Mercoledì, 23 Dicembre 2020 22:34

Intervista a Pierluigi Biondi: il difficile 2020, i progetti per il 2021. Il sindaco dell'Aquila apre alla Lega ma avverte: "Non ricatto e non mi faccio ricattare". E su una ricandidatura nel 2022: "Sono a disposizione"

di 

E’ stato un anno difficile, quello che si sta chiudendo, a livello globale; è stato un anno difficile per L’Aquila, una città diversa dalle altre, che stava uscendo dalla difficilissima fase post-sisma anche provando a reinventare una vocazione per il suo centro storico, oggi di nuovo ‘zona rossa’, di nuovo svuotato dalla pandemia. Con ripercussioni gravi dal punto di vista economico e sociale.

Da qui partiamo per la nostra intervista di fine anno col sindaco della città, Pierluigi Biondi.

“Dopo un faticosissimo lavoro di ricognizione, siamo riusciti ad ottenere 6.5 milioni di euro a valere sui fondi Restart per le attività che hanno visto compromesso il loro fatturato”, spiega il primo cittadino; “risorse che si aggiungono ai ristori stanziati dal Governo. Contiamo di dare una risposta al commercio, alle attività di somministrazione di alimenti e bevande. I fondi saranno gestiti da Invitalia, verranno stanziati a fondo perduto con misure semplificate di erogazione per coprire le spese di gestione corrente e i piccoli investimenti. Parliamo di 4 milioni per la sola città dell’Aquila: per le imprese della città, il contributo potrà arrivare fino ad un massimo di 8mila euro”.

Una piccola iniezione di liquidità sperando che il 2021 sia un anno di ripresa. “Il prossimo anno vedremo il coronamento di opere importanti” tiene a precisare Biondi; “la demolizione e ricostruzione del Ponte Belvedere, la pavimentazione di Piazza Duomo, la restituzione alla città di Palazzo Margherita, l’inaugurazione del Parco della Memoria in piazzale Paoli, la definizione del progetto di Porta Leoni con il parcheggio di prossimità a servizio del centro storico”.

E con questa prospettiva L’Aquila attende il 18 gennaio, giorno in cui scoprirà se sarà scelta come Capitale Italiana della Cultura 2022, “un riconoscimento che si inserirebbe dentro ad una precisa strategia, un percorso continuo e costante di cambiamento della narrazione sulla città. Prima della pandemia, e questa estate avevamo toccato con mano i frutti, L’Aquila aveva inaugurato una stagione nuova, con una rinnovata vivacità culturale, turistica ed economica”.

E’ dentro il progetto di L’Aquila Capitale della Cultura che si inseriscono anche le “Luci d’Artista”, costate 190mila euro e che hanno illuminato alcuni monumenti della città, con giudizi piuttosto discordanti – se non in gran parte negativi - da parte dei cittadini; Biondi, innanzitutto, sottolinea che “il problema dei fondi è un falso problema: abbiamo attinto ai capitoli di bilancio previsti; gli anni scorsi avevamo finanziato diverse manifestazioni culturali che quest’anno, in vigenza delle norme per il contrasto alla diffusione del coronavirus, non si sono potute organizzare. Dunque, si è deciso di investire le risorse su un altro ambito". Poi, aggiunge: "Le Luci hanno fatto discutere? Per fortuna! Ci mancherebbe altro, altrimenti sarebbero passate inosservate. L’Aquila è stata, negli anni, la città dell’innovazione, da ‘Alternative Attuali’ in poi questa è una città dove la sperimentazione è stata di casa. Se non ci fosse stata innovazione nelle arti figurative, nelle lettere, nell’architettura, L’Aquila oggi sarebbe ancora una radura; immagino che chi abbia in mente i quadri di Giotto potrebbe vedere nel Guernica lo scarabocchio di un ragazzino. Rispondendo al presidente della Commissione vigilanza, Giustino Masciocco, dico che mi sembra sempre più involuto nella sua analisi politica: mi pare che di fondo, nelle sue critiche, ci sia una semplice contrapposizione partitica, politica, e non una reale considerazione di ciò che sta accadendo in città da qualche anno a questa parte”.

