In questi giorni, grazie alle voci di lavoratori e studenti, la situazione della residenza universitaria e dei servizi offerti agli studenti sono al centro del dibattito pubblico.
Nonostante le motivazioni spiacevoli di tale centralità nel dibattito pubblico non riesco a nascondere un pizzico di soddisfazione per il fatto che finalmente si dia un po' di attenzioni a tematiche così importanti. L'augurio è che non vengano cestinate con il giornale odierno (per fortuna il nostro è un quotidiano online dunque è diffile che un nostro articolo finisca in un cestino).
Ma in mezzo a tutta questa vicenda che si presenta come intricata, tra ADSU e ATER, protocolli d’intesa e proroghe ma anche bandi pubblicati e poi rettificati, abbiamo cercato la voce di qualcuno che fosse fuori dagli intrighi delle vicende attuali ma che al contempo fosse competente in materia di diritto allo studio e addentro ai meccanismi delle strutture coinvolte. Ci siamo così imbattuti nel professore Pierluigi Beomonte Zobel, che oltre ad insegnare meccanica applicata e automazione industriale presso l’Università degli Studi dell’Aquila, ha ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio di amministrazione dell’ADSU dal 2015 al 2019, dunque nel mandato precedente a quello della presidente attuale, Eliana Morgante.
Con Zobel abbiamo affrontato un dialogo a tutto tondo a partire dalla situazione della Campomizzi fino ad arrivare a discutere le prospettive della residenzialità nel nostro territorio.
“Le aziende per il diritto allo studio sono gli erogatori pubblici di servizi per gli studenti universitari, il legislatore le ha pensate ha proprio per far sì che il diritto allo studio fosse più il possibile esteso e riconosciuto, in particolare ai meno abbienti.” Queste le parole del professore il quale ha proseguito “Detto questo, hanno anche il ruolo di offrire dei servizi che lo studente richiede e che in qualche modo fanno sì che la sede universitaria possa rispondere al meglio alle esigenze di quest’ultimo, divenendo più confortevole ma anche più competitiva.”
Dopo questa rapida premessa, utile per coloro che non sono addentro alla questione, abbiamo affrontato più strettamente la situazione aquilana:
“Ciò che sta accadendo in questi giorni dunque, con un bando pubblicato con netto ritardo e un numero esiguo di posti messi a disposizione ed in generale una gestione non ottimale dell'azienda per il diritto allo studio, porta di fatto a non riuscire a portare studenti nella sede università aquilana e questo comporta un danno non solo al territorio comunale ma danneggia l’intero territorio regionale perché questa è l'unica sede universitaria ha alcune peculiarità uniche in regione, come ad esempio nel campo dell’ingegneria, basti pensare che non c'è un'industria abruzzese di una certa dimensione che non abbia un ingegnere laureato nell’università dell’Aquila. Oggi in questo periodo di difficoltà le industrie hanno una gran esigenza di tecnici perché l'Italia è un paese manifatturiero e l'Abruzzo ha un discreto sistema industriale, ben valutato e ben posizionato a livello nazionale. Faccio questo esempio perché lo vivo in prima persona da docente e perchè situazioni come questa dimostrano che la domanda di competenze tecniche è forte e lo sarà sempre più in futuro quindi se non ci rendiamo attrattivi a livello formativo penalizziamo, oltre che noi stessi, anche lo sviluppo economico del territorio.
Non è sostenibile il fatto che non si siano non siano stati banditi nuovamente i posti letto per gli studenti perché vuol dire che in questo anno accademico abbiamo abbassato la nostra ricettività studentesca. I 350 e più studenti che risiedevano nella Campomizzi erano sintomo di una numerosità di domanda sul territorio. Inoltre, in questa situazione viene a galla il problema effettivo di diritto allo studio e quindi dei costi.
Il territorio non riesce a fornire posti letto nelle residenze e ciò porta allo svilupparsi di una tensione abitativa in città, questa salendo sempre più porta da un lato a penalizzare gli studenti che hanno meno possibilità economiche e dall'altro allontana potenziali nuovi studenti.
Non è possibile mettere fuori degli studenti da una residenza quando non c'è una soluzione alternativa prontamente disponibile, io non l'avrei fatto e chiunque a mio avviso doveva fare il possibile per non lasciarla oppure chiedere prima che fosse resa disponibile un'altra soluzione altrettanto soddisfacente” come dopo mille peripezie sembrerebbe stia accadendo per il prossimo anno.
“Bisogna dire che gli 80 posti letto sono stati banditi in forte ritardo perché lo studente deve avere la disponibilità di una residenza perlomeno nel momento in cui inizia a frequentare i corsi. Penso soprattutto allo studente che sceglie di immatricolarsi, perché uno che è già iscritto può far fronte a qualche difficoltà, ma ovviamente per chi decide di iscriversi per la prima volta è necessario disporre di un alloggio almeno una settimana prima dell’inizio delle lezioni. Dunque, bandire i posti nella giornata di ieri a mio avviso non risolve proprio il problema perché alcuni corsi sono già partiti e non credo che le assegnazioni possano aver luogo prima di una ventina di giorni da adesso”
Nel proseguire della nostra chiacchierata non ho potuto far a meno di allargare la prospettiva oltre la Campomizzi, tentando di costruire una quadra delle strategie da mettere in atto per quanto riguarda i servizi agli studenti.
Così il professore “L'Aquila è sempre stata ben posizionata per quanto riguarda la sua tradizione in merito di residenza universitaria, ricordiamo che tra le altre provincie abruzzesi L'Aquila è quella che a partire già dagli anni 80 aveva la sua residenza, basti pensare che Teramo sta costruendo solo adesso la sua prima residenza, Pescara l’ha costruita solo 2 o 3 anni fa e comprende circa 40 posti letto, L’Aquila invece anche dopo il terremoto con Campomizzi aveva 300/350 posti letto.
Ma bisogna pensare alla residenza universitaria non soltanto come il luogo per lo studente tradizionale ma anche come strumento per tutte le iniziative che puntano all'interscambio di studenti, come ad esempio il progetto Erasmus, piuttosto che convenzioni bilaterali con università straniere che prevedono periodi di permanenza di due settimane piuttosto che tre mesi o un semestre. In questi casi è difficilissimo trovare una residenza di fortuna o un posto letto disponibile per periodi così brevi, mentre le residenze universitarie sono l’ideale per facilitare questo tipo di scambio internazionale dato che la struttura residenziale è il luogo chiave in cui si trovano gli studenti e in cui condividono una loro socialità. All’interno di esse viene a crearsi, come è accaduto nel post terremoto a Campomizzi, una sorta di microcosmo sociale che è molto importante per la crescita e per il piacere della permanenza dello studente.”
In conclusione, ho chiesto all’ex presidente Beomonte Zobel di illustrare la sua idea per il futuro della residenzialità universitaria nel capoluogo abruzzese:
“A mio avviso L’Aquila ha bisogno di una residenza universitaria concentrata in una nuova Casa Dello Studente, e questa sembrerebbe essere la direzione presa in questo momento con l'assegnazione dell'ex scuola Carducci, ma l'idea che ho io è quella di poter crescere con la residenzialità e quindi di raggiungere un numero storico e importante di studenti così da poter immaginare successivi ampliamenti pensando anche ad una residenzialità diffusa aggiuntiva o altre forme di residenzialità magari anche lontana dal centro storico. Ma ricordando sempre che il centro deve essere vissuto dagli universitari perché L’Aquila rispetto a sedi universitarie collocate in grandi città ha la sua vita e la sua quotidianità concentrata nel centro storico, contro la dispersione che invece esiste in strutture universitarie presenti in città come Roma, quindi, è un valore aggiunto importante che lo studente percepisce”