"Non posso nascondere la soddisfazione per quanto successo in questi tre anni che vengono coronati, oggi, con la mia elezione. Ora, attendiamo la nomina del Ministro: da quel momento, il GSSI avrà un Rettore in carica".
Raggiungiamo Eugenio Coccia nel suo ufficio, a qualche minuto dalla decisione del Senato Accademico del Gran Sasso Science Istitute che, riunito in prima seduta, l'ha eletto Rettore. Di certo, non si tratta di una sorpresa; d'altra parte, sottolinea Coccia, "quando un'Università forte ha un candidato voluto da tutti i docenti della comunità, diventa poi facile avere un esito scontato alle elezioni. La prendo come un'ulteriore responsabilizzazione: di fatto, mi trasferisco dal mio posto di professore ordinario a Roma 'Tor Vergata' e vengo qui a giocarmi il futuro, con l'intenzione di selezionare i migliori talenti e di creare un ambiente stimolante, sano, senza preclusioni, che consideri soltanto il merito".
Già direttore dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN, dal 2003 al 2009, tra i fondatori e direttore del GSSI nel triennio sperimentale dell'Istituto, Coccia è fisico sperimentale molto conosciuto, e apprezzato, per la sua attività nella fisica astroparticellare e nella ricerca delle onde gravitazioni. E' tra gli autori della loro recente scoperta e delle prime osservazioni dirette dei buchi neri.
La sua elezione a Rettore è un ulteriore passo del Gran Sasso Science Institute verso il primo anno accademico da Scuola Universitaria Superiore a ordinamento speciale, come è stato riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione con decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 giugno scorso. Ora, andrà formato il Consiglio d'Amministrazione: verrà, poi, la nomina del direttore generale, e soltanto in quel momento l'Istituto potrà dotarsi di un servizio di tesoreria e istruire i primi, necessari, concorsi.
Coccia, però, non può che guardare indietro, ai tre anni sperimentali suggellati dalla positiva valutazione dell'Anvur. "E' stato un percorso caratterizzato da alcune prerogative che non tutti hanno colto a pieno: la trasparenza del percorso compiuto, innanzitutto. Il GSSI non è un Istituto nato su iniziativa di questa Istituzione o di quell'altra: si tratta di un progetto avviato, con il consenso di tanti, quando l'OCSE è giunta a L'Aquila, su iniziativa del Ministro dell'Economia di allora, a valutare i progetti più interessanti per rilanciare il territorio a seguito del terremoto. Trovarono che il progetto di una Scuola di dottorato internazionale fosse interessante, in questo senso, perché basato su eccellenze del territorio che già c'erano, e penso ad alcune punte dell'Università dell'Aquila, ai Laboratori del Gran Sasso. E' stata questa eccellenza esistente che ha dato credibilità al progetto e che ci ha fatto promuovere dall'OCSE, prima di arrivare all'attenzione del mondo politico e del Governo".
Dopo di che, e ci tiene a ribadirlo, il neo-rettore, "non siamo andati avanti per forza di inerzia. E' stata istruita una legge che ci ha finanziato per tre anni e, dopo la sperimentazione, sottoposti ad un giudizio dell'Anvur: è la prima volta che succede in Italia. Se il giudizio non fosse stato positivo, avremmo smesso: ci siamo messi in gioco, è stata una scommessa". Scommessa vinta, se è vero che "a seguito di una valutazione particolareggiatissima, i risultati ottenuti sono stati giudicati molto positivi".
Soltanto a quel punto, è arrivata la stabilizzazione: "Nessuna Istituzione di alta formazione è nata in questo modo e credo si tratti di un prototipo molto interessante, per il futuro".