Parlando di contrapposizioni politiche, Biondi fornisce l’assist per entrare dentro la crisi che, da un anno, attraversa la maggioranza di centrodestra, in particolare nel conflitto con la Lega che ha minacciato di rompere con la coalizione se non verranno restituite le deleghe ai suoi tre assessori. “In politica come nella vita vigono le regole, e le regole sono quelle che si decidono in maniera condivisa”, risponde il sindaco dell’Aquila. “Al di là dei 4 o 5 consiglieri della Lega - formalmente il gruppo consiliare ne ha 4, federandosi con l’Udc arriva a 5 - ci sono altri 15 consiglieri che fanno parte della maggioranza: le discussioni si fanno a livello collegiale. La Lega aveva la possibilità di fornire dei nomi per la ricomposizione della Giunta, ad oggi questo non è avvenuto. Ed è una questione di metodo. Ho scritto una lettera a tutti i coordinatori regionali dei partiti del centrodestra, offrendo la massima apertura per una ricomposizione della crisi che non è stata generata certo da me: ho chiesto che, dinanzi alla possibilità di ristabilire un dialogo con la Lega, si possano ridiscutere le regole che il tavolo si era dato, non in mia presenza tra l’altro. Ho chiesto la convocazione di una riunione, sono in attesa. Io sono pacifico, tendo a conciliare le posizioni: se si pretende di andare avanti a sportellate, però, non si va molto lontano. Personalmente, mi sono dato un principio aureo: non ricatto nessuno e non subisco ricatti; per un motivo semplice: ricattare è uno strumento deleterio della politica e farsi ricattare significa mettersi sotto padrone”.

La regola che il tavolo di maggioranza si era dato, è presto detta: un assessore ogni due consiglieri, col rispetto delle quote rosa; significa che al Carroccio toccherebbero due assessori, un uomo e una donna. La Lega, però, non intende cedere e, dunque, Biondi chiede alle forze partitiche di arrivare ad una sintesi: “se lo stesso tavolo dovesse accordarsi diversamente, sono disponibilissimo a prenderne atto”.  

Il sindaco dell’Aquila non chiude la porta, insomma; d’altra parte, non può farlo considerato che, senza la Lega, non avrebbe più una maggioranza in Consiglio. Tuttavia, non intende fare il primo passo e aspetta che siano le segreterie regionali a trovare una soluzione alla crisi, conscio che una eventuale rottura avrebbe ripercussioni serie a livello regionale e finanche nazionale.

Fatto il punto sulla crisi, torniamo all’emergenza sanitaria e al modo in cui è stata gestita, a livello locale, considerato che l’aquilano, la provincia più in generale, è stata duramente colpita dalla seconda ondata di contagi. “Come Comune abbiamo seguito il principio della massima precauzione: ricordo a chi oggi parla di ‘estate allegra’, che ai primi di giugno ho imposto l’uso delle mascherine nelle zone della movida dopo le 19. Per gli eventi estivi abbiamo assunto piani stringenti e rigorosissimi. Dopo di che esistono delle specifiche competenze: alcune sono in capo al Comune, altre alla Asl e altre ancora al Governo che è apparso contradditorio nelle scelte. Continuo a pensare che il paradigma delle ‘tre T’ sia il più utile: testare, tracciare, trattare. Sui test siamo rimasti indubbiamente indietro e mi chiedo come mai non si sia voluto sfruttare un laboratorio privato ma accreditato dal pubblico per fare tamponi a tappeto nella fase in cui un piccolo focolaio non era ancora diventato un incendio. Non si è riusciti a contenere il contagio: non ne faccio una colpa alla dirigenza aziendale, sia chiaro, servivano risorse e personale. Dico che era il caso di mettere in campo un intervento più energico, di sbattere un po’ di più i pugni sui tavoli. Andava chiesto alla struttura commissariale di intervenire in maniera più massiccia. Non si è fatto. Certo è che suona singolare che a fare polemica sia il centrosinistra: ricordo che la passata giunta regionale ha tenuto bloccato per anni il terzo stralcio dell’edilizia sanitaria, D’Alfonso voleva perseguire la strada del project financing per il San Salvatore, è stato bloccato il progetto della centrale unica del 118, il Delta 7 era rimasto cantiere, l’Ospedale di Avezzano è stato lasciato in abbandono e non si voleva aprire neanche la nuova ala del nosocomio di Sulmona. Se si aggiunge che veniamo da anni di tagli drastici alla sanità, a livello centrale, è chiaro che il sistema si è mostrato fragile dinanzi al diffondersi del virus. Questo non significa che non si poteva fare di più”.

Biondi torna poi sulla manovra di bilancio, ed in particolare sul finanziamento della scuola nazionale di formazione dei Vigili del fuoco che avrà una delle tre sedi all'Aquila. “Nel corso della nottata è stato riformulato l’emendamento alla legge di bilancio per l’istituzione della struttura in città ed è stato approvato in V Commissione alla Camera. Sono state superate, pertanto, le criticità rilevate dalla Ragioneria dello Stato che, in un primo momento, aveva respinto il provvedimento. La modifica apportata ha addirittura migliorato la norma iniziale con la previsione di una importante voce di spesa annuale per il funzionamento della scuola, pari a 250mila euro, a partire dal 2024”.

In ultimo, una battuta sul futuro. A domanda se abbia intenzione di ricandidarsi, nel 2022, il sindaco dell'Aquila chiarisce di “essere a disposizione: devo solamente trattare le condizioni con i miei figli”, le sue parole. 

Il video dell'intervista rilasciata a 20:30, su LAQTV

Ultima modifica il Giovedì, 24 Dicembre 2020 15:51

Articoli correlati (da tag)

Chiudi