"La mia attività commerciale è in regola, dopo l'apertura ho superato i controlli della Asl e dei Nas che mi hanno addirittura fatto i complimenti per le condizioni del mio locale, ho l'autorizzazione all'occupazione temporanea di suolo pubblico e ho clienti affezionati soddisfatti della qualità dei prodotti che vendo".
A parlare è Mohamed Elmakawi, titolare del negozio di ortofrutta presso il centro commerciale Amiternum, nella periferia ovest dell'Aquila, dove la mattina del 18 luglio, dopo un blitz di Asl e Nas è stato disposto il sequestro e la distruzione di quaranta quintali di frutta e verdura perché "esposti in luogo aperto e ad agenti inquinanti ed atmosferici".
Un intervento che, secondo il titolare, più che finalizzato a garantire il rispetto della normativa in tema di disciplina igienica della vendita di sostanze alimentari, sarebbe da interpretare come una sorta di ritorsione ai danni di chi, come lui, lavorando onestamente, commercializza merce di qualità a prezzi altamente competitivi.
E' opportuno precisare che, nella stessa giornata del 18 luglio, come riportato da alcune testatelocali, anche l'ortofrutta suk di viale della Croce Rossa è stato oggetto di un intervento dei Carabinieri a seguito del quale è stato disposto il sequestro e la distruzione di frutta e verdura. "Non conosco i gestori di quell'ortofrutta – ha affermato al riguardo Mohamed – ma hanno probabilmente una situazione diversa dalla mia". Dopo otto anni di esperienza nel settore - prima di arrivare all'Aquila possedeva un negozio a Roma - Mohamed sa bene quali siano le normative che regolano la sua attività e le autorizzazioni da possedere per svolgerla.
"Prima che il personale Asm procedesse alla distruzione della merce, non è stato effettuato alcun accertamento tecnico per verificare il reale stato di conservazione dei prodotti", ci racconta il gestore dell'ortofrutta. Inoltre "se il rischio per la frutta che si trova all'esterno del negozio è che sia esposta a smog e gas inquinanti, perché sequestrano la mia merce che si trova all’interno di un parcheggio di un centro commerciale e sotto gazebo che la proteggono dal sole, e non quella di venditori ambulanti posizionati lungo le strade?" si chiede. E, mostrandoci il documento rilasciato dal Comune dell'Aquila lo scorso 31 marzo, aggiunge: "L'ente, su istanza pervenuta il 15 dicembre 2016, mi ha accordato l'utilizzo temporaneo di suolo pubblico. Si tratta di 5 mq che, secondo quanto disposto dai documenti che mi sono stati rilasciati dal settore Risorse finanziarie può essere occupato – legge dal documento ndr - a mezzo di gazebo e pallet con prodotti ortofrutticoli occorrenti per l'esposizione e la vendita di prodotti ortofrutticoli e ciò per il periodo corrente dal 22.12.2017 al 01.12.2017, e precisamente in Via Enrico Fermi".
Per Mohamed, dunque, il vero problema è che la buona riuscita della sua attività commerciale abbia infastidito qualche commerciante che si è visto perdere parte della clientela: "Ho sempre lavorato onestamente, passando da una media di 40 clienti durante il primo mese di attività a quasi 400 clienti al giorno dopo otto mesi. I miei prezzi sono bassi e la frutta è buona tanta gente ormai viene solo da me, questo deve aver infastidito qualcuno". Per di più, precisa, "il sequestro è stato disposto dietro segnalazione di un presunto cliente che ha fotografato la frutta esposta fuori dal negozio in condizioni igieniche, secondo lui, non idonee. Sono stati i funzionari della Asl a mostrarmi questa denuncia, precisando che dopo la segnalazione erano tenuti ad intervenire".
A sostenere la tesi del presunto "giro di vite a danno esclusivo dei cosiddetti suk" comparsi recentemente in città, sono anche i molti cittadini che, diventati clienti affezionati, li considerano affidabili e onesti sotto il profilo del rapporto qualità-prezzo. Di contro, l'eccessiva competitività dei prezzi di questi rivenditori, molto inferiori rispetto alla norma, alimenta in molti anche un certo scetticismo soprattutto in fatto di tracciabilità dei prodotti. "Non ho problemi con la tracciabilità – assicura Mohmed – ho tutti i documenti in regola. Compro la merce a Roma, al mercato generale, e assicuro che molti all'Aquila si riforniscono lì. Se riesco a guadagnare vuol dire che i miei prezzi sono giusti".
Più che i 4mila euro di merce distrutta dal personale dell'Asm, ciò che preoccupa Mohamed ora è l'eventuale perdita di clienti conseguente al danno di immagine subìto. "Cosa penserà chi ha visto la Asl intervenire nel mio negozio? Il fatto che io sia straniero alimenta anche certi pregiudizi nelle persone. Ho l'impressione che in questo Paese chi lavora tanto e bene non abbia futuro. Se è così, non mi resta che tornare in Egitto".