“Stiamo rischiando di assistere alla scomparsa del centrosinistra in Italia, e gli scenari europei confermano la tendenza; non lo dico in forma assolutoria, sia chiaro, bensì con crescente preoccupazione: fosse stata una sconfitta tutta italiana, dovuta alle politiche sbagliate del gruppo dirigente di Matteo Renzi, si sarebbe potuto semplicemente cambiare linea politica. Al contrario, c’è un tema di fondo enorme e penso che non siamo in grado di trovare risposte ora, a venti giorni dalla sconfitta: c’è bisogno di un lunghissimo periodo di discussione e riflessione”.
Parole di Stefano Albano, segretario comunale del Partito Democratico, alla prima intervista a seguito della cocente sconfitta elettorale dem alle politiche del 4 marzo scorso.
Albano è convinto che il centrosinistra europeo viva una sorta di smarrimento valoriale: “se sulla vicenda greca Spd, il partito socialdemocratico di Germania, ha avuto posizioni assolutamente affini al Partito Popolare europeo, se il Partito socialista francese, sulla vicenda migrazione, è più vicino alla Lega di Salvini che al Pd, se si fa un confronto col dibattito italiano, è chiaro come ci sia stata una rincorsa delle forze progressiste a posizioni di destra: tuttavia, tra la copia e l’originale l’elettorato sceglierà sempre l’originale”.
Tornando ai dem, “il gruppo dirigente nazionale non ha voluto cogliere fino in fondo alcuni segnali, pure chiarissimi, di una questione sociale monumentale che stava esplodendo in Italia; già il referendum del 4 dicembre aveva rappresentato una radiografia chiarissima del malessere sociale che viveva il paese. Purtroppo, c’è stato uno scollamento con i luoghi della sofferenza, si è preferito arroccarsi all’interno e chiamare il partito all’ennesima conta, il congresso; negli ultimi due anni, non abbiamo fatto altro che contarci, abbiamo continuato a contarci senza discutere, e il rischio è che prima o poi non ci sarà più niente da contare”. In questo senso, Albano è convinto che il Movimento 5 Stelle abbia vinto le elezioni per aver proposto “soluzioni finte a problemi, però, tremendamente reali: il tema della solitudine è gigantesco, generazionale, e proprio i giovani meridionali hanno reso così eclatante il successo dei pentastellati al sud. E’ evidente che c’è una sensazione d’abbandono, che i giovani si sentano soli con la paura di non farcela: come Partito Democratico abbiamo parlato troppo di merito e meritocrazia ad una generazione che sente di non avere alcuna possibilità d’emergere; d’altra parte, l’unico ammortizzatore sociale è la famiglia e, dunque, alla favoletta che si parte tutti alla pari non crede più nessuno. Il Movimento 5 Stelle ha fatto una proposta demagogica, certo, il reddito di cittadinanza, ma ha risposto, così, all’esigenza dei giovani di essere rassicurati, di sentire che c’è uno Stato che non li abbandona. Se Theresa May, nel Regno Unito, ha sentito il bisogno di dedicare un Ministero alla solitudine sociale – e non parliamo certo di un’anarco insurrezionalista – forse c’è un tema profondo da affrontare, che riguarda l’Occidente e l’Europa, più in generale”.
La sinistra, per sua stessa caratteristica, dovrebbe far leva sulla speranza, concreta, di chi si ‘rompe’ la schiena per assicurare migliori condizioni di vita per sé e per la famiglia: “questa speranza in giro non si respira più”, sottolinea Albano. “C’è rabbia, disillusione, e credo che Lega e M5S abbiano avuto la capacità di incanalarla contro il potere, e il potere, negli ultimi anni, è stato esercitato dal Pd, a tutti i livelli”. Destra e la sinistra, però, sono categorie nient’affatto superate, “è un problema che ci poniamo soltanto noi – tiene a ribadire il segretario cittadino dem – a destra, si sta rilanciando un identitarismo sfrenato; destra e sinistra, però, sono categorie che esistono in natura, sta ai singoli, alle forze politiche interpretarle. Lo dice Norberto Bobbio, non Stefano Albano. Per questo resto convinto che non si tratti soltanto di rifondare il Pd, ma il centrosinistra più in generale: per farlo, non basta il perimetro del partito, c’è più partito fuori che dentro, il grande sforzo è riconnetterci con l’area culturale e valoriale di centrosinistra; tanti non guardano al Pd, o ci hanno guardato e se ne sono andati, dobbiamo uscire dal partito e andare a riprenderli, portare dentro nuove energie”.
Come farlo, è un altro dei nodi da sciogliere: “sento che c’è chi sta teorizzando che il Pd debba spostarsi ancora più a destra, aggredendo i voti moderati di Forza Italia; sarebbe un suicidio”, l’affondo che suona come una stilettata ad Americo Di Benedetto che, ai nostri microfoni, aveva parlato di via macronista. Tra l’altro, “le elezioni del 4 marzo dimostrano che i moderati non esistono più, il voto si è assai radicalizzato. Di questo dovremmo discutere: pensiamo si debba guardare a destra o tornare a volgere lo sguardo verso il centrosinistra? Crediamo di dover rifondare il centrosinistra come coalizione allargata o, tutto sommato, la tesi dell’autosufficienza l’abbiamo soltanto declinata male? E ancora: siamo persuasi che il Pd debba assecondare la deriva liberale oppure che debba riconnettersi con i luoghi del disagio e della sofferenza? Questi sono i nodi da sciogliere”. E per farlo, “è bene stare all’opposizione – chiarisce Albano – non potrà che farci bene”.
