E' tra i nomi che circolano negli ambienti politici cittadini. Prima, un poco sottotraccia; ora, in modo sempre più concreto. Si è fatto largo nelle ultime settimane, tra i dubbi del gruppo dirigente democrat intorno alla possibile candidatura a sindaco di Giovanni Lolli - il nome giusto, ad ascoltare Massimo Cialente e Stefania Pezzopane - che dovrebbe però lasciare Palazzo Silone, e così la rilevante posizione assunta dentro lo scacchiere politico regionale. In fondo, si tratta degli stessi dubbi che accompagnano l'ascesa di Pierpaolo Pietrucci, l'unico consigliere regionale aquilano dentro l'assise regionale.
Stefano Palumbo è tra i possibili candidati del Pd alle primarie, se si faranno - il dubbio è lecito, considerata la volontà delle forze di sinistra di non partecipare - e, dunque, alle amministrative 2017. "Prima di discutere eventuali candidature, andrebbe fatto un ragionamento sul programma di governo da presentare alla città per i prossimi 5 anni", smorza però i toni, ai nostri microfoni. "In campo, e per fortuna, ci sono tanti nomi spendibili: prioritaria, tuttavia, dovrebbe essere la costruzione di un percorso politico chiaro, con contorni e obiettivi ben definiti, principi e impostazioni coerenti che andrebbero, poi, 'soltanto' interpretati dal candidato che si riterrà migliore".
Sulla definizione dei confini della coalizione, e figurarsi del programma di governo, il centrosinistra è impantanato nelle sabbie mobili del referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo che potrebbe sparigliare le carte al livello nazionale e, di riflesso, locale.
Palumbo poco comprende, però - e sopporta - l'attendismo di queste settimane. "La posizione politica del Pd aquilano in merito alle prossime amministrative è cristallina - ribadisce a NewsTown - e nota ormai da tempo: rafforzare ed ampliare la coalizione che ha governato negli ultimi 10 anni, in luogo dell’autosufficienza, che è stata teorizzata e viene praticata altrove. Queste erano le basi su cui poggiava 'Progetto L’Aquila', una proposta che non aveva - e non ha - nulla a che vedere con valutazioni di convenienza elettoralistica ma che nasce dalla ferma convinzione che la fase più delicata della ricostruzione, quella del rilancio sociale, economico e culturale della città, debba passare da una visione collettiva, la più ampia possibile, facendo del pluralismo un valore".
Un percorso chiaro ma oggettivamente antitetico rispetto alle dinamiche nazionali che, nei fatti, hanno raccontato la fine del 'progetto' ulivista. "Se con il termine centrosinistra ci si riferisce a quella esperienza, allora si - riconosce - non posso che concordare con chi afferma che il centrosinistra, nei fatti, non esiste più; ma questo purtroppo non cancella il disperato bisogno, oggi ancor più pressante, di politiche di sinistra, non elimina la necessità crescente di dare risposte alle fasce più deboli che la crisi economica rende ogni giorno sempre più ampie".
A dire che "se è vero che il centrosinistra locale non è, e non può essere, completamente 'schermato' rispetto ai riflessi che il referendum produrrà a livello locale, è vero anche che non può restare indifferente ai problemi che affliggono il territorio, amplificati dagli effetti del terremoto". Insomma, "le difficoltà a stare insieme valgono sia per il PD, che altrove segue modelli diversi da quello proposto a L'Aquila, sia per gli altri partiti di coalizione, scomparsi tuttavia in altri territori nel tentativo di andare per conto proprio".
C’è un elemento però che fa dell’Aquila un'eccezione, aggiunge il capogruppo democrat: "La ricostruzione, questo è il vero collante che ci tiene uniti". Dunque, "l’attuale coalizione dovrebbe sentire sulle proprie spalle la responsabilità di portare a termine il difficilissimo lavoro iniziato nel 2009, rivendicando con orgoglio le tante battaglie combattute (e vinte) per il diritto alla ricostruzione e avendo la sana ambizione di veder realizzato quanto finora pianificato o messo in cantiere. Nel 2022 sarà praticamente ultimata la ricostruzione dei centri storici, col tunnel intelligente la fibra ottica arriverà fin dentro le abitazioni, vedrà la luce il bellissimo parco di Piazza d’Armi, saranno terminate tante opere pubbliche, comprese le scuole, ci si muoverà anche in metro o in bici sulle piste ciclabili. Ci sono tante cose di cui andare fieri".
Palumbo è consapevole che non basta, tuttavia. E richiama quei valori di sinistra, prima soltanto evocati, che dovrebbero tenere insieme la coalizione, anzi allargarla ad altre forze civiche, per evitare che siano il Movimento 5 Stelle o le destre, in Italia come a L'Aquila, a dare risposta a domande che sono di sinistra, che dovrebbero impegnare la sinistra. "Ad unirci, dovrebbe essere la visione con cui affrontare la sfida di ricostruire una città più equa, più solidale, una città capace di offrire opportunità a tutti e non a pochi, che riscopra nel lavoro lo status attraverso il quale si realizza la partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale; principi che sono pilastri della nostra costituzione, che fanno parte del DNA della sinistra e sui quali andrebbe rifondata l’identità di un’intera comunità".
Dunque, l'appello alle forze della coalizione e così alle altre forze civiche, un appello che suona come un invito a 'venir fuori', a confrontarsi: "Bando ai tatticismi, il nostro obiettivo non può essere semplicemente quello di vincere di nuovo le elezioni, ma governare la fase della ricostruzione più delicata, quella decisiva per il futuro delle nuove generazioni". La discussione necessita di un’evoluzione, di un salto di qualità, oltre il referendum. "Incontriamoci, confrontiamoci, apriamoci all’esterno e tutti insieme costruiamo il recinto dei valori entro il quale definire qualsiasi altra azione, dalla stesura del programma alla sua successiva attuazione con l'individuazione del candidato giusto a farlo".
Una sorta di 'manifesto progressista per la ricostruzione dell'Aquila', questo ha in mente Palumbo: "Si riparta da lì".