Venerdì, 31 Maggio 2013 17:22

Usi civici e beni comuni: IX convegno annuale del Centro Studi Cervati

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Si è tenuto oggi presso l’auditorium Reiss Romoli il IX convegno annuale del Centro Studi sulle Proprietà Collettive “Guido Cervati” dal titolo “Guido Cervati e i diritti d’uso civico oggi”. Al convegno, articolato in due sessioni, hanno partecipato numerosi esperti della materia. Tra questi il prof. Vincenzo Cerulli Irelli, già deputato nella XIII legislatura, che durante il suo intervento ha attaccato duramente la relazione della “commissione Rodotà”, accusandola di non tenere in considerazione, nell’ambito dei beni comuni, gli usi civici, unico vero esempio codificato di bene comune.

Hanno aperto i lavori il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, il prof. Ferdinando di Orio, e il presidente del Centro Studi “Guido Cervati”, il prof. Fabrizio Politi.

Le conclusioni sono state affidate al prof. Fabrizio Marinelli, direttore del Centro Studi Guido Cervati.

Prof. Marinelli, cosa sono gli usi civici?

"Gli usi civici sono delle proprietà collettive su terreni che nel medioevo venivano utilizzati dai cittadini al di fuori del dominio feudale. Il contadino che coltivava la terra per il signore aveva il diritto all’uso e al pascolo dei terreni che non erano direttamente coltivati. Questo diritto perdura tuttora ed è stato reso legittimo da una legge del 1927. La maggior parte delle montagne intorno a L’Aquila sono di uso civile, di proprietà dei cittadini".

Che differenza c’è tra usi civici e beni comuni?

"I Beni comuni, nella normale definizione post commissione Rodotà del 2008, sono beni a godimento collettivo, come l’acqua l’aria e l’ambiente, ed oggi anche la conoscenza e internet. Gli usi civici rappresentano una parte di questi beni comuni. La cosa importante per i beni comuni è la garanzia dell’accesso agli stessi, come l’accesso all’acqua, sancito recentemente da un referendum, e a internet, vero antagonista dei regimi autoritari".

Qual è l’attualità degli usi civici?

"La commissione Rodotà non tiene conto degli usi civici perché li considera una forma troppo limitata dei beni comuni, in realtà gli usi civici rappresentano un modello del bene comune e attraversi i diritti collettivi il bene comune può essere utilizzato. L’attualità degli usi civici risiede proprio nella sua storia, la stessa regione Abruzzo ha prodotto delle normative per la tutela degli usi civici, vero baluardo di protezione dell’ambiente".

 

Ultima modifica il Venerdì, 31 Maggio 2013 17:41

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