Dal livello nazionale al livello regionale, c’è una fase delicata che attiene alla fine del mandato di Luciano D’Alfonso: come gestirla? “Il governo regionale ha fatto cose importanti, in questi anni, mostrando la capacità di reperire risorse pure in tempi di tagli ai trasferimenti statali; l’esecutivo, però, ha interpretato la sua azione concentrandosi sulle infrastrutture, per lo più: ebbene, c’è una straordinaria prateria che attiene al sociale e alla cultura cui prestare attenzione. Il vice presidente Giovanni Lolli ha delineato l’ultima fase della legislatura su tre cardini: sanità, lavoro e sociale; penso che sia la strada giusta, così come sono convinto che non possano gestirla soltanto gli uomini della nostra giunta, c’è bisogno di un grande collettivo, di una grande comunità”. Altro nodo, la coalizione: “in vista delle regionali, è chiaro si dovrà costruire un centrosinistra allargato; ma che tipo di coalizione abbiamo in mente? Sia chiaro, c’è civismo e civismo, non tutto il civismo è uguale: penso che il modello sia Nicola Zingaretti, che ha saputo mettere in campo un civismo che non era la moltiplicazione degli uomini del Pd che andavano a collocarsi altrove ma che guardava, piuttosto, alle migliori energie del territorio. Nel Lazio, il centrosinistra è stato così credibile da saperle attrarre. Dobbiamo guardare ad un civismo capace di allargare il campo del centrosinistra, non al civismo cui siamo stati abituati qui in Abruzzo”.
L’Aquila, infine; in città, il Partito Democratico ha ottenuto un risultato ancor più deludente che nel resto della Regione. Albano non lo nasconde: “Il Pd è andato male, in assemblea abbiamo analizzato il risultato e pensiamo ci sia bisogno di ripartire. Abbiamo avuto un congresso unitario all’Ance il 20 gennaio scorso, è stato profetico in un certo senso: in quella occasione, avevamo ribadito che era in corso una battaglia sul destino della città, tra chi ha in mente un capoluogo chiuso dentro le mura e chi immagina, invece, una città aperta ed accogliente. Le scelte dell’amministrazione, in questi 9 mesi di legislatura, parlano piuttosto chiaro: steso un velo pietoso sulla vicenda delle partecipate, con le spartizioni in atto tra le forze di centrodestra, la Giunta – fino ad ora – si è contraddistinta per la mozione sui crocifissi, quella sui presepi, per l’inno nazionale in Consiglio comunale e poco altro: mozioni identitarie che, tra l’altro, non hanno prodotto nulla. Vi chiedo: ci sono maggiori controlli sui fenomeni d’accattonaggio fuori dai supermercati? Ci avete mai sentito cantare l’inno nazionale prima dei Consigli comunali? Non hanno mostrato neanche la capacità di mettere in atto, concretamente, le proposte che avevano portato innanzi all’assise e che, sia chiaro, non c’entrano nulla con le vicende strategiche che attengono al rilancio della città. In questo quadro desolante, avevamo convenuto di riconnetterci ai luoghi del disagio in città. E’ arrivato il tempo di farlo, è emerso in modo unanime: ci sono state divisioni interne a seguito delle amministrative, scorie da smaltire; ora, non possiamo chiuderci di nuovo nelle nostre stanze per regolare i conti. C’è bisogno di un progetto di rilancio immediato che passa anche dal ruolo d’opposizione in Consiglio comunale che non abbiamo saputo svolgere come avremmo voluto, una opposizione, cioè, capace di mettere in campo un’agenda per una città aperta e accogliente. Per questo, subito dopo Pasqua chiameremo a raccolta le migliori energie per lavorare su dipartimenti tematici ad un progetto di città”.
Un’ultima battuta sulla così detta ‘anatra zoppa’ che, proprio in Consiglio, potrebbe sovvertire gli equilibri tra maggioranza e opposizione. “Si tratta di una vicenda giuridica”, taglia corto Albano; “la politica e l’amministrazione sono altra cosa: vediamo come evolverà la vicenda. Il punto, però, è un altro: la maggioranza è dilaniata da spaccature interne, e non fanno nulla per nasconderlo, anzi, abbiamo assistito a botte e risposte sulla stampa, ad una reprimenda del sindaco e persino all’irrituale dichiarazione di un parlamentare che è entrato a gamba tesa sulle scelte del primo cittadino, e tutto per questioni squisitamente di nomine, poltrone e posizionamenti. Intanto, viviamo una vera e propria impasse, non stiamo discutendo del futuro della città. In questo quadro, l’anatra zoppa ha fornito al centrodestra l’occasione per spostare l’attenzione, per gridare al golpe e provare a ricacciare, così, i problemi sotto il tappeto”.