"La guerra generazionale è un tema affascinante ma non rispondente al vero: non avremo alcun rinnovamento, piuttosto una continuità con il gruppo dirigente che amministra la città da anni e che, evidentemente, non è il mio. La mia generazione ha avuto un ruolo importante ma non un ruolo chiave, svolto invece da un'altra generazione. Non si cambierà, non ci sarà alcuna forma di rinnovamento, in questo senso".
Carlo Benedetti ha idee molto chiare sul futuro politico del centrosinistra. Non si nasconde, non è abituato a farlo: non ci sarà rinnovamento, il candidato sindaco sarà Giovanni Lolli, o Stefania Pezzopane in alternativa. Non c'è spazio per altri nomi. "Il quadro a boccie ferme è questo".
Nessuna guerra, dunque. Piuttosto, equilibri 'instabili' in seno al Partito Democratico - al momento, almeno - con la generazione di Benedetti che vorrebbe veder riconosciuto il lavoro svolto in questi anni e i giovani che, invece, provano ad anticipare i tempi. "Che i giovani ci provino è importante. Faccio una proposta: ritengo che la Giunta abbia bisogno di un aggiustamento per affrontare al meglio l'ultimo anno di legislatura e, dunque, si potrebbe investire su un giovane, un giovane vero, in maniera tale da farlo crescere e insegnargli cosa significa amministrare".
Una sfida, sembrerebbe. Una mossa, su uno scacchiere ancora incerto. Lo abbiamo scritto giorni fa: il candidato sindaco di centrosinistra sarà Lolli, con il benestare di Luciano D'Alfonso che, così, cucirebbe il vestito di vice presidente addosso al delfino designato, Camillo D'Alessandro. Non potrebbe essere altrimenti: Lolli, è l'unico in grado di tenere insieme la coalizione ulivista. I 'giovani' democrat, però, ambiscono a posizioni di maggiore responsabilità: posizioni che i vari Benedetti, Di Stefano, Capri non vorrebbero proprio lasciare. E' tutta qui, la partita politica in seno al Pd.
Sulla strada da percorrere, invece, non sembrano esserci dubbi. "Il gruppo dirigente - giovani che apprezzo moltissimo - con Progetto L'Aquila ha tracciato un percorso ulivista per le prossime amministrative. Si è scelto di andare con un'alleanza di governo ampia, per questo è evidente che il candidato dovrà essere la sintesi di politiche di centrosinistra e di un'esperienza amministrativa che nessuno ha bocciato. Squadra che vince non si cambia: abbiamo retto in momenti molto difficili anche per la presenza di forze qualificate di sinistra, penso ai ruoli strategici svolti da Enrico Perilli e Giustino Masciocco. E lasciatemelo dire: anche i civici, con cui abbiamo pure avuto scontri aspri, hanno mantenuto l'asticella del dibattito molto alta e dovrebbero costituire la novità all'interno della coalizione. Sarebbe inspiegabile la mancanza di una collaborazione fattiva negli interessi di un'amministrazione più vera, più efficiente e più moderna, più attenta ad alcune tematiche".
L'Aquila può essere un laboratorio, in questo senso, da 'opporre' al Partito della Nazione che ha in mente il premier segretario Matteo Renzi. "L'Aquila può essere un laboratorio, non dico di un ritorno al passato, ma certo di sperimentazione di forme politiche aggregative per la sinistra italiana. Non credo nel Partito della Nazione e non credo che i voti di Verdini possano salvare in eterno questo Governo. Credo ci sia bisogno di sinistra, invece, per ridare voce a migliaia di persone ricacciate nella povertà da politiche neoliberiste, attuate da governi di diversi colori". Una sfida da vincere 'dentro' il Partito Democratico. "Il Pd è un contenitore dove convivono diverse esperienze politiche: la sfida è diventare maggioranza culturalmente egemone dentro il partito. E' la grande battaglia che abbiamo dinanzi a noi: non mi sembra ci sia un gruppo dirigente molto autorevole a livello nazionale e, dunque, diventare egemoni all'interno del partito è l'obiettivo che una sinistra organizzata deve porsi".
E' evidente però, tornando al livello locale, che una candidatura diversa, più centrista, sul modello - per intenderci - rappresentato da Luciano D'Alfonso e dalla coalizione che l'ha portato a Palazzo Silone, cambierebbe le carte in tavola: "Avrebbe il potere immediato di dar vita ad una proposta politica alternativa - riconosce Benedetti - si riaprirebbe una grande partita. Non siamo obbligati a morire democristiani, e lo dico con rispetto".
