Mercoledì, 12 Agosto 2020 13:43

Incendi e rischio idrogeologico, Moretti: "Subito piani di evacuazione, no a progetti faraonici di riforestazione"

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Mentre si fatica ancora per spegnere gli ultimi focolai attivi su Monte Pettino, c’è un altro problema rispetto al quale il Comune e le altre istituzioni devono agire subito ed è il rischio idrogeologico.

A lanciare l’allarme è il professor Antonio Moretti, professore di Geologia all’Università dell’Aquila.

Gli incendi, spiega Moretti, distruggendo le radici degli alberi, fanno venire meno l'azione di ancoraggio del sistema pianta-suolo-roccia e tanto più è precario l'equilibrio preesistente (ad esempio in prossimità delle aree abitate edificate a valle d scarpate dove il suolo viene trattenuto proprio dalle radici delle piante) tanto più è concreta la possibilità che, in concomitanza di eventi piovosi eccezionali, anche di breve durata, l'acqua, scorrendo su superfici molto inclinate che il fuoco ha denudato, tenda a incanalarsi provocando erosione e trasporto di fango e detriti vari.

Va fatta subito una mappatura delle zone più a rischio" dice Moretti "In parte sappiamo già quali sono queste aree perché, per esempio, sulla montagna di Pettino, le case sono state costruite su depositi detritici che in geolologia si chiamano cunoidi alluvionali. Se questi depositi sono lì è perché in passato sono stati portati dall'acqua. Dobbiamo incrociare questi dati con la mappa delle aree più colpite dal fuoco perché su un versante privato della protezione delle piante, a seguito di una pioggia abbondante l’acqua può prendere in carico cenere, ghiaia e soprattutto fango che, essendo più pesante dell’acqua, scende a valle con velocità maggiore. Bisogna intervenire immediatamente, prevedendo subito delle strategie di evacuazione”.

Quello che invece non va fatto, spiega ancora Moretti, che critica pesantemente la riforma che ha cancellato il Corpo Forestale ("E' stata una porcata"), sono progetti faraonici di riforestazione: “Si sapeva che questa era una pineta pericolosa, i Forestali, dopo l’incendio di S. Giuliano, avevano detto che era una bomba a orologeria. Non è una pineta naturale, è frutto di un rimboschimento fatto negli anni Venti del secolo scorso, per procurare legname per fare le traversine delle ferrovie. Sono boschi inutili, perché il legno di pino non è buono nemmeno da bruciare o come materiale da usare nelle costruzioni. In compenso accumula sul terreno un strato molto spesso di aghi, rami secchi e roba marcescente che distrugge ogni altra forma vegetale vivente e diventa anche un facile innesco, in cui il fuoco, come stiamo vedendo, può covare anche per giorni. In questo contesto, il fuoco non è necessariamente un elemento negativo. Il bosco è un insieme di centinaia di essenze vegetali diverse, che cooperano tra loro e lottano per avere ciascuna il suo spazio vitale. Il fuoco può aprire nuovi spazi in cui si ripristina l’ecologia, può trasformarsi, dal punto di vista ambientale, in un fattore positivo. Non bisogna aver fretta di intervenire sul bosco con progetti milionari ma far fare alla natura il suo corso. I progetti si devono fare ma con calma. La natura va lasciata in pace”.

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