Venerdì, 28 Ottobre 2016 00:01

Cialente: "Sì a Referendum". Poi, alla sinistra dem: "PD si riprende con le idee"

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Voterà Si.

Fino ad oggi, era rimasto un poco in disparte: nessuna dichiarazione pubblica, non si era visto agli incontri organizzati a L'Aquila per spiegare le ragioni del Si e del No alla riforma costituzionale. Anche Massimo D'Alema - si racconta - ospite del comitato Scelgo No, l'avrebbe 'accusato' di cincischiare.

E invece, "ho sciolto il nodo due giorni fa", ci confida Massimo Cialente. "Il 4 dicembre voterò Si. Ho compiuto una riflessione molto approfondita: d'altra parte, le mie scelte sono sempre state dettate da scienza e coscienza. Ho avuto la fortuna di poter fare politica in assoluta libertà, senza pensare a posizionamenti personali, di convenienza. Alla Camera, nel 2001, votai contro la guerra in Afghanistan, fummo in pochi tra i banchi del centrosinistra, additati come traditori del Paese: penso che la storia mi abbia dato ragione. Ero contro la nascita del Partito Democratico, e non credo sia stata una scelta azzeccata: piuttosto, ho sostenuto la nascita del partito di Sinistra Democratica e, sono convinto, la storia politica del Paese sarebbe stata molto diversa. Fui contrario all'idea della Sinistra Arcobaleno che, infatti, abbandonai a tre giorni dalla nascita. Per oltre un anno e mezzo, anche dopo il terremoto, ho fatto il sindaco senza partito".

Una lunga premessa per dire che "sono sempre andato avanti con la mia testa e la mia coscienza, credo che la politica sia soprattutto un fatto di coscienza. Sarà così anche stavolta".

Cialente è convinto che il voto del 4 dicembre vada scisso dal destino politico di Matteo Renzi - "il premier ha sbagliato a personalizzare il referendum, tradito, forse, dalla troppa sicurezza: la riforma della Costituzione è affare molto più serio del destino politico di ciascuno di noi" - e non mette in relazione la riforma Boschi con la legge elettorale. "Se il fronte del No fosse davvero preoccupato da una deriva autoritaria, nel combinato disposto tra riforma e Italicum - sottolinea - avrebbe i numeri, in Parlamento, per modificare la legge. A me fa schifo che, in ogni collegio, il capolista sia bloccato, ossia scelto dai partiti: è una vergogna essere nominati parlamentari, come accaduto a me, tra l'altro, la seconda volta che sono entrato in Parlamento, in quota minoranza Ds. Mi domando: come mai il fronte del No, che va da Sel all'estrema destra passando per i grillini, non ha pensato di modificare la legge elettorale? Ve lo dico io: a tutti i partiti sta bene che i capolista siano bloccati. Per quel che mi riguarda, sarei per tornare al Mattarellum, con cui sono stato eletto la prima volta alla Camera dei Deputati, e toglierei pure il sistema proporzionale, che serviva a garantire i politici che, in Parlamento, dovevano assolutamente starci".

Dunque, il sindaco dell'Aquila entra nel merito della riforma. "In questi anni, penso di aver capito molto, del Paese: l'ho visto rispondere, infatti, ad una grave emergenza e posso dire con certezza che non ce la fa più. L'Italia non ha futuro: è avvolta in una grande cupola soporifera, fatta di interessi trasversali, di lobby del grande potere istituzionale, che badano ai propri affari e, così, stanno immobilizzando il paese. Vogliono che nulla cambi, perché la situazione sta bene a tutti: alla politica, alla magistratura, alle grandi imprese e organizzazioni, ai sindacati. Ogni cambiamento, anche il più piccolo, viene avversato dalle lobby. E' successo anche a L'Aquila: da sindaco, ho provato a modificare alcuni meccanismi e ho visto la resistenza dei vari portatori di interessi".

La riforma non è la migliore possibile, Cialente non fa fatica a riconoscerlo, "ma è necessario iniziare ad invertire la rotta", ribadisce. "Non posso più accettare il bicameralismo perfetto, che i due rami del Parlamento facciano la stessa cosa, con una proposta di legge che va dalla Camera al Senato per tornare alla Camera e finire, di nuovo, al Senato in lettura definitiva. Considerato che, oramai, ci sono anche maggioranze diverse, ai due rami del Parlamento, aumentano pure i ricatti che alcune forze politiche, e persino correnti di partito, possono esercitare".

Eppure, i tempi d'approvazione di una legge, in Italia, non sono così lunghi. "Certo, si va avanti a colpi di decreti e richieste di fiducia", ribatte Cialente. "Le leggi d'iniziativa parlamentare, prerogativa di un paese democratico, non hanno futuro. Con la riforma, il Senato si trasforma invece nella camera delle autonomie locali, sul modello europeo".

Certo è che, così, si 'regala' l'immunità anche ai sindaci - almeno, a coloro che andranno in Senato - e ai consiglieri regionali che di guai giudiziari, in questi anni, ne hanno vissuti parecchi, da Nord a Sud. "Non la vedo negativamente, anzi: in questo momento storico, il rapporto tra Magistratura e Politica è malato. Nessuno lo dice, ma è un dato di fatto: quale sia l'agente patogeno non so dirlo, ma la relazione non è sana e la vicenda romana ne è stata esempio eclatante. Detto ciò, sta ai Parlamentari gestire il diritto all'immunità: in un Paese civile, un parlamentare che dovesse 'salvare' un collega che ha compiuto un reato non dovrebbe essere più eletto dai cittadini. C'è anche una responsabilità dell'elettore".

