Giovedì, 18 Dicembre 2014 10:24

Contrasto alla povertà e più servizi. L'intervista ad Emanuela Di Giovambattista

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La dimensione sociale nel capoluogo abruzzese si fa di giorno in giorno più complessa dopo il terremoto del 2009 e nel difficile contesto nazionale ed internazionale della crisi.

Quest'anno il Comune di L'Aquila ha aumentato il budget dedicato al "sociale" facendolo arrivare - tra bilancio e variazione di bilancio - a 520mila euro.
Tante le iniziative da mettere in campo e le questioni da fronteggiare a partire dalla povertà che, come in tutta Italia, cresce.
Divenuta assessore alle politiche sociali nel maggio del 2013 Emanuela Di giovambattista, 38 anni, non ha dunque ereditato un ruolo semplice nell'amministrazione cittadina.

Quali sono assessore, gli interventi fatti per il contrasto alla povertà ?

Per il contrasto alla povertà abbiamo investito 260mila euro circa inserendo per la prima volta un capitolo specifico nel bilancio, regolato da bandi. A luglio abbiamo licenziato un contributo di 18.500 euro per persone sole ad ISEE zero, un altro bonus di totali 28mila euro è stato dato ad ottobre mentre il prossimo 19 dicembre scade la domanda per un altro contributo di totali 140mila euro riservato a persone sole con ISEE massimo 3mila euro e famiglie con ISEE massimo di 6mila euro. Dal prossimo anno vorrei che una parte di questi fondi venga utilizzato per fare dei voucher lavorativi, uscendo dalla logica dell'assistenzialismo puro. Escludendo le disabilità, ad un'altra fascia di persone si possono far fare dei lavori socialmente utili come la sistemazione di un'aiuola o di una parte di un parco cittadino. Il lavoro è anche un modo per intrattenere le relazioni sociali, organizzare i tempi di vita e non rimanere seduti.

Parliamo di Progetto Case, non è anacronistico pensarlo ancora solo come assistenza per il terremoto?

Ci sono sempre stati bandi per le fragilità sociali in base a degli Opcm, prima nel fondo immobiliare e poi anche nei Progetti case. Il problema è che i requisiti richiesti da questi bandi non erano adeguati. Si richiedeva infatti lo sfratto esecutivo o una sentenza di separazione. Ma la maggior parte degli sfratti avviene per morosità, per non contare i casi in cui gli interessati non lo avevano proprio un contratto. Ora finalmente da gennaio si potrà accedere al Progetto case con un nuovo bando che sarà in base al reddito.

Così i nuovi quartieri però diventeranno le nuove case popolari, c'è il rischio che diventino dei ghetti.

Ma noi non vogliamo concentrare le fragilità sociali in una zona, sarebbe da pazzi. Sopratutto dobbiamo portare i servizi nei progetti case, decentrandoli e creando dei poli sociali. Allo stesso tempo noi speriamo che l'Ater non costruisca nuove case popolari ma, vedremo come, possa fare un accordo di collaborazione con il Comune, che è diventato proprietario di un patrimonio immobiliare immenso, affinché acquisisca delle abitazioni equivalenti.

Quando questi poli sociali e gli altri servizi decentrati?

Abbiamo predisposto un emendamento che andrà con il mille proroghe e che permetterà al Comune di utilizzare gli alloggi nei Progetti Case anche con queste finalità. Guardo ad esperienze come quella di Reggio Emilia dove esistono i poli sociali in quanto la città è grande e diversa non solo territrorialmente ma anche da un punto di vista identitario. Quindi costruire dei piccoli poli in ottica di decentralizzazione è il prossimo progetto su cui lavorerò nel 2015.

Come si fa?
Stiamo già facendo dei servizi di prossimità per portare le istituzioni più vicine al cittadino. Parlo di trasporto per gli anziani, accompagnamento alla genitorialità, dopo scuola per ragazzi con situazioni difficili individuate dai nostri servizi sociali. Tutto è iniziato mettendo insieme diciotto associazioni che opravano sul territorio che hanno risposto ad un bando d'interesse. L'obiettivo è stato quello di mettere in rete e a sistema queste realtà che facevano tutte già delle cose importanti , rispettando le proprie competenze.

Quali sono queste associazioni e che cosa fanno?
La Caritas e le Vincenziane si occupano di povertà, l'associazione 180 amici ed abitare insieme di disabilità in senso più ampio, il dopo scuola viene svolto dai Salesiani, il trasporto dall'Auser, la solidarietà verso la famiglia dall'Arci. Queste associazioni essendo radicate già sul territorio ci hanno aiutato a capire meglio quali fossero i bisogni reali del territorio. Allo stesso tempo è necessario implementare nella città diffusa anche semplici front office che rilevino quali sono i maggiori problemi per poi continuare con una specifica progettazione mirata una volta individuati.

Il Comune ha finanziato anche un app, "Live App", per 20mila euro. Qual'è stata la ricaduta sociale finora?

E' un buon servizio che va implementato e si sta implementando. Sono infatti in corso degli aggiornamenti in base alla valutazione dei click. Uno dei servizi maggiormente cliccato ad esempio e che quindi interessa di più le persone è quello sui trasporti che quindi implementeremo in collaborazione con Ama.
E' stato un investimento da parte del Comune che col tempo verificheremo quanto sia stato positivo. Finora i risultati a livello di download e di tempo di permanenza sulla App sono buoni.

In tutto questo però un servizio fondamentale come quello della collocazione del Centro Antiviolenza e della Casa delle donne ancora non si riesce a risolvere. La storia dei fondi Carfagna , tre milinioni di euro, la conosciamo e ha avuto anche delle pieghe vergognose. Poi i soldi per realizzare il Centro Poliedrico delle donne sono stati attribuiti alla Provincia dell'Aquila "che dovrà operare d'intesa con il Comune dell'Aquila", ma la situazione non riesce ancora ad arrivare ad una svolta. Dove si trovano materialmente tali fondi, chi è il responsabile della gestione e dell'apertura di un tavolo con l'associazione "donne terremutate" che dovrà gestirlo, e quali saranno ancora i tempi della discussione?

I fondi della legge Carfagna con l'emendamento alla legge di stabilità del 2014 sono stati attisoldi alla Provincia. Tra Provincia e Comune abbiamo già iniziato ad interloquire per trovare la sede. Il problema per me è che la Provincia ha cambiato diversi interlocutori. Ho parlato inizialmente con il Presidente Del Corvo che poi ha passato la palla all'Assessore D'Eramo. Poi l'assessore D'Eramo è uscito dalla Provincia ed è intervenuto l'Assessore Lancia. Poi Lancia se n'è andato ed è intervenuto l'Assessore Palumbo e spero che qui ci siamo fermati.
L'interlocutore delle donne è sia la Provincia che il Comune. Ho fatto un incontro con il Centro Antiviolenza una settimana fa in cui abbiamo deciso di aprire il tavolo tra Provincia e Comune anche a loro in modo tale che possano definire loro stesse la struttura più adeguata dove collocare il Centro. In questi giorni scriverò a Del Corvo per chiedere un incontro tra le parti, possiamo attenderci una data a breve, dopo Natale. Nel frattempo il Comune - anche se la determina appena fatta non è ancora esecutiva - ha deciso di dare 20mila al Centro sia per le attività ordinaria che per la collocazione.

 

Ultima modifica il Giovedì, 18 Dicembre 2014 13:57

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