Sabato, 26 Aprile 2014 06:32

Rifugiati politici a Castel del Monte: quindici maliani ai piedi del Gran Sasso

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di Francesca Izzi e Mattia Fonzi - In queste settimane si stanno moltiplicando gli sbarchi in Sicilia. Migliaia di persone, provenienti dalle coste nordafricane, arrivano in Europa. Lunghissimi i viaggi della speranza da parte di tanti disperati e disperate, che si avviano in viaggi fortunosi sperando di trovare nel vecchio continente un presente e un futuro migliore. Alcuni di loro provengono da Paesi in guerra, in stato di agitazione o all'interno dei quali le persone vengono private delle proprie libertà personali. E' il caso, ad esempio, della Siria. Per questo molti migranti, una volta arrivati in Italia, iniziano l'iter burocratico per la richiesta di asilo politico. Dalla Sicilia, poi, vengono trasferiti nei vari centri di accoglienza attivi su tutto il territorio italiano. Anche all'Aquila vengono accolti e seguiti alcuni richiedenti asilo: ve ne abbiamo parlato lo scorso anno, in un nostro approfondimento sul Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) dell'Aquila.

Da quasi un mese, dopo gli ultimi numerosi sbarchi, è arrivato un altro gruppo di richiedenti asilo, oltre a quello già presente all'Aquila. Questa volta, però, la location è molto particolare. Quindici cittadini del Mali - Paese africano del sud Sahara occidentale - sono stati destinati al centro di accoglienza appena attivato a Castel del Monte, piccolo (circa 500 abitanti) e splendido borgo ai piedi del Gran Sasso d'Italia. Un'esperienza e un esperimento interessante, sia per i giovani ragazzi maliani, sia per la comunità di Castel del Monte. Un segnale indicativo di come il comprensorio aquilano, volente o nolente, si sprovincializzi ogni giorno di più.

Oggi, presso l'ostello comunale (ore 15), ci sarà un incontro di presentazione pubblica del nuovo centro di accoglienza, durante il quale il Comitato territoriale Arci L'Aquila - promotore dell'iniziativa e referente del progetto - spiegherà alla comunità i dettagli del percorso e il funzionamento della richiesta di asilo politico e umanitario. Tra i presenti, anche Andrea Salomone dell'Arci.

 

Andrea, perchè i rifugiati sono finiti proprio a Castel Del Monte?
L'amministrazione comunale ha dimostrato una grande disponibilità, mettendo a disposizione una struttura molto capiente e confortevole. Castel Del Monte, per quanto sia composto da appena 500 anime, conta ben dieci associazioni. Per questo ci è sembrato il luogo adatto per attuare una simile iniziativa.

Il grande afflusso di migranti nell'ultimo anno è stata definita "emergenza umanitaria". Come è stata gestita a livello locale?
Ci sono stati problemi con il ministero dell'Interno, che anzichè attivare dei progetti preesistenti in Italia per l'accoglienza dei rifugiati, ha pensato invece di chiamare le varie province per fronteggiare la situazione. Il Comitato Territoriale Arci, di cui faccio parte, gestisce già all'Aquila un progetto di accoglienza per i migranti.

Quale percorso hanno dovuto affrontare i ragazzi, prima di arrivare a Castel del Monte?
I quindici rifugiati vengono tutti dal Mali, il cui contesto è a dir poco problematico. Sono ragazzi giovanissimi, che nella maggior parte dei casi si sono trovati costretti a lasciare le loro abitazioni. Hanno attraversato il Niger e l'Algeria, prima di imbarcarsi verso Siracusa, dove sono rimasti per tre mesi; sono stati in seguito a Roma, dove hanno trovato ospitalità in un centro d'accoglienza della Croce Rossa per una settimana circa, prima di essere destinati in questi piccoli centri, tra cui quello di Castel Del Monte.

Come è stata l'accoglienza della comunità di Castel del Monte? Credi che i nuovi arrivati si integreranno bene con la popolazione del paese?
Un mese è ancora poco per dirlo. Al momento i ragazzi si dimostrano più sereni rispetto allo scetticismo iniziale. Piano piano si sono ambientati e trovati bene. I presupposti per un'ottima coesione sociale ci sono: i ragazzi stanno facendo i vari controlli previsti dall'iter burocratico, tre volte a settimana seguono lezioni d'italiano sotto la guida di una ragazza del paese abilitata all'insegnamento della lingua italiana per stranieri, frequentano la palestra. La domenica si recano al campo per vedere la partita: chiari esempi di integrazione o, quanto meno, buoni presupposti.

Gli abitanti del luogo hanno dimostrato solidarietà?
Già dal primo giorno dell'attivazione del centro, lo scorso 28 marzo, si è riscontrata una risposta positiva da parte della popolazione. Il periodo preso in considerazione è assai limitato, dall'attivazione del centro non è passato neanche un mese, qualsiasi considerazione potrebbe quindi risultare azzardata. Dal parroco ai cittadini sono stati lanciati input propositivi per la creazione di una rete solidale. L'incontro di oggi mira proprio a presentare in maniera più esaustiva alla cittadinanza le problematiche che risiedono dietro a un richiedente asilo: una fascia particolare di migrante. L'obiettivo è anche quello di creare sinergie con il territorio. Inoltre, della gestione quotidiana del centro si occupa un'operatrice dell'Arci dell'Aquila e un ragazzo che si è messo a disposizione, qualora dovessero emergere problemi. Per ora non ce ne sono, anzi.

Ultima modifica il Venerdì, 25 Aprile 2014 16:12

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