Da qualche mese in città qualcosa di nuovo cattura il nostro sguardo nello spazio urbano. Sono i murales di Luca Ximenes, aquilano di 37 anni, l'autore di queste opere d'arte di strada. Due grandi disegni - sul muro di Collemaggio antistante il terminal, e su quello di Viale Ovidio davanti il circolo del tennis - che ritraggono il cantante londinese dei Clash Joe Strummer e il poeta italiano Edoardo Sanguineti. Entrambi di grande impatto visivo, queste opere sono esempi di street art come di rado si è visto in città. Anche perchè stavolta il Comune sotto l'impulso di alcune associazioni, ha messo a disposizione le mura.
"La street art è un modo per aumentare, almeno di una tacca, la qualità dell'immensa periferia anonima in cui ormai viviamo tutti i giorni e può contribuire a ricreare un minimo d'identità". Non a caso Ximenes fino a due anni fa faceva "solo" l'architetto. Poi in lui è esplosa la pittura: "dipingere mi viene spontaneo. La street art rispetto l'architettura è azione diretta, una possibilità immediata di agire sul contesto lavorando liberamente per strada, a fianco le persone".
Luca ci spieghi il perché di questi soggetti e la tecnica che hai utilizzato per ritrarli?
La scelta dei soggetti è stata dettata dalle richieste. I murales che ho fatto sono in qualche maniera opere su commissione da parte di associazioni culturali cittadine in occasione di determinati eventi. Il primo, che si è svolto a dicembre, è stato il festival "Stay free" in cui si celebrano le idee e la musica di Joe Strummer. Su questo tema già dato, si è intrecciata la mia visione artistica e la mia modalità rappresentativa. A Viale Ovidio invece per la manifestazione "La poesia manifesta" dedicata quest'anno ad Edoardo Sanguineti, mi era stato chiesto di disegnare qualcosa di attinente a questo poeta e, come nel caso di Joe Strummer, ho scelto il ritratto come base di partenza nella metodologia. In tutti e due i disegni è contenuto un messaggio che ho cercato di contestualizzare a secondo del luogo. Dal punto di vista rappresentativo entrambi i disegni hanno la volontà di sfondare la superficie su cui si trovano e ragionare in qualche maniera con lo spazio circostante. Questo è sicuramente uno dei miei punti fondamentali: l'integrazione dell'opera nell'ambiente.
Nel caso Sanguineti, l'idea di porre su due piani il volto che significato ha?
In questo caso il significato è quello di agire su un piano emotivo rispetto all'opera. Un'immagine che non si rappresenta completamente lascia un'idea evocativa e spazio ai meccanismi del cervello. Uno spazio di completamento in qualche misura virtuale, che secondo la mia ricerca dovrebbe attivare dei processi emotivi che arricchiscono l'opera.
Ci sono differenze significative tra un opera e l'altra e per quale delle due hai trovato più gusto nell'esprimerti?
L'approccio è stato molto simile. Sull'opera di Sanguineti, con una superficie maggiore a disposizione, c'è stata una maggiore ricerca nella composizione. In tal senso la presenza di più figure e il fatto di non avere un'immagine concentrata e focalizzata su un'unico punto di vista, mi ha consentito una ricerca diversa. Sanguineti potrebbe essere interpretato come una sorta di insieme di murales mentre quello di Joe Strummer, essendo di dimensioni più ridotte, ha avuto un lavoro maggiore sull'impatto diretto e sulla visione da un'unico punto di vista.
Sono due figure importanti che evocano "libertà" principalmente. Che cosa hai provato a realizzarle in maniera così ampia e libera sulle mura della tua città?
Lavorare sugli spazi pubblici della propria città è stato primo di tutto un onore. Poi, grazie alla consonanza tra la commissione e la mia visione culturale, per me è stata un'occasione di approfondimento di questi personaggi dal mio punto di vista. Sopratutto mi è sembrato significativo poter porre all'attenzione due figure di questo tipo proprio per il messaggio che si portano dietro e farlo utilizzando come forma di rappresentazione la street art che, per propria definizione, ha un bacino d'attenzione popolare. Ha anche una valenza divulgativa e didattica verso le nuove generazioni che magari non conoscono questi personaggi della cultura contemporanea e le loro idee, ma vengono attratte come nessun altro da questa forma d'arte.
Pensi di fare altre opere in città?
Mi piacerebbe continuare ad agire negli spazi autogestiti che sono idonei per la rappresentazione e a cui in qualche maniera mi sento vicino da un punto di vista ideale. Riguardo la città più in generale mi piacerebbe agire sul progetto c.a.s.e. sia personalmente, sia invitando degli amici. Questo per intervenire su quei non-luoghi che si sono venuti a creare dopo il sisma e che mancano completamente d'identità. Parlandone con la gente per strada mentre lavoravo, ho notato un sentimento ambivalente sul decorare i nuovi quartieri. Alcuni cittadini si sono opposti a quest'idea: mi hanno detto che il progetto c.a.s.e. è brutto, è una costrizione, e per questo non dobbiamo renderlo bello perché in tal modo gli si attribuisce un valore che prefigura una permanenza.
Tu che ne pensi?
Sinceramente penso che se una persona vive in un posto, anche se quel posto deve essere temporaneo, quel posto può essere migliorato anche con colori e rappresentazioni. La qualità della vita non deve essere solo futura ma anche attuale. Il discorso a cui accennavo prima è stato fatto da persone adulte che hanno una resistenza al progetto c.a.s.e. immagino che invece i giovani che ci vivono potrebbero trarne un beneficio, per quanto piccolo possa essere.
Cosa hai in mente?
Più che agire io, vorrei portare altri artisti e farli rapportare a questa realtà.
Qual è esattamente la differenza tra street-art e writing e come ti rapporti a quel mondo.
La street art è differente dal writing. Il writing ha una matrice legata alla cultura Hip hop, la street art ha una matrice legata all'arte in generale. Io riporto elementi che fanno parte della mia concezione artistica fatta di elementi figurativi che rientrano nella mia ricerca artistica personale tout-court. Poi li miscelo ad elementi d'arte più astratta e concettuale. Ciò che più mi interessa è questo ponte tra una rappresentazione più classica dell'arte - e che probabilmente prevede una maggiore capacità tecnica dal punto di vista della ricerca, quasi artigianale - e un'arte astratta che si muove su binari più concettuali. Attraverso questa unione si riesce a creare una buona forza d'impatto nell'immagine.
Un artista di street art molto conosciuto ultimamente è il londinese Bansky. Tu cosa ne pensi e ha avuto influenza su di te?
Bansky è diverso da quello che faccio io perché si basa sopratutto sul messaggio, ma al contempo anche sulla ricerca formale. Bansky probabilmente è un grande ritrattista quindi è un'artista completo. L'influenza c'è perché è stato forse il primo contemporaneo a riportare davvero l'arte per strada con un suo messaggio chiaro. L'arte contemporanea si era un po' chiusa nelle gallerie e risultava incomprensibile ai più senza uno studio approfondito. L'arte di strada invece è diretta e riesce a comunicare e ad essere compresa conservando anche una grande qualità. In questo modo l'arte può uscire dal rischio di musealizzazione e sopratutto tornare ad essere fruita da tutti e non solo dai pochi che hanno gli strumenti per permetterselo.