprio per limitare le problematiche di approvvigionamento del materiale. Nella maggior parte dei casi, infatti, la biomassa viene importata dai Paesi in via di sviluppo: viene meno, così, il concetto di sostenibilità ambientale. Ad Avezzano, invece, si sta pensando di costruire una centrale molto più potente. E’ giusto impiegare tempo, fatica e risorse idriche per coltivare qualcosa destinato ad essere bruciato? E se la biomassa non c’è, cosa bruceranno?
In molti si sono opposti alla costruzione della mega centrale. Sono nati comitati ed associazioni, si è mobilitato il mondo politico della Marsica: l'allora sindaco di Avezzano, Antonio Floris, dopo attente valutazioni ha presentato un ricorso di 52 pagine in nome del Comune. Il successore, Gianni Di Pangrazio, nella campagna elettorale che lo ha portato all'elezione nel maggio 2012, ha preso l'impegno di non permettere la costruzione dell'impianto e di riqualificare l'area con più attenzione per l'ambiente.
Tutti contrari, insomma. Non proprio. Qualche giorno fa, nei locali della Prefettura dell'Aquila, si è tenuto un incontro sul destino della centrale: attorno al tavolo la PowerCrop e Filippo Piccone, firmatario dell'accordo di riconversione dello zuccherificio di Celano, la città di cui è sindaco, che prevede anche la realizzazione dell'inceneritore ad Avezzano. Con loro, c'era anche Gianni Di Pangrazio che, nel corso dell'incontro, avrebbe "rappresentato la necessità di illustrare preventivamente alla popolazione e ai Comitati spontaneamente sorti in occasione della progettata realizzazione della centrale, tutti gli aspetti attinenti le caratteristiche tecniche del progetto e le competenze specifiche dei soggetti della sua corretta e legittima attuazione, in modo da fornire rassicurazioni alla popolazione medesima sulla non pericolosità per l’ambiente e per la salute dei cittadini dell’impianto".
La notizia è stata riportata da alcuni quotidiani, scatenando un vero e proprio putiferio. Se è vero che si tratta solo di uno stralcio di verbale di una riunione, difficile da interpretare perché decontestualizzato, sembra però chiara la volontà di riaprire la trattativa con la PowerCrop. Il sindaco Di Pangrazio ha subito smentito, parlando di semplice "incontro informativo sulle procedure in corso": si è detto, anzi, "pronto a fare qualsiasi cosa per bloccare la realizzazione dell'impianto a biomasse, qualora venga certificato il minimo rischio per la salute e per l'ambiente". I dubbi restano. Anche perché il comune di Avezzano non ha mai sottoscritto l'accordo per la riconversione dello zuccherificio e il conseguente insediamento della PowerCrop. Dunque, perché Di Pangrazio ha deciso di partecipare all'incontro? E perché è stato necessario nominare un Commissario ad acta, il prefetto dell'Aquila, per risolvere una questione che coinvolge dei privati? Se lo è domandato la consigliera regionale Daniela Stati, una vecchia conoscenza degli aquilani, in un incontro organizzato mercoledi ad Avezzano a cui ha partecipato anche Roberto Verdecchia, assessore all'ambiente della giunta Di Pangrazio. Da sempre contrario alla centrale.
Nell'ambito dell'incontro, è emerso che il ricorso al Tar del Comune di Avezzano, presentato come detto dall'ex sindaco Floris, è stato respinto venti giorni fa per un vizio di forma. Non è stata indicata la richiesta di discussione nei limiti previsti. Un errore marchiano. "E chissà che non sia stato proprio questo errore", hanno sottolineato i comitati, "a portare al riavvio della discussione innanzi al Prefetto. Nessuno vuole insinuare che questi disguidi procedurali nascondano dei disegni politici ma, certo, la fine del ricorso avverso il giudizio del Comitato VIA sull’inceneritore e la contestuale apertura pronunziata dal Sindaco innanzi al Prefetto sono due indizi, e qualcuno potrebbe scorgervi quasi una prova di una certa volontà".
Staremo a vedere. Ad Avezzano potrebbe aprirsi una battaglia che riguarda tutti noi.