Venerdì, 10 Agosto 2018 03:52

Cristina Donà in concerto a Rocca Calascio per Paesaggi Sonori. L'intervista

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Nel 2017 Cristina Donà, una delle più belle voci della musica italiana, ha festeggiato vent’anni di carriera. Era il 1997, infatti, quando usciva Tregua, folgorante debutto prodotto dal leader degli Afterhours Manuel Agnelli.

Un traguardo che la cantante milanese - artista versatile e dalla sofisticata vocalità – ha deciso di celebrare pubblicando un’edizione speciale dell’album – Tregua 1997-2007 Stelle buone - in cui le tracce originali sono state riarrangiate e risuonate con il contributo di giovani artisti emergenti.

All’uscita del disco è seguito anche un tour, che avrebbe dovuto concludersi a fine 2017 ma che è andato avanti anche nel 2018 e che domani, sabato 11 agosto, arriverà in Abruzzo, con un concerto molto speciale.

La Donà, infatti, si esibirà in un set acustico a Rocca Calascio, a 1460 metri di altitudine, nell’ambito del festival “Paesaggi Sonori”, la rassegna itinerante ideata da Massimo Stringini e Flavia Massimo, con l'intento di valorizzare, attraverso la musica, le bellezze naturalistiche e culturali d’Abruzzo.

Il live, già sold out, inizierà al calar del sole e sarà preceduto da una passeggiata che partirà dal vicino borgo di Santo Stefano di Sessanio.

Lei ha suonato spesso, in passato, in location particolari. Le era mai capitato di esibirsi a 1500 metri di altitudine?

No e questa è una delle tante cose belle che ti permette di fare il mio lavoro: vedere e visitare sempre nuovi posti, luoghi bellissimi come l’Abruzzo. Sono molto felice di avere questa opportunità, anche perché ormai da più di metà della mia vita vivo in montagna. Eventi come questo, che uniscono la musica alla bellezza del paesaggio, stanno ottenendo, da un po’ di tempo in qua, un grande coinvolgimento di pubblico e questo è un fatto particolarmente significativo perché vuol dire che c’è una desiderio di fruizione della musica e dell’arte in generale che riporta a una dimensione di maggior attenzione e interiorizzazione.

Che tipo di spettacolo sarà?

Dopo la conclusione del tour di Tregua, ho iniziato una nuova serie di concerti ai quali ho dato il nome di “Canzoni in controluce”. Ho avuto il desiderio, dopo aver suonato con una vera band, di semplificare il live facendo un po’ quello che mi capitava di fare all’inizio della mia carriera, ossia suonare con chitarra e voce, tornare a quell’essenzialità. Domani sarò accompagnata da un mio amico, Saverio Lanza, musicista e produttore con cui lavoro da più di dieci anni. Proporrò una selezione del mio repertorio, brani tratti dai primi album fino ad arrivare ai giorni nostri.

Quando uscì Tregua, il cantautorato rock ma in generale tutta la musica italiana era in un moment magico. Come vede il panorama attuale? Tra i nuovi cantautori, chi le piace?

Penso che ci siano un grande fermento e una grande voglia di produrre musica anche oggi. Intorno alla musica italiana c’è un pubblico numeroso e questo ovviamente mi fa piacere. Non a caso per la riedizione di Tregua, io e il mio manager, Gianni Cicchi, che poi è uno dei fondatori dei Diaframma, abbiamo deciso di rileggere le canzoni con musicisti della nuova generazione. Tra i nuovi cantautori, sono legata a Antonio Di Martino, apprezzo molto Brunori Sas e mi piace Levante. Ma ce ne sono molti altri ovviamente. Ogni giorno mi arriva qualche segnalazione, purtroppo non riesco a stare dietro a tutto.  

Nove dischi in vent’anni di carriera non sono molti se si guarda ai ritmi di pubblicazione vorticosi dell’industria discografica.  

Sono i miei ritmi. Ho bisogno di lasciar sedimentare, di capire di cosa voglio parlare, non è sempre facile per me avere chiaro la direzione che le canzoni devono prendere. E’ anche un modo per rispettare la mia natura. Dipende anche dall’età, ci sono dei momenti della vita in cui hai un’urgenza maggiore. Io, benché scriva giornalmente, ho sempre fatto fatica a tenere certi ritmi. Il mio pubblico è paziente e ha imparato ad aspettare. Io poi tra un disco e l’altro faccio tante cose, porto avanti mille progetti diversi e questo mi porta via molto tempo anche se mi dà nuova linfa per ciò che scrivo.

Il futuro della musica sono le piattaforme di streaming come Spotify?

Dobbiamo trovare un modo ottimale per utilizzare la tecnologia. La riproduzione gratuita della musica andrebbe regolamentata ma non è facile. Spotify paga gli artisti una miseria, ciò che arriva da queste piattaforme sono briciole, specie per i più piccoli. Bisogna far sì che cantanti e autori siano retribuiti perché continuino a scrivere, e bisogna spiegare al pubblico che acquistare musica è un gesto importante. Certo, ci sono i concerti e gli spettacoli dal vivo, che continuano a essere un momento fondamentale nella vita di un artista. Il problema è che per suonare dal vivo bisogna avere anche un certo seguito e non è sempre facile. Bisogna dire anche che c’è molta confusione, c’è una quantità di produzioni impressionante, è difficile orientarsi. In più il pubblico si concentra ormai più sulle canzoni singole che sugli album, oggi la fruizione della musica è una fruizione molto distratta. È tutto molto più disordinato, più confuso, anche se poi i ragazzi finiscono sempre per trovare il loro artista di riferimento. Però non c’è più il gusto di andare a cercare le cose perché sono le cose che trovano te e credo che questo magari tolga un po’ di valore all’arte.

C’è qualcosa che ancora non ha fatto e le piacerebbe fare?

Mi piacerebbe lavorare a una colonna sonora per un film di qualche regista italiano. E’ un’esperienza che prima o poi vorrei provare.

Ultima modifica il Venerdì, 10 Agosto 2018 09:48

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