Armati di macchina fotografica, taccuino e telecamera, girano tutto l'Abruzzo dedicandosi alla riscoperta di luoghi abbandonati o semi dimenticati, chiese di campagna o montagna, luoghi di culto, piccoli paesi devastati dall'emigrazione o dalle calamità naturali. Si potrebbero definire gli Indiana Jones contemporanei, ma il loro nome è più dark e molto meno conosciuto: sono i Gotico Abruzzese.
Il gruppo è costituito ufficialmente da cinque persone, dai fondatori, Antonio che si occupa di scrittura e sceneggiatura, e da Paolo, videomaker, poi ci sono Danilo che studia arte classica, Alessandro che è un archeologo, Davide che è un illustratore e da alcuni altri amici che gravitano attorno, appassionati di miti contadini e storia abruzzese.
"L'idea è quella di utilizzare le forze che il team possiede, quali nozioni di archeologia, arte e comunicazione, per far sì che questi luoghi vengano in qualche modo catalogati, condivisi e in questo modo non dimenticati - spiegano a NewsTown Paolo e Antonio – Noi studiamo affreschi, portali, basamenti e tutti quegli altri elementi che sono riusciti a salvarsi da furti o incuria. Tutto l'Abruzzo ne è pieno, così tanto che a volte a nessuno interessa la loro scomparsa”.
La loro pagina Facebook è ricca di foto di capitelli, archi, bifore mai viste, mai registrate, ma meravigliose, appartenenti molto spesso a famiglie nobiliari e a privati, che a volte storcono il naso, altre volte aprono la porta per mostrare le loro ricchezze storiche.
"Ci occupiamo di raccontare la nostra regione così come la vediamo noi – continuano – un territorio ricco di storie e leggende antichissime, che conserva in queste un'identità speciale e unica, che sarebbe un peccato perdere. Il tutto con un tocco dark, orrifico o gotico, che dir si voglia".
"Grazie al nostro lavoro – proseguono - stiamo collaborando da mesi con un magazine online abruzzese: curiamo una rubrica che abbiamo chiamato Kvlto. In ogni uscita raccontiamo luoghi o culti dell'Abruzzo contadino. Nell'ultimo articolo abbiamo parlato di un posto magnifico nascosto nei boschi di Castel di Ieri, in provincia di L'Aquila: l'eremo della Madonna di Pietrabona".
Quali altri tesori avete scoperto a L'Aquila e dintorni? Quali ancora da scoprire?
Antonio: Per ora la nostra prima spedizione è stata la riscoperta della chiesa abbandonata di San Matteo, a Sulmona, di cui abbiamo realizzato un piccolo reportage fotografico allegandoci un po' della storia che l'ha caratterizzata fino alla sua disfatta. Abbiamo deciso di iniziare da lì, perché si trova nella città in cui tutti viviamo, ed era più semplice per noi reperire notizie storiche e richiedere il permesso ai proprietari. Molti di questi siti appartenevano a facoltose famiglie locali o alla curia e restano ancora oggi sotto la giurisdizione di privati. Quindi, siccome nessuno ha voglia di prendere una denuncia, preferiamo sempre contattare i legittimi proprietari sperando che siano sensibili all'argomento e ci permettano di effettuare dei semplici sopralluoghi. Ci tengo a dire che ad ogni spedizione sono riservati i massimi accorgimenti per far si di non intaccare il patrimonio storico che andiamo a verificare, anche se questo, spesso e volentieri, è già stato intaccato dal tempo e dall'incuria.
Paolo: Tutto l'aquilano non fa che emozionarci e incuriosirci, forse perché lo conosciamo un po' meglio delle altre province, ma è difficile pianificare quali saranno le nostre prossime mosse. Le nostre uscite rispondono di volta in volta a curiosità di natura diversa, perciò ci diverte che siano le ispirazioni del momento a decidere per noi. Chissà, magari tra una settimana saremo nei sotterranei di un palazzo nobiliare, o tra le macerie di un castello normanno...
Quali sono state le conseguenze del terremoto, in campo artistico? Quanto della nostra storia è andato perso?
Antonio: Il sisma del 6 Aprile 2009 ha contribuito a distruggere o rendere ancora più inagibili molti dei luoghi di cui ho parlato in precedenza, ma non credo abbia seppellito ciò che ci rappresenta. L'Abruzzo è una terra rinata di continuo dalle sue macerie e difficilmente ciò che siamo scomparirà, restando sempre vivo nella memoria collettiva, nelle nostre tradizioni, nel dialetto e in tutto ciò che Gotico Abruzzese tenta di salvare.
Paolo: Bisogna considerare che, per quanto drammatico e brutale, il terremoto è un fenomeno naturale da sempre presente in Abruzzo. La reazione e il cambiamento sono nel nostro dna, e fortificare quanto rimane in piedi è l'unico modo di affrontare il dolore per ciò che non esiste più. Ciò che rende la storia, e anche la nostra storia, immortale è questa alternanza tra distruzione e ricostruzione, tra morte e rinascita.
Cosa potrebbe fare L'Aquila e provincia per valorizzare i propri tesori?