A convincere il sindaco dell'Aquila, però, è - più di ogni altra cosa - la riforma del titolo V, la ridefinizione cioé del rapporto Stato-Regioni:  "Non è possibile che 20 Regioni, tra l'altro uno dei problemi del Paese perché rappresentano grandi centrali di costo, abbiamo ciascuna una politica turistica, una politica sanitaria, una politica del trasporto pubblico. E' arrivato il momento di mettere ordine. E quindi, le Province andrebbero abolite; gli stipendi dei consiglieri regionali dovrebbero essere equiparati a quelli dei sindaci del capoluogo. Tra l'altro, la storia dei compensi è ridicola: basterebbe tirare fuori dai cassetti la proposta che avanzai ai tempi in cui sedevo alla Camera: se scegli di far politica a tempo pieno, lo stipendio è equiparato alla media delle ultime tre denunce dei redditi, con rimborso dietro rendicontazione".

Cialente lo ripete di nuovo: la riforma non è, di certo, la migliore possibile ma se potrà funzionare da detonatore per avviare dei cambiamenti farà soltanto del bene al Paese, aggiunge. "Che poi - si domanda - dovesse vincere il No, cosa accadrebbe? Dovesse cadere Renzi, ho sentito parlare di soluzioni governative affidate a tecnocrati e mi è bastato Mario Monti. Non è questo il punto, però: ne ho parlato con D'Alema, gli ho chiesto chi e come dovrebbe occuparsi di riformare la Costituzione. Non lo farebbe nessuno, a meno di non mettere intorno al tavolo Brunetta, Tremonti, Verdini e Berlusconi. E' necessario smuovere il Paese, e farlo subito".

Poi, il sindaco dell'Aquila lancia la sfida alla sinistra dem, per lo più contraria alla riforma costituzionale. "Sono un uomo di sinistra e credo di interpretare la voglia di cambiamento della sinistra che dovrebbe sempre porsi il problema di cambiare il mondo che ci circonda facendo la cosa giusta nella situazione data. Sono contro una certa sinistra, però, convinta che la situazione data sia quella degli anni '70: nutro nostalgia per quegli anni, ma il mondo è profondamente cambiato. Dunque, dovremmo essere noi a proporre, subito, una riforma seria dell'Italicum, presentandola nelle piazze, parlando con la gente. E poi, dovremmo iniziare ad affrontare i problemi veri del Paese".

Quali? "Innanzitutto la burocrazia, che può uccidere: un problema che si preferisce non trattare perché, politicamente, non è conveniente andare a toccare tutta una serie di figure apicali; e ancora, la riforma del Codice degli appalti: è, o no, capace di far correre il Paese? Sono il primo ad avere appalti ultra-bloccati; l'altro problema vero è la giustizia civile: un Paese dove un processo civile dura 15 anni non è competitivo".

Che la sinistra dem, insomma, inizi a sciogliere i nodi veri del Paese. "Sono convinto - ad esempio - che ci siano dei cittadini che non possono lavorare fino a 65 anni. Ci sono lavori usuranti, cominciamo a definirli. Fare l'infermiere è usurante se svolgi turni di notte, non se stai in qualche laboratorio; fare il militare è usurante se stai in missione, non se sei impiegato di distretto; fare l'insegnante di scuola materna è usurante, non credo lo sia insegnare al Liceo; fare il rianimatore è usurante, il medico di reparto non così tanto. Siamo in un'epoca di vacche magre: o cominciamo a fare delle scelte, oppure non ne usciamo. Questa è la sinistra del futuro: la sinistra non dovrebbe preoccuparsi di mantenere lo status quo, deve occuparsi di chi verrà dopo. So che i miei figli saranno più poveri di me, ed è insopportabile. Questi temi, vogliamo iniziare a porceli? O il problema è chi amministra la ditta? La ditta non ce la riprendiamo con uno scontro di questo tipo, il Partito Democratico ce lo riprendiamo con le idee".

Cialente voterà Si, dunque, con la speranza che il Si "possa provocare una serie di reazioni a catena, a partire da una presa di coscienza dei cittadini cui chiedo di informarsi, di leggere la riforma che andremo a votare, perché non si può scegliere semplicemente pro o contro Renzi che, ripeto, ha commesso un errore gravissimo a personalizzare il referendum".

Ma non teme, il sindaco dell'Aquila, che una vittoria del Si possa rafforzare proprio Renzi, la sua idea centrista di partito, isolando, ancor di più, quella sinistra di partito che sente di rappresentare e che vorrebbe si riprendersse il partito? "Sarebbe lo stesso se vincesse il No", risponde categorico. "Per come alcuni dirigenti, d'un verso e l'altro, hanno montato la cosa, non so proprio cosa accadrà il 5 dicembre: non vorrei si arrivasse ad una scissione. Detto questo, la politica non è fatta dal potere che assume l'uno o l'altro esponente, è fatta dalla capacità di penetrare nella coscienza del Paese. I partiti dovrebbero tornare a discutere tra la gente, i politici a metterci la faccia, come alcuni di noi già fanno: la politica è battaglia d'idee su temi che toccano la pelle della gente. Oggi chi parla ai giovani veramente? Chi è che offre una prospettiva futura? A L'Aquila, ho fatto una scelta e in molti hanno pure ironizzato: ho deciso di mettere soldi sullo sviluppo del turismo. Un sacco di ragazzi carichi di entusiasmo hanno accolto la sfida, mi hanno anche mandato a quel paese: io sono andato pure a quel paese, ma loro si sono mossi e stanno facendo quello che speravo facessero. Questo significa fare politica: pure vincesse il Si, continuerei ad essere critico, non cambierei atteggiamento. Voglio sapere, piuttosto, quali sono le proposte della sinistra italiana ed europea per smuovere un paese immobile, bloccato, in cui non esiste più meritocrazia".

Ultima modifica il Venerdì, 28 Ottobre 2016 17:07

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