Non accadrà, almeno a L'Aquila. Ne sembra convinto il presidente del Consiglio comunale. Che poi lancia un monito, per i prossimi mesi: "Abbiamo bisogno di amministrare, in questo ultimo anno di consiliatura; ho il terrore, invece, possa trasformarsi in una lunga campagna elettorale. Dobbiamo proseguire nel processo di ricostruzione, completare l'asse centrale, finire i sottoservizi che hanno accumulato un ritardo consistente a seguito di procedure d'appalto non proprio lineari, ritardi che impediscono al centro storico di ripartire e creano incertezza per gli investimenti". Piuttosto chiaro il riferimento al vice sindaco Nicola Trifuoggi. "E' un ottimo amministratore, una persona che non sta a me scoprire dal punto di vista culturale, politico e morale. Trifuoggi deve capire, però, se la sua azione politica è orientata in un'area di riferimento di centrosinistra: se sì, deve accettare le regole del centrosinistra; altrimenti deve dimettersi. E' semplicissimo. Tra gentiluomini si fa così: se si condivide un percorso con una coalizione politica, lo si fa fino in fondo, accettando anche le regole stabilite per la successione a Cialente; se non si condivide il percorso, ognuno è libero di seguire la propria strada".
Benedetti rivendica il ruolo ricoperto in questi anni - "sono un uomo di parte, non sono un candidato neutro come va di moda oggi; sono un uomo di sinistra e ho fatto anche il 'gioco sporco', pur mantenendo la terzietà imposta dal ruolo, seppure non in modo assoluto" - e rivendica altresì l'azione dell'amministrazione: "Abbiamo affrontato urgenze drammatiche, avevamo da governare una città in ginocchio: credo che abbiamo fatto tanto, non abbiamo fatto tutto, ma abbiamo fatto tanto e sono convinto che la città premierà gli sforzi fatti. Anche se, con molto senso critico, debbo dire che il sindaco Cialente non ha saputo costruire, all'interno dell'amministrazione, un futuro, un approdo politico. Lo dico con profondo senso critico: bisogna saper lavorare sul presente e anche sul futuro. Si fosse fatto, oggi non avremmo avuto discussioni, non avremmo rischiato inciampi, non avremmo bisogno nemmeno delle primarie. Io non ho una visione anglofona: le primarie sono uno strumento che non ho mai condiviso, spesso servono a rendere digeribili candidati improponibili. Credo, invece, nel ruolo del partito, che continuo a pensare come un intellettuale organico capace di assumere decisioni e responsabilità".
A proposito di responsabilità, il Consiglio comunale è convocato per lunedì 23 maggio, in prima seduta, e mercoledì 25, in seconda, ultimo giorno utile per l'approvazione del bilancio di previsione, pena lo scioglimento dell'assise. Verrà approvato un bilancio 'tecnico', con la promessa che il Governo trasferirà le somme richieste per il ristoro della minori entrate e delle maggiori spese dovute al post-terremoto. Il bilancio è sempre una corsa ad ostacoli, per Benedetti, "contro il tempo e contro la scarsità di risorse, nel tentativo di salvaguarduare i diritti dei consiglieri. Per non correre dietro ai dirigenti e agli assessori, ho preso l'abitudine di convocare il bilancio preventivamente, pur non avendo a disposizione lo strumento di programmazione economico-finanziaria. Sembrerebbe un atto di prevaricazione: in realtà, è un atto di straordinaria prudenza. Se non l'avessi fatto anche stavolta, il Consiglio avrebbe davvero rischiato lo scioglimento".
Dunque, una battuta sul Masterplan per l'Abruzzo, ratificato ieri l'altro con la firma di Matteo Renzi, a L'Aquila. "Sembrerebbe un documento di programmazione che possa premiare l'Abruzzo e servirlo da un punto di vista infrastrutturale. Personalmente, continuo a ritenere alcuni interventi delle grandi corbellerie. Condivido la proposta di ammodernamento insomma, ma starei molto attento a questa via autostradale al socialismo". E sugli interventi previsti a L'Aquila, "credo che una attenzione alla viabilità, all'ammodernamento dei collegamenti con Pescara e Roma sia assolutamente necessaria - ha aggiunto Benedetti - concordo con D'Alfonso su questo: il collegamento con Roma, però, a mio parere almeno, deve essere su ferro più che su gomma. Sulla fattibilità di altri interventi, invece, nutro dubbi personalissimi: il Ponte sulla Mausonia non serve a nulla, bisogna avere il coraggio di dirlo a Renzi, a D'Alfonso, e agli sponsor di questa folle operazione".
Renzi, concludiamo con lui, il premier-segretario così lontano dalla militanza politica di Benedetti: "Non sono un renziano: debbo riconoscere, però, che ha una forma di dialogo molto semplice, inconcepibile per la mia generazione. Sa comunicare bene il messaggio, il messaggio arriva a destinazione e questa è l'epoca dei comunicatori non degli intellettuali, purtroppo".