Mercoledì, 11 Settembre 2013 01:35

'L'altro 11 settembre': le responsabilità degli Stati Uniti nel golpe cileno/7

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11 settembre 2001 è un film del 2002 di Alain Brigand. Un'opera corale: undici episodi, ognuno della durata simbolica di 11 minuti, 9 secondi e un fotogramma, affidati ad altrettanti registi di fama internazionale provenienti da 11 Paesi - e culture - diversi. Ogni regista ha avuto un budget di 400.000 dollari per girare un cortometraggio che ricordasse gli eventi dell'11 settembre 2001.

Uno degli 11 cortometraggi non racconta, però, del crollo delle Torri gemelle e neppure del terrorismo islamico. Richiama, invece, la memoria di un altro evento traumatico, avvenuto per puro caso nella stessa data, ma molti anni prima. 11 settembre 1973: il sogno socialista del presidente Salvador Allende, eletto democraticamente, viene soffocato nel sangue di un golpe terribile che avrebbe portato al potere i militari guidati da Pinochet e aperto il lungo e buio periodo della dittatura. L'episodio, affidato al genio di Ken Loach, racconta di un profugo cileno a Londra che scrive una lettera ai familiari delle vittime dell’11 settembre 2001, ricordando loro l’altro 11 settembre, quello del golpe del 1973. Riallacciando, così, i fili della memoria.

                                                       

Salvador Allende era diventato presidente del Cile il 3 novembre del 1970. La sua candidatura era stata da subito fortemente osteggiata dagli Stati Uniti, che in quegli anni erano terrorizzati dalla possibilità che il comunismo contagiasse il Sudamerica. “In America Latina la grande massa comprende la tappa storica nella quale vive, prende coscienza del dramma dei Paesi in via di sviluppo e conosce perfettamente bene che il grande nemico di ieri, oggi e sempre è l’Imperialismo!”, le prime parole da Presidente.

Una volta eletto, Allende inizia subito a muoversi per realizzare la riforma socialista della società cilena. Fu avviato un programma di riforma in ambito agrario, con la concessione di crediti bancari ai contadini per acquistare le loro terre, salariale e di nazionalizzazione di alcuni settori e industrie, come quella del rame. Molto spesso, il Presidente ripeteva: “il rame è il pan del Cile, perché dobbiamo lasciarcelo rubare?". La riserva mineraria più importante del Paese, in quel periodo, produceva il 20% del fabbisogno mondiale. Tutta la produzione era in mano, però, alle multinazionali straniere che, tra il 1965 e 1970, avevano ottenuto profitti per quasi 600 milioni di dollari. Allende introdusse anche una sorta di tassa sulle plusvalenze e annunciò la sospensione del pagamento del debito estero.

La sua politica, sempre più sbilanciata a sinistra, e i suoi stretti rapporti con Cuba, Fidel Castro trascorse un mese a Santiago nel 1971, allarmarono non poco Washington. Già dieci giorni dopo il voto cileno, il 15 settembre, alla Casa Bianca si era tenuta una riunione a cui parteciparono il presidente Richard Nixon e il direttore della Cia, Richard Helms. "Una possibilità su dieci - avrebbe detto il presidente secondo gli appunti di Helms - ma liberiamo il Cile da quel figlio di puttana! Vale la pena di provarci. Noi non saremo impegnati direttamente, nessun contatto con l'ambasciata, dieci milioni di dollari a disposizione e anche di più se necessario, impiego a tempo pieno per i nostri agenti migliori e una strategia: strozzare l'economia".

L'allora segretario di Stato, Henri Kissinger, chiarì le intenzioni del governo: "Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli".

Che gli USA pianificassero un potenziale colpo di Stato era evidente da una comunicazione segreta inviata dal Vice Direttore delle Operazioni della CIA, Thomas Karamessines, alla stazione della CIA di Santiago il 16 ottobre 1970, dopo le elezioni ma prima dell'insediamento di Allende. "È politica ferma e in atto- scrisse Karamessines- che Allende venga rovesciato da un golpe ... è imperativo che queste operazioni vengano intraprese clandestinamente e in sicurezza, in modo tale che la mano americana e dell'USG [Governo degli Stati Uniti] rimanga ben nascosta".

Tra i documenti del Consiglio Nazionale per la Sicurezza, in seguito declassificati dalla presidenza Clinton, ce n'è uno firmato da Kissinger ed indirizzato ai capi della diplomazia, della difesa e dell'intelligence: il "decision memorandum n. 93", datato 9 novembre 1970. Questo documento dichiarava che la pressione doveva essere posta sul governo Allende per impedirne il consolidamento e limitarne la capacità di implementare politiche avverse agli USA e ai suoi interessi nell'emisfero. Così come la completa nazionalizzazione da parte di Allende di diverse imprese straniere e dell'industria del rame. Nello specifico, Nixon indicò che nessun nuovo aiuto economico bilaterale dovesse essere intrapreso con il governo del Cile.

Embargo, finanziamento degli oppositori politici nel Congresso Cileno e, nel 1972, l’inconsueto appoggio economico erogato al sindacato dei camionisti, che paralizzò il paese con continui scioperi e manifestazioni: fu così che gli Stati Uniti contribuirono a scatenare i malumori nel Paese. Fino all’11 settembre 1973. Gli Usa, in altre parole, pur non intervenendo militarmente, crearono le condizioni perché il golpe avesse successo. Tanto che a seguito del golpe, il governo Nixon fornì supporto materiale a Pinochet. Anche se in pubblico criticava la deriva violenta della dittatura.

La brutale repressione politica di Pinochet, d'altra parte, esistette in parallelo alle riforme economiche. Per formulare la sua politica economica, la giunta militare si affidò ai cosiddetti Chicago Boys, che erano giovani economisti cileni istruiti all'Università di Chicago e fortemente influenzati dalle politiche monetaristiche di Milton Friedman. Usarono il Cile come palestra per la dottrina neo-liberista che, dal Cile, si diffuse ovunque: privatizzazione, taglio della spesa pubblica e politiche anti-sindacali colpirono soprattutto i ceti meno abbienti della nazione.

Quarant'anni dopo, oggi più che mai, mentre gli Stati Uniti piangono le vittime dell'attentato del 2001 con i venti di guerra che ancora soffiano in Siria, è importante ricordare. Non dimenticare quanto accadde a Santiago del Cile.

                                                     

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