Antonio: Sembra scontato ma come sempre in questi casi occorre investire, sia in termini economici che di buon senso. Mantenere la memoria storica dei propri tesori e continuare a far rivivere le tradizioni che ci caratterizzano è un buon modo per non ritrovarci nell'oblio.
Paolo: L'Aquila siamo noi, e i tesori sono i nostri, perciò sta a noi prendercene cura direttamente, anche costringendo le istituzioni a darci delle risposte e degli strumenti per migliorare e preservare quanto di meglio abbiamo intorno a noi. I volontari e gli appassionati non mancano e sono una enorme risorsa mai utilizzata a pieno regime. Non dobbiamo farci fermare dalla solita risposta che non ci sono i soldi. Qui sono soprattutto le idee degli amministratori a mancare, diciamola tutta.
Parlateci un po' del vostro gruppo, come è nato?
Antonio: Io e Paolo ci conoscevamo già ed eravamo entrambi appassionati della storia della nostra città, della nostra provincia e della nostra regione. Io avevo iniziato a lavorare su alcuni racconti brevi tratti dai miti della tradizione popolare, da questi è nata l'idea della pagina Facebook, per poter condividere queste storie con i nostri corregionali. Paolo si è aggiunto subito sono poi arrivati Danilo, Alessandro e gli altri.
Paolo: Dopo nove anni di vita e lavoro a Roma, sono tornato in Abruzzo, incuriosito di cosa avrebbe significato il mio ritorno alle origini, e il risultato è stato una enorme curiosità per gli aspetti meno noti della mia città e del territorio circostante. Una curiosità che ho scoperto essere condivisa da molti, e che speriamo di aver in parte trasmesso ai tanti frequentatori della nostra pagina.
Quali sono i posti che siete soliti visitare?
Antonio: Ci interessa in particolar modo l'Abruzzo montano, gli scenari in cui la nostra gente viveva a discapito di tutto, a cominciare dal clima rigido e dai paesaggi atavici, inospitali.
Paolo: Da regista e amante della letteratura non posso che amare i luoghi che nascondono in profondità una loro storia, possibilmente dimenticata o trascurata. E come membro di Gotico Abruzzese quello che cerco è sentire la presenza di un passato fatto di uomini con i nostri stessi problemi: la difficoltà della vita, i sogni, le speranze, le frustrazioni, i fallimenti, uomini che pietra su pietra hanno costruito ciò che spesso non siamo nemmeno in grado di notare e salvaguardare.
Quale identità sta sparendo? Cosa possiamo fare per evitare che tutto lentamente muoia?
Antonio: Pasolini negli anni '60 raccontava già la scomparsa delle tradizioni, surclassate dal boom economico di quegli anni e dalla volontà del popolo di rinnovarsi, uniformarsi, evolversi. Credo sia un fatto naturale, ed è giusto non restare indietro. Il carattere degli abruzzesi è un carattere forte, forgiato da anni di lotte immani contro le forze della natura, le cime impervie di secolari montagne e il clima freddo ed ostile delle sue terre. La nostra identità parla della nostra terra, del nostro rapporto con questi elementi, di come ci siamo sempre fatti forza ed ingegnati per ovviare alle nostre mancanze. La nostra storia parla di uomini straordinari che sono riusciti con forza d'animo e poco altro a guadagnarsi l'appellativo di “forti e gentili” con cui siamo conosciuti. C'è un commovente documentario, reperibile su Youtube, chiamato “L'Italia vista dal cielo”, che credo ogni abruzzese dovrebbe vedere, che parla proprio del nostro carattere e di come questo si sia formato. L'unica cosa che possiamo fare è raccontare alle nuove generazioni da dove vengano, in ogni modo possibile, e far sì che loro continuino a tramandarlo ai posteri. È questo, in sostanza, ciò che cerchiamo di fare.
Paolo: Non si può pretendere di accudire un qualcosa che nemmeno sappiamo di avere, quindi il primo passo è studiare e divulgare e, a modo nostro e senza pretesa di essere degli esperti, con Gotico Abruzzese è quello che stiamo tentando di fare.
Salutateci raccontandoci una leggenda aquilana. Così, per farci sognare un po'...
Paolo: L'esperto di storie e leggende è Antonio...
Antonio: Te ne racconto una che racchiude in qualche modo le quattro provincie. Si racconta che ma la Majella si sia formata con la morte della dea Maia, fuggita dalla Frigia in guerra con in braccio suo figlio, un gigante di nome Ermete, ferito in battaglia. Approdata sulle coste di Ortona, la dea si incamminò verso il massiccio del Gran Sasso, trovando riparo in una delle sue grotte. Qui constatò che il suo figliolo era morto e lo seppellì sotto un cumulo di sassi, dando così origine alla vetta del Corno Grande. Maia vagò a lungo finché, stremata dalla fatica e dal dolore, si accasciò a terra lasciandosi morire, dando così origine al Monte Amaro, la vetta più alta della Majella, il cui passo più famoso è ancora oggi conosciuto come "Valle di Femmina Morta".
La fotogallery di alcuni dei luoghi e oggetti ritrovati da Gotico Abruzzese