Lunedì, 01 Giugno 2015 15:20

Intervista Tano D’Amico: “Amo gli insoddisfatti, da loro nasce l’immagine”

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Tano D'Amico è il fotografo che ha accompagnato con i suoi scatti unici le lotte sociali in Italia (ed in particolare a Roma) dal 68' fino ad oggi.

Chiunque abbia partecipato con un minimo di assiduità alle manifestazioni che si sono tenute negli ultimi decenni in Italia lo ri-conosce. La sua stessa presenza sul campo, per molti, assume ormai - in un certo senso - l'attestazione dell'importanza di quella manifestazione, di quel momento storico.

La sua fotografia in bianco e nero, che ha attraversato senza eguali gli anni 70', si è sempre contraddistinta per la ricerca di quel fattore umano distante dalle foto-notizie dei giornali (da cui il suo controverso rapporto con l'editoria), e a volte dimenticato dagli stessi militanti troppo presi dalla lotta politica.

D'Amico infatti ha sempre voluto mostrare la bellezza intrinseca di chi partecipa alle lotte, le relazioni sociali che si instaurano in quei momenti, magari prendendo di sorpresa gli stessi manifestanti in un momento di pausa tra un'azione e l'altra.

E "Il fattore umano" è proprio il nome di un bellissimo film di due giovani registi, Matteo Alemanno e Francesco Rossi, presentato presso le CaseMatte di Collemaggio dal Comitato 3e32 e che racconta la storia di Tano, tornato per l'occasione all'Aquila, e tramite lui quella dei movimenti sociali in Italia negli ultimi 40 anni.

Un'opera in cui intervengono con la loro testimonianza molti amici, protagonisti delle lotte sociali e colleghi e in cui sorprendono particolarmente anche i testi scritti dalla stesso fotografo in una recente pubblicazione e che sembrano avere una forza diversa da quella 'dolce' della sua fotografia.

Nell'intervista, sispondendo alle nostre domande, il "fotografo dei movimenti" (anche se a lui non piace essere chiamato così) pronuncia parole profonde che sottendono oltre che un'enorme sensibilità, un'elevata cultura.

"Io amo gli insoddisfatti  debutta D'Amico - quelli che non si accontentano della vita che c'è. Quello che mi ha sempre interessato sono gli esseri umani a cui, come a me, va stretto il mondo. C'è un affresco a Palermo che dice bene quello che io dico male: che l'immagine nasce dagli insoddisfatti, che è quello che dice Picasso. L'immagine nasce dai poveri, da chi si accorge che siamo tutti poveri su questa terra ,e quindi dai poveri insoddisfatti, quelli che mettono in discussioni i regimi in cui si vive".

D'amico quindi continua il suo ragionamento: "Se è vero che vogliamo cambiare il mondo la prima che cambia è l'immagine, il modo di vedere, di guardare. E il modo di guardare degli artisti di qualsiasi secolo, è quello degli insoddisfatti. Dietro i cambiamenti dei modi di guardare esistono dei cambiamenti della storia che i pittori avevano visto prima".

"C'è una lotta tremenda sulla memoria - continua D'Amico nell'intervista che potete ascoltare interamente nel video sopra - molto più tremenda che sul potere. Perché muoiono tutti, vincitori e vinti, ma vince chi è capace di rimanere nella memoria".

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