Nel primo triennio sperimentale, il GSSI ha ricevuto circa 2000 domande da tutto il mondo per accedere ai suoi quattro corsi di dottorato e oggi, con i suoi 120 dottorandi, di cui il 50% proviene dall’estero, è l’Istituto più internazionalizzato d’Italia. "Ci siamo messi sul mercato con le nostre 4 'gambe', come le definiamo: la fisica astroparticellare, legata, in particolare, alle ricerche dell'INFN, dunque alla materia oscura, ai neutrini, alle onde gravitazionali; la matematica, applicata alle scienze naturali, sociali e della vita; la computer science, e non è necessario sottolineare quanto sia pervasiva questa branca oggi; infine gli studi urbani, declinati d'ora in poi come urban studies and regional science: si tratta del più trasversale, originale, tra i percorsi di dottorato che promuoviamo. Ebbene - sottolinea Coccia, con soddisfazione - abbiamo ottenuto 550 domande il primo anno, 650 il secondo, circa 750 il terzo e posso annunciarvi fin d'ora che, per il prossimo anno accademico, supereremo i numeri degli anni passati. Per metà, le domande arrivano dall'estero, da Università tra le più prestigiose al mondo, da giovani che si sono laureati con il massimo dei voti. E' passato il messaggio che volevamo veicolare, di un Istituto di alta formazione, interdisciplinare, capace di regalare un ambiente di studio vivace".
In una città particolare, senza dubbio. "L'elemento città terremotata, in realtà, un poco lo temevamo", confida Coccia. "Non volevamo che studenti arrivati dalla Cina, dal Brasile o dalla Germania, vedendo L'Aquila, si pentissero della scelta. In realtà, è accaduto il contrario. Oltre che soddisfatti dal livello di preparazione, dalle possibilità future offerte dall'Istituto in termini di progetti e impiego, gli allievi si sono sentiti investiti di un compito ulteriore, sentono di fare qualcosa di importante per la città in cui vivono: un elemento che ha giocato certamente a nostro favore".
In questi tre anni, tuttavia, il GSSI è stato accompagnato da altre scuole speciali che hanno collaborato con l'Istituto, riconoscendo congiuntamente il titolo di dottorato di ricerca, e in particolare la Sissa di Trieste, il Sant'Anna di Pisa, l'IMT di Lucca. "Ora siamo soli, andiamo in mare aperto", riconosce il neo-rettore che ribadisce, però: "Elementi di ottimismo non mi mancano". E uno di questi elementi "è la sinergia, lo spirito di collaborazione che c'è con le altre Istituzioni del territorio: l'Università dell'Aquila, con cui c'è sintonia d'intenti sugli obiettivi da perseguire, e i Laboratori del Gran Sasso, l'INFN, il nido che ci ha fatto crescere".
Eppure, c'è chi non è affatto convinto che il GSSI possa collaborare in sinergia con l'Univaq, chi sostiene che, in realtà, L'Aquila non possa permettersi due Atenei, due Università. "Se L'Aquila vuole crescere, andare nella direzione di una sempre maggiore attrattività, se vuole che una componente importante del proprio profilo economico venga dall'alta formazione e dalla ricerca, non può che proseguire su questa strada. Anzi, spero non sia finita qui. Se si va a Pisa, a dire di chiudere la Normale, si viene presi per matti: è chiaro che si tratta di un valore aggiunto, per la città. Nessuno si sognerebbe mai di dire che la Sissa a Trieste è solo un di più, che si è fatto male ad aprirla, perché si autoalimenta, si sostenta proprio dei giovani talenti che lavorano, creano sinergie, collaborazioni, che permettono la nascita di nuova imprenditoria".
Coccia non manca di rivendicare, poi, il ruolo svolto in città dall'Istituto, in questi anni. "Siamo stati l'unica sala cinematografica del centro storico; abbiamo ospitato incontri e scuole di formazione; abbiamo organizzato 3 Forum sulla città del futuro, che hanno visto la partecipazione di cittadini, associazioni e Istituzioni. Abbiamo cercato di essere l'ambiente in cui andare a riflettere, sullo sviluppo futuro dell'Aquila e del territorio. Non possiamo che rafforzare il nostro impegno, in questo senso".
Pensa già ad altro, però. I primi allievi otterranno, nei prossimi anni, il titolo di Dottore di ricerca, con un progetto originale. "Cosa faranno, andranno a spasso o avranno già un posto, un'altra Istituzione pronta ad accoglierli, dove gli si offre un'opportunità di lavoro? Su questo verremmo giudicati, in futuro", riflette Eugenio Coccia. "Sarà questa, la nostra prossima valutazione".