Martedì, 14 Maggio 2013 22:51

"Il questore si assuma le proprie responsabilità": intervista a Li Calzi, Coisp

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Alla luce del comunicato che il Coisp, Coordinamento per l'Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia, ha diffuso nei giorni scorsi in seguito alla rapina al distributore di benzina del Cermone, NewsTown incontra Santino Li Calzi, segretario provinciale del sindacato di Polizia.

Nel comunicato avete attaccato duramente il Questore, arrivando a chiederne le dimissioni.
Chiediamo che il questore Giovanni Pinto faccia un po' di autocritica, prenda coscienza delle parole pronunciate nelle settimane scorse e ne tragga le relative conclusioni. Sapete bene che nel pubblico impiego non ci sono dimissioni o allontanamenti per giusta causa come nel privato, riteniamo però che quanto sta facendo il Questore in materia di sicurezza pubblica non vada verso l'interesse dei cittadini aquilani. Lo invitiamo, dunque, a prenderne atto con le relative conseguenze.

Dunque, secondo voi, a L’Aquila c’è un problema sicurezza?
Che in città ci sia un problema sicurezza lo sosteniamo da tempo. Devo dire che i predecessori di Pinto condividevano con noi queste preoccupazioni. Il Questore, al contrario, la pensa diversamente e non ha inteso condividere le scelte con le organizzazioni sindacali delle forze di polizia. Non parlo solo del Coisp, naturalmente. E’ paragonabile ad un solista in un'orchestra: vorremmo solo si dicesse pronto a pagare le conseguenze delle sue scelte, che riteniamo sbagliate. Vorrei, però, che anche la cittadinanza facesse sentire la propria voce: anche il Sindaco non è stato tenero con i vertici dell'ordine della sicurezza pubblica della città, credo dunque non siamo soli. Speriamo che la nostra iniziativa, che naturalmente non ci fa piacere, sia condivisa da altri, per non restare da soli in un momento in cui la città ha bisogno di restare unita a tutti i livelli

Intende le altre forze dell’ordine o fa riferimento alle istituzioni cittadine?
Più che le altre forze dell'ordine, sappiamo che la polizia conta diverse organizzazioni sindacali che hanno il compito di tutelare gli interessi economici ed il miglioramento delle condizioni lavorative dei propri associati. Non mi permetto di dare consigli ad altri ma si può tranquillamente riconoscere che gli obiettivi sono comuni: è poi il metodo che ciascuno attua per raggiungere detti obiettivi che fa la differenze. Ci si può muovere, ad esempio, nell'ambito politico, o con la mediazione. Noi siamo un sindacato indipendente, non abbiamo mai avuto persone, associazioni, enti politici e non alle nostre spalle. Quello che abbiamo da dire lo diciamo sempre pubblicamente e, a volte, ne paghiamo le conseguenze. E’ successo per i tristi fatti che ci hanno visti protagonisti a Ferrara (la manifestazione del Coisp davanti gli uffici del comune dove lavora la madre di Federico Aldrovandi ndr), non per questo però non lottiamo per le nostre idee e in vicende come queste, in particolare, che ci vedono protagonisti come forze dell'ordine e come cittadini aquilani. Vorrei ricordare che anche noi viviamo in città come gli altri cittadini e il problema sicurezza riguarda anche le nostre famiglie, a differenze di chi come il questore viene in città esclusivamente per fare carriera.

C’è un problema di organico nelle forze di polizia della città?
Le forze sono deficitarie in tutta Italia. Per scelta del Governo, scontiamo come tutti i lavoratori dipendenti il blocco del turnover. La differenza tra L’Aquila e le altre città è che noi non agiamo più su un territorio, quello cittadino, come fino a qualche tempo fa. Adesso, infatti, il territorio è molto più vasto. Devo dire che in un primo momento il dipartimento è venuto in soccorso delle nostre esigenze, inviando in città i cosiddetti "aggregati", poliziotti aquilani in servizio in altre città. La strategia del Questore, adesso, è di far rientrare questi poliziotti aggregati nelle città da cui sono stati inviati, producendo il doppio effetto negativo di mandar via ragazzi che amano la loro città e di sguarnire L’Aquila di giovani agenti. Gli aggregati, infatti, hanno una età media ben al di sotto dei trent’anni. I poliziotti in attività, al contrario, hanno sui 50 anni. Penso che chiunque possa tranquillamente trarre delle conclusioni sulla qualità del servizi che offriamo al cittadino. Il Questore anche su questo argomento non perde occasione per ricordare che questi aggregati devono lasciare L'Aquila.

 

Di seguito, la lettera aperta indirizzata ieri al Questore dell'Aquila a firma del COISP L'Aquila.

Egregio Signor Questore,

l’escalation criminale di questi ultimi giorni ci induce, come rappresentanti di chi è chiamato (i poliziotti) a fornire la sicurezza ai cittadini aquilani, a rivolgerci alla S.V. affinché prenda atto che le strategie messe in campo dalla S.V. sono insufficienti o addirittura sbagliate.

Purtroppo gli appelli ed i timori dei mesi scorsi, lanciati dal Coisp sui rischi di un allentamento del “controllo del territorio” sono stati sempre disattesi e, nonostante le rassicurazioni fornite dalla S.V. in base alle statistiche da Lei fornite, il territorio aquilano è preda di sciacalli che, dopo aver razziato le case degli aquilani non esitano ad usare le armi per sottrarre i proventi del lavoro dei cittadini, facendo fare un salto di qualità nella statistica dei reati nel nostro territorio. Se prima dovevamo confrontarci coi i furti ora dobbiamo fare i conti con i “rapinatori” che oltre ad essere un pericolo per i cittadini (TUTTI) lo è anche per le Forze dell’Ordine che si trovano, con tutte le difficoltà che Lei ben conosce, a contrastare tali fenomeni.

Dov’è finito il “piano antirapina” che, secondo l’intenzione del suo predecessore l’ex Questore dell’Aquila Stefano Cecere, doveva raggiungere l’obbiettivo di bloccare gli accessi nel giro di 5 minuti dall’evento criminoso” (il Centro del 4 ottobre 2012).

Il COISP le rinnova con forza l’invito a confrontarsi con le OO.SS. sui temi delicati che interessano la Questura aquilana e a prendere in considerazione la possibilità che forse quello che sta facendo è “sbagliato”; la normalità che Lei esalta, non è veritiera. I fatti ”purtroppo” lo dimostrano.

Prenda atto che la situazione aquilana non è affatto normale; questi episodi creano disorientamento nella popolazione, prenda anche atto che le forze in campo sono insufficienti oppure male organizzate, come noi del COISP da tempo gridiamo. L’età media di chi lavora per la strada si avvicina inesorabilmente ai 50 anni, questi sono tutti segnali che Lei dovrebbe attentamente valutare prima di sostenere che i poliziotti aggregati non servono più alla città.

Signor Questore, non stia arroccato all’interno del Suo ufficio, scenda per strada a vivere questa città; così forse capirà cosa significa stare in una “città che non esiste” . Noi, invece abbiamo il dovere di far ritornare a “vivere” questa meravigliosa località fatta di arte, storia e cultura; nel caso Lei la pensasse in modo diverso la invitiamo veramente a fare un gesto di umiltà ed a lasciare la “sedia” di Questore del Capoluogo d’Abruzzo, non è poi detto che senza “capo” non si ottengano risultati …migliori.

Ultima modifica il Mercoledì, 15 Maggio 2013 00